In quale misura il progetto governativo di riforma delle pensioni si avvicina a tutto quello che Syriza sosteneva sull’assicurazione sociale nel primo periodo di governo, quando Lei era segretario di Stato alla Sicurezza Sociale?
La proposta governativa sulle pensioni è agli antipodi delle dichiarazioni programmatiche del governo di allora: le riduzioni delle pensioni dovevano cessare, le entrate dell’assicurazione sociale dovevano aumentare, il suo carattere pubblico, universale, ridistributivo e solidale doveva essere ristabilito. L’attuale governo Syriza-Anel non realizza più questi impegni che aveva assunto davanti al popolo, ma quelli del terzo memorandum, per nuove riduzioni che fanno a pezzi le pensioni principali, le pensioni complementari e altri diritti degli assicurati sociali.
In quanto ministro responsabile, avevo allora presentato 96 modifiche di legge, adottate dal parlamento, che annullavano un grande numero di ingiustizie verso gli assicurati sociali contenute nei memorandum. Ma in seguito, il governo Syriza-ANEL si è impegnato nel terzo memorandum ad annullarle. Dopo le elezioni, 14 di queste sono già state annullate e altre seguiranno.
In fin dei conti, l’amputazione dei diritti dei pensionati è l’unica via di salvaguardia delle pensioni compromesse?
Il governo compie un nuovo saccheggio delle pensioni, non per salvarle, poiché non si può ottenere niente del genere in questo modo, come hanno dimostrato le 11 precedenti riduzioni, ma per applicare ciò a cui si è impegnato con il terzo memorandum: togliere 1,8 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati, già impoveriti, per offrirli ai creditori del paese.
I problemi dell’Assicurazione sociale non derivano dalle sue spese elevate – poiché le pensioni sono diminuite dal 30 al 50% durante gli anni dei memorandum – sono dovuti alla diminuzione delle sue entrate, a causa delle politiche di austerità memorandaria.
Di conseguenza, questa può essere consolidata e rivalorizzata solo con la salvaguardia e l’aumento delle entrate. Vale a dire, a condizione che la disoccupazione diminuisca, con la fine delle politiche di austerità dei memorandum e l’attuazione di un piano di sviluppo e ricostruzione della produzione.
A condizione di colpire l’evasione fiscale e il lavoro nero, in modo da economizzare 8 miliardi di euro all’anno. A condizione che i salari comincino ad aumentare, con il ristabilimento dei contratti collettivi e la drastica riduzione delle forme di lavoro flessibili a favore di impieghi stabili e a tempo pieno.
A condizione che sia ricapitalizzata, vale a dire che si rimedi al saccheggio continuo delle sue riserve di liquidità da parte di governi, banche e padronato. A condizione che sia valorizzato quanto rimane delle sue proprietà mobiliari e immobiliari in piena sicurezza, senza ricorrere a mezzi da casinò. A condizione che il debito pubblico sia radicalmente annullato, per ristabilire le entrati pubbliche necessarie al suo finanziamento.
L’unificazione immediata delle casse pensioni può provocare instabilità nelle operazioni, in particolare nell’assegnazione delle pensioni. In quale misura è esagerata l’idea che l’IKA [principale ente assicurativo] non può incassare lo choc di una unificazione immediata di tutte le casse con la sua organizzazione?
La creazione immediata di una supercassa delle pensioni principali, nel momento in cui i diritti dei pensionati sono compressi verso il basso, provocherà un caos e una paralisi nel funzionamento e nell’organizzazione; metterà al supplizio gli impiegati e gli assicurati sociali. Aumenterà il tempo di attesa per l’assegnazione delle pensioni e degraderà il loro livello. La disseminazione dei deficit delle casse di assicurazione più in difficoltà avrà conseguenze drammatiche per tutti i pensionati. Cambiamenti organici di una tale ampiezza, altrove nel mondo si svolgono su un periodo transitorio da 3 a 10 anni, dopo un dialogo con gli organismi degli assicurati sociali, dialogo che da noi non c’è stato.
In fin dei conti, il carattere ridistributivo dell’assicurazione sociale è rafforzato con la riforma proposta?
