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asangottardoIl 28 febbraio 2016 si voterà sul raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo. A detta del Consiglio federale e del Consiglio di Stato ticinese, si tratta di un’opera necessaria. Per chi come noi si oppone, si tratta invece di un’opera inutile, dannosa e anacronistica, che ipoteca il futuro del nostro territorio.

L’argomento principale che possiamo opporre alla costruzione di un secondo Tunnel, è abbastanza tradizionale e provato storicamente: la costruzione di nuove strade promuove il trasporto su gomma e ne causa dunque un aumento. L’aumento del traffico, sovraccaricherebbe ulteriormente regioni di frontiera come il Mendrisiotto, ma anche altri importanti snodi del traffico nazionale e internazionale, come il Luganese e, per citare solo una regione fuori dai nostri confini, la zona di Basilea.

 

Un risanamento o un adeguamento alle norme europee?

Secondo i fautori del raddoppio, al tunnel del San Gottardo servirebbero lavori di adeguamento alle nuove norme sulla sicurezza europee, che nell’UE sono necessarie solo per la costruzione di nuovi tunnel. Esse servono a rendere le gallerie adatte al trasporto pesante con autoarticolati e autotreni di 60 tonnellate. In Svizzera, tali lavori sono dunque inutili per due motivi: in primo luogo una legge che permette un massimo di 40 tonnellate, secondariamente, perché tali norme sono da applicarsi, anche nell’UE, solo ai nuovi tunnel in costruzione.
Il grosso del costo del risanamento calcolato e del tempo di chiusura dell’attuale galleria, deriverebbero proprio da questi lavori, giudicati inutili persino da una parte dei partiti liberale-radicale e PPD. Procedendo a un semplice risanamento della struttura esistente, con l’aggiunta, per esempio, di una barriera mobile tra le due corsie, si spenderebbe molto meno. Si valuta che si potrebbe arrivare a “risparmiare” ben tre miliardi di franchi, che potrebbero, checché ne dicano oggi i fautori del raddoppio, essere liberati per obiettivi più vicini ai reali bisogni della popolazione, anche in termini di trasporto.
La costruzione di due gallerie adatte al transito di tir da 60 tonnellate sarebbe un pessimo segnale da parte di una nazione che ha appena costruito un’opera come AlpTransit, che entrerà in funzione nel 2016 e che è stata decisa proprio per effettuare il trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia. Cosa impedirebbe, dopo aver predisposto l’infrastruttura, di proporre un innalzamento delle tonnellate di carico consentite, magari in nome di un minor numero di camion sulla strada?

 

Il non aumento della capacità di transito: una promessa da mercante

Per aggirare la norma costituzionale che vieta la costruzione di nuove strade attraverso il San Gottardo, il Consiglio federale ha usato due argomenti: il primo, sbugiardato dall’USTRA nelle scorse settimane, è quello dei tempi di chiusura della galleria durante i lavori di risanamento, che sarebbero stati stimati a più di 1000, il secondo, legato a una maggiore sicurezza degli autisti con l’attivazione di due tunnel a corsia unica. Per quanto riguarda il primo aspetto, posto che l’adeguamento alle norme europee è sostanzialmente inutile e dannoso, rimane l’entità dei lavori di risanamento, che è stato rivisto al ribasso, prevedendo lavori che potrebbero richiedere molto meno tempo e che potrebbero essere effettuati in periodi di minor transito, con chiusure notturne e dunque scongiurando il paventato rischio di un cosiddetto “isolamento” del Ticino dal resto della Svizzera.
Il secondo argomento, legato alla sicurezza, è fuorviante, poco credibile e completamente anacronistico. Poco credibile perché la costruzione di un secondo tunnel potrebbe richiedere almeno 20, durante i quali la questione legata alla sicurezza rimarrebbe immutata e i lavori di risanamento non sarebbero possibili. 20 anni durante i quali, una nuova generazione si chiederà che razionalità abbia avuto la costruzione di due gallerie, che sono sempre state usate a due corsie, per poi aprire al traffico solo la metà della capacità di transito. Una promessa, quella di limitare il traffico che sarà presto dimenticata in nome… dell’aumento del traffico.
Anacronistico perché già oggi sistemi di sicurezza installati nelle automobili possono ridurre di molto i rischi d’incidente. Sensori di distanza, regolazione della velocità massima, frenata d’emergenza e, perché non pensare che, come oggi le nostre automobili possono effettuare un posteggio laterale da sole, domani potranno attraversare da sole tratti di strada come i tunnel? Ma, senza voler anticipare prodigi della tecnica, possiamo anche solo immaginare che, se trasferissimo il traffico merci su rotaia, diminuiremmo sensibilmente il rischio d’incidenti, frontali e non, sia dentro che fuori dalle gallerie, dove in realtà avviene il grosso degli incidenti.

