La battaglia e la mobilitazione che conduciamo ormai da tre anni contro il progetto di pianificazione ospedaliera entra ora in una nuova fase, dopo la sua approvazione da parte del Gran Consiglio con le relative modifiche di leggi, in particolare di quella sull’Ente ospedaliero cantonale (LEOC) sulla quale viene lanciato, proprio in questi giorni, il referendum.
Val la pena ricordare che la nostra opposizione alla pianificazione ospedaliera non nasce di visioni localistiche o tecnicistiche. La nostra campagna ha avuto inizio dalla consapevolezza che alcuni mutamenti di fondo nella politica sanitaria nazionale avrebbero avuto conseguenze devastanti sul sistema sanitario cantonale e avrebbe quindi investito il progetto di pianificazione ospedaliera.
Da qui la nostra convinzione della necessità di concentrare le nostre forze su questo tema, più in particolare in un intervento di radicale opposizione contro quelle proposte politiche tese ad asservire la sanità pubblica e le sue strutture alla logica del mercato e del capitale.
Abbiamo cominciato la nostra campagna lanciando un’iniziativa popolare (Giù le mani dagli ospedali) quando ancora nessuno parlava della pianificazione (inizio 2013). Vedendo i mutamenti in atto, in particolare l’introduzione dei cosiddetti DRG (finanziamento all’atto) e l’estensione del finanziamento pubblico anche alla cliniche private riconosciute, ci sembrava inevitabile che la futura pianificazione cantonale si muovesse nella stessa scia. E cioè, proponendo processi di privatizzazione, concentrazione, “razionalizzazione” di ospedali, strutture ospedaliere, reparti, tipo di cure. Fenomeni osservati in altri paesi a noi vicini (ad esempio la Germania) dove le stesse dinamiche avevano prevalso.
Avevamo subito individuato il rischio per alcuni reparti ospedalieri, per alcuni ospedali di valle, per alcune strutture (pronto soccorso): l’iniziativa Giù le mani dagli ospedali, seppur parzialmente, voleva e vuole essere uno strumento per difendere queste strutture.
La presentazione del progetto di pianificazione (maggio 2014) confermava queste nostre preoccupazioni. Il filo conduttore del progetto di pianificazione è una politica di risparmio e di concentrazione delle strutture che ha come obiettivo di fondo la costituzione di un ospedale cantonale unico (anche se questa prospettiva continua ad essere negata) e la riduzione degli attuali ospedali regionali a poco più che dei presidi medici.
Per questo abbiamo accompagnato la difesa della nostra iniziativa con una critica e una mobilitazione contro il progetto di pianificazione: abbiamo criticato l’assegnazione delle specialità, la volontà di chiudere gli ospedali di zona (Acquarossa e Faido) , la cessione al privato di settori e reparti oggi pubblici, la volontà di introdurre una gestione sempre più di tipo mercantile nelle strutture pubbliche sanitarie. Abbiamo, in questa prospettiva, ampiamente criticato la politica della direzione dell’EOC che sostiene, in accordo con il governo (ahinoi al completo, da “destra” a “sinistra”) questi orientamenti.
Ora si tratta di cominciare una lunga campagna di mobilitazione la cui prima tappa sarà il referendum contro la revisione della Legge sull’Ente Ospedaliero Cantonale (LEOC). Ma questa campagna dovrà poggiarsi, oltre che sul referendum, anche sull’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, che dopo le decisioni del Parlamento, resta uno strumento fondamentale per salvare gli ospedali di zona e per evitare che interi reparti degli ospedali pubblici passino sotto il controllo dei privati.
In poche parole per evitare che venga distrutto quel che resta della sanità pubblica in Ticino.