Dopo aver fatto tremare gli stati maggiori del Partito socialista (Ps) e della Lista dei repubblicani (LR), alla fine il Front National (Fn) non ha conquistato nessuna regione. Se si può comprendere il sollievo che aleggia talvolta attorno a noi, sarebbe illusorio parlare di sconfitta del Fn. Resta dopo questo secondo turno, il vero vincitore di queste elezioni; la spinta in sua favore è rimasta e, paradossalmente, la sua relativa sconfitta potrebbe aiutarlo a rafforzarsi in vista delle presidenziali.
Il Fn ha realizzato il miglior risultato mai ottenuto con 6,8 milioni di voti, guadagnando 800.000 voti rispetto al primo turno. Nel 2012, ha ottenuto 6,4 milioni di voti. Ottiene 358 consiglieri regionali. “Triplicando il numero dei nostri consiglieri regionali eletti, il Fn sarà d’ora in poi la prima forza di opposizione in gran parte dei consigli regionali di Francia: un’opposizione costruttiva ma anche esigente perché non connivente”, dichiara Marine Le Pen, avendo come obiettivo il 2017.
Certamente, non sarà presidente della regione, ma, essere all’opposizione con il 42% dei voti potrebbe essere conveniente risparmiandole le costrizioni della realtà del potere. “Niente potrà fermarci”, dice, in maniera consolatoria e beffarda, ma anche e soprattutto rifacendosi ad un ragionamento politico fondato sulla logica che nutre la dinamica del Fn. Questa logica gioca su un doppio meccanismo, l’accentuazione della crisi con la disoccupazione e la precarietà e la sconfitta dei partiti che hanno compiuto le politiche di austerità. Non si fermerà almeno fino a quando la classe operaia non sconvolgerà i rapporti di forza e i giochi politicisti.
Ed è senza dubbio questo il punto più importante segnato dal Fn. Non solamente esercita una pressione sull’insieme dei partiti istituzionali sul terreno del nazionalismo, ma si è imposto di fronte ai rivali del Ps e dei Repubblicani da cui ha tratto profitto. Il Ps, discreditato, ha fatto del Fn il suo più pericoloso oppositore ed ha indicato il voto per i Repubblicani in due regioni mentre Sarkozy si è fatto, nel frattempo, tranquillamente travasare il suo elettorato. “Siamo ad un momento storico. Ci sono due opzioni: quella dell’estrema destra che spinge alla divisione che può condurre alla guerra civile e quella della Repubblica e dei suoi valori”, ha dichiarato Valls per giustificare il fronte repubblicano mentre Sarkozy dichiarava “il voto per il Front national non è immorale”, credendo di attirare a se i favori di alcuni elettori del Fn mentre ha spinto il proprio elettorato tra le sue braccia…. Gesticolazioni derisorie su “le derive e i pericoli di un regime in agonia”, ironizza Marine Le Pen.
“Mondialista”, “patriota” o il campo dei lavoratori
“Politicamente questa elezione costituisce una formidabile e benvenuta chiarificazione; ha portato alla luce la menzogna fondamentale su cui riposa da decenni tutto il sistema politico (…). Noi siamo entrati davvero nel bipartitismo (…). Ora non c’è più frattura tra sinistra e destra, ma tra mondialisti e patrioti. Questa distinzione sarà la grande posta in gioco, la grande scelta politica delle presidenziali”, Marine Le Pen definisce così il contenuto della sua campagna per il 2017: nazionalismo e xenofobia. Di fronte a questa offensiva reazionaria alimentata dal Ps e dalla LR la posta in gioco delle presidenziali, d’ora in poi la grande sfida politica, sarà quella di aiutare il mondo del lavoro e i giovani a ritrovare il terreno della lotta sociale e politica per difendere i diritti sociali e democratici, per spezzare questa cosiddetta “ondata patriottica” di cui parla Philippot. Così come le frontiere non ci difenderanno dagli attacchi del padronato, le combinazioni e le furbizie parlamentari non ci proteggeranno dai demagoghi di estrema destra. Gli uni come gli altri, Ps, Lr, Fn sono al servizio del padronato e delle classi dominanti, in nome della nazione o dell’Europa capitalista o delle due. La vera frattura è tra il campo dei possidenti, dei ricchi e quello delle classi popolari, il solo campo progressista e democratico.