Come sempre (e come è giusto che sia) la discussione sui conti di BancaStato (BS) (soprattutto in questo momento e al di là di come possa andare a finire la vicenda BSI) non può essere disgiunta da una discussione sulle prospettive della banca stessa. Una discussione quindi non solo tecnica.
È ormai un mantra che BS deve diversificare e che la sicurezza del suo sviluppo dipenderebbe dalla riuscita della sua entrata sul terreno del private Banking (gestione patrimoniale). Abbiamo già detto negli anni scorsi perché questa ipotesi (vista la taglia di BS, vista la situazione e le prospettive del mondo bancario, vista un’altra serie di ragioni che non ripeto) ci pare assolutamente fuori strada e non in grado di concretizzarsi.
Ora bilancio e rapporto della commissione ci dicono chiaramente (anche se dimenticano di sottolinearlo) che l’operazione sviluppo gestione patrimoniale via AxionBank, non solo non è decollata: non è nemmeno partita. E, aggiungo io, non partirà, nemmeno raccattando qualche altro resto di altri (tipo gli attivi luganesi di Societé Generale). Discutere seriamente i conti di BS vuole dire prendere atto di questo e, vorrebbe dire iniziare una nuova discussione su altre prospettive di sviluppo di una Banca pubblica (visto che ho cinque minuti mi scuserete se non lo faccio in questa sede).
Ma l’offerta fatta da BancaStato per rilevare la Banca della Svizzera Italiana (BSI) (si fa sottilmente intendere per giustificare l’operazione e per mostra che si sta facendo qualcosa) potrebbe essere proprio quel passo decisivo per far fare il salto di qualità a questo progetto di banca Stato, per garantire quella taglia che ora non ha per lanciarsi nel private-banking.
Nulla di tutto questo e diciamolo chiaramente in questa sede: nulla a che vedere con la possibilità di implementare una strategia di private banking di BancaStato. Afferma infatti il presidente della direzione generale Bernardino Bulla: “Il nostro sarebbe un investimento finanziario e non strategico per il gruppo. Ci aspettiamo un ritorno importante da questa operazione. BSI rimarrebbe indipendente e autonoma e seguirebbe la propria strategia di sviluppo”. Ora, pur comprendendo la prudenza necessaria per evitare reazioni in ambito politico, dobbiamo senz’altro credere a queste affermazioni. BancaStato si limita a fare un investimento (che spera remunerativo): nulla a che fare con quella che continua ad essere l’opzione di fondo che ci viene costantemente ripetuta negli ultimi anni, cioè quella di una crescita autonoma di BancaStato nel private banking. Quella strategia che, lo ricordo agli smemorati, ha condotto Fulvio Pelli e il CdA a forzar la mano al Parlamento e ad acquisire AxionBank.
L’intervento di BancaStato per rilevare BSI ha poi creato entusiasmi perché si tratterebbe di un intervento a favore della piazza finanziaria, salvando preziosi posti di lavoro, proteggendo le cosiddette “radici locali” della Banca e amenità di questo genere.
A questo proposito ha fatto giustamente rilevare Paolo Bernasconi che “se ad acquistare saranno banche svizzere, tanto più se già presenti in Ticino, aumento il rischio di licenziamenti, per evitare che lo stesso gruppo fornisca le medesime prestazioni sulla stessa piazza. Rischio altissimo per BSI, dove già da tempo si prevedono ulteriori licenziamenti…”
Ma, dirà qualcuno, tra gli acquirenti vi sarebbe anche BancaStato, la cui propensione “sociale” viene certificata addirittura ogni anno dal Parlamento… Ebbene, da questo punto di vista, il “bilancio occupazionale” di BancaStato è tutt’altro che brillante, anzi. BancaStato ha impiegato costantemente attorno ai 500-550 dipendenti dall’inizio degli anni 2000 fino al 2009. Poi ha iniziato una lunga azione di soppressione di posti di lavoro (licenziamenti, outsourcing, pre-pensionamenti di cui abbiamo traccia nei conti 2014 di cui stiamo discutendo) che l’ha portata oggi ad avere poco più di 400 dipendenti (tenendo anche conto che alcune decine sono stati portati dall’acquisizione di AxionBank). In altre parole negli ultimi 8 anni BancaStato ha ridotto di oltre il 20% il proprio personale, cosa che le ha permesso di restare a galla in termini di redditività (d’altronde rimasta comunque a livelli estremamente bassi, anche se di per sé non è, almeno per quel che ci riguarda, un criterio fondamentale). E, come detto, nei conti posti in votazione si annuncia un altro piano sociale.Oltre 20% di posti di lavoro soppressi in pochi anni: non male per una banca che si appresta a lanciarsi in un’operazione con la pretesa di difendere i posti di lavoro!
Vi sarebbero ben altre cose da dire (a cominciare dalla solita scena comica alla quale assistiamo ormai da anni: i controllori del mandato pubblico della banca che, puntualmente, affermano di non sapere nulla di fronte ad eventi maggiori che coinvolgono la banca: e quasi sempre in concomitanza con la presentazione del loro rapporto di controllori): ma quelle dette credo siano più che sufficienti per giustificare il mio voto contrario.