 

La difesa degli interessi della borghesia internazionale e svizzera

La costruzione della seconda galleria stradale attraverso il Gottardo porterebbe un colpo decisivo al decollo del trasferimento delle merci su rotaia. L’aumento della capacità di transito, anche nell’improbabile ipotesi del mantenimento di una sola corsia per galleria, permetterebbe all’UE di cominciare a realizzare il suo progetto di sgravare l’autostrada del Brennero a spese di altre vie di trasporto Sud-Nord. Il Gottardo diventerebbe infatti sempre più attrattivo, sia per i costi irrisori che la Confederazione non sembra intenzionata ad alzare, sia per la rapidità di attraversamento. Un’attrattività che costituirebbe una pressione sempre maggiore ad aprire definitivamente le vie a un traffico a quattro corsie attraverso il Gottardo.
Quando sentiamo personaggi come Lombardi perorare la causa della sicurezza stradale, poi, anche mettendo da parte la facile ironia sui suoi trascorsi, ci permettiamo di avanzare qualche dubbio più “materialistico”. Il comitato pro raddoppio, infatti, che sta mettendo in campo tutta la potenza dei suoi mezzi ed esaltando i suoi sostenitori con menzogne e accuse nei confronti di chi si oppone a questa inutile opera, è composto da personaggi che hanno importanti interessi economici nella sua costruzione.

 

Una scelta di fondo: i loro interessi contro la nostra salute

Ci troviamo, in definitiva, di fronte a una battaglia che mette in campo due visioni contrapposte della società: da una parte la borghesia, promotrice di una società dominata da una logica produttivista e promotrice di un consumismo ormai al di fuori di ogni logica di soddisfazione dei bisogni umani, dall’altra chi ha una visione della società che mette la persona e la soddisfazione dei suoi bisogni dall’altra. Da una parte la logica del profitto e del breve termine, dall’altra, quella della protezione dell’ambiente, del territorio e di una società in cui necessità come vivere in un ambiente sano, non ammalarsi, non mettere a repentaglio la propria vita sulle strade a causa di pericoli derivanti da trasporti inutili e dannosi.
Mentre i fautori della seconda canna si sciacquano la bocca con parole come “sicurezza”, “salute”, “unità nazionale”, in realtà fanno i propri interessi privati, legati alle aziende nei cui CdA siedono. Noi, dal canto nostro, sappiamo che più strade significano inevitabilmente più traffico e dunque aria più inquinata, più malattie, meno sicurezza e più incidenti. È chiaro che se accetteremo la costruzione di un’arteria di tale importanza per il traffico di merci europeo, metteremo una pietra tombale sulla politica ambientale di questo paese, accettando definitivamente che la maggiore causa dell’effetto serra e del riscaldamento climatico, il trasporto su gomma, continui ad aumentare, con buona pace per i buoni propositi di trasferimento del traffico merci su rotaia.

Per questi motivi, legati alle necessità nostre e delle future generazioni, riteniamo necessario batterci per un convinto No il 28 febbraio.