La proposta governativa rende definitivo il passaggio operato nelle leggi memorandarie 3863/2010 e 3865/2010, che implicava la sua soppressione con lo sdoppiamento della pensione principale tra una pensione nazionale e una pensione proporzionale; questo per mettere in applicazione l’impegno, derivante dal 3° memorandum, di legare più strettamente contributi e prestazioni; ciò che porta alla trasformazione del carattere pubblico, universale e ridistributivo dell’assicurazione sociale in un sistema di capitalizzazione e di individualizzazione.
In fin dei conti, quale valore accordare alle affermazioni del governo che le piccole pensioni, lungi dal diminuire, registrano in qual che caso un leggero aumento?
La proposta governativa non è egualitaria ma distruttiva. Lungi dall’implicare aumenti per le piccole pensioni, le impoverisce ulteriormente.
Sopprime progressivamente, fino al 31/12/2019, l’EKAS [Indennità di solidarietà sociale per i pensionati NdT] per i 300.000 piccoli pensionati che ne sono beneficiari, portandoli in tal modo al di sotto della soglia di povertà estrema, con una diminuzione del reddito mensile di 193 € in media. In maniera generale, colpisce tutto il popolo e i giovani, ragione per la quale le resistenze sociali avranno le caratteristiche di un raduno popolare e precipiteranno le evoluzioni politiche.
I responsabili di Syriza sono stati, fino a qualche mese fa, vostri compagni. Oggi, membri importanti di Laiki Enotita [Unità Popolare] parlano di Tsipras come di un traditore, considerano che dovrà rendere dei conti per alcune delle sue scelte, delle quali è responsabile penalmente, parlano di una «giunta memorandaria». La sinistra non può sfuggire alle sue guerre civili?
Laiki Enotita non è impegnata in alcuna guerra civile contro chicchessia. Ha impegnato un rude scontro politico con i memorandum dell’austerità, con l’umiliante tutela dei creditori e con i governi che le mettono in atto, indipendentemente dal modo in cui si definiscono politicamente. Il nostro scontro con il governo Syriza-Anel si situa nella prospettiva della lotta per mettere fine all’applicazione dei memorandum, catastrofici per il popolo e il paese. E si situa soprattutto nella prospettiva di un’altra via, quella dell’attuazione di una politica alternativa, con l’abrogazione dei memorandum, l’annullamento radicale del debito e la realizzazione di un piano di recupero produttivo.
Personalmente, considera che Tsipras abbia tradito, o che ha dato battaglia, è stato vinto e ha capitolato?
La scelta politica del primo ministro, di continuare i memorandum invece di rovesciarli, come si era impegnato, ha trasformato il fiero NO del popolo e dei giovani nel referendum del 5 luglio in un umiliante SÌ. Noi consideriamo che è catastrofica per il popolo e il paese, ma anche particolarmente infamante per la sinistra, in nome della quale il governo fa dei tagli nelle pensioni, impone politiche di racket fiscale e svende le infrastrutture e la ricchezza pubblica.
Avete promesso che presenterete un programma completo di uscita dall’euro, il famoso piano B. Quando sarà pronto?
È ormai dimostrato che nella zona euro non è lasciato alcuno spazio per attuare un programma progressista antimemorandum. Saremmo vittime del ricatto allo strangolamento finanziario con lo strumento della BCE. Per avere la possibilità di applicarlo bisognerà che la Grecia vada via.
Per la sopravvivenza del nostro popolo, abbiamo bisogno dello strumento di una moneta nazionale, per conquistare una politica monetaria indipendente, grazie alla quale potremo sostenere e alzare il livello delle politiche sociali, rafforzare le esportazioni, sostituire le importazioni con prodotti locali, accrescere la produzione agricola e il turismo, finanziare lo sviluppo e il recupero produttivo.
La transizione non sarà senza difficoltà, ma non ci sarà alcuna catastrofe, come pretendono i nostri avversari politici. La catastrofe è il proseguimento dei memorandum. Nella prossima conferenza di fondazione di Laiki Enotita, completeremo la presentazione delle nostre proposte alternative.
Intervista di Dimitris Stratoulis sulle pensioni per il giornale Efimerida ton syndacton [Quotidiano dei redattori] 11 gennaio 2016.