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amatteopronziniWalter Gianora, su La Regione di martedi 5 gennaio 2016, cerca di convincere i cittadini e le cittadine di questo cantone che il referendum in atto contro la revisione della Legge sull’Ente Ospedaliero Cantonale (LEOC) non abbia nulla a che vedere con la pianificazione ospedaliera, ricordandoci che essa non è referendabile.

E per convincerci di questo, Gianora è costretto ad allineare una serie di menzogne, in particolare per quel che riguarda il destino degli ospedali di Acquarossa e Faido.

A pag. 58 del messaggio del maggio 2014 sulla pianificazione, scrive il governo a proposito della revisione della LEOC, oggetto del referendum: “La revisione o la precisazione di alcune norme è strettamente legata all’adozione della nuova pianificazione e alla relativa implementazione”: basterebbe questa citazione, di fonte non sospetta, per mostrare come il ragionamento di Gianora sia assolutamente fuori luogo.
Ma, al di là di questo evidente nesso e richiamo, il lancio del referendum si iscrive nel quadro di una contestazione delle decisioni pianificatorie. La vittoria del NO alla riforma della LEOC avrà conseguenze sull’attribuzione dei mandati e quindi toccherà direttamente le decisioni pianificatorie. Ricordiamo, per non prendere che due soli esempi di mandati, che la creazione a Sorengo di un centro donna-madre-bambino nell’ambito di una SA tra EOC e gruppo privato Genolier non sarà possibile, così come non sarà possibile il progetto di trasformare l’ospedale di Locarno in una SA gestita metà e metà dall’EOC e dai padroni dell’attuale Santa Chiara. Se non si farà la SA per il centro donna-madre-bambino a Sorengo, il reparto di ostetricia di Mendrisio, ad esempio, non correrà più alcun rischio, vista la dichiarata volontà di EOC e governo di chiudere tutti i reparti di ostetricia con un numero di parti inferiore ai 600 all’anno…La catena delle conseguenze si potrebbe allungare. È chiaro che attorno al referendum contro la revisione dell’EOC si giocano aspetti decisivi del progetto di pianificazione approvato dal Gran Consiglio.
Ma, dobbiamo ricordarlo, il referendum è solo uno degli strumenti con i quali si vuole contestare il progetto di pianificazione; il secondo strumento è l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, depositata dall’MPS nel giugno 2013. La pianificazione ospedaliera approvata dal Parlamento cantonale, come hanno più volte ripetuto sia il governo che la commissione sanitaria del Gran Consiglio, rappresenta una sorta di contro-progetto indiretto all’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”.
L’iniziativa vuole mantenere negli ospedali pubblici cantonali una serie di reparti di base (medicina, ostetricia, ecc) e dei Pronto Soccorso e dei reparti di cure intensive di alto livello; inoltre vuole dotare tutti gli ospedali (sia quelli regionali che quelli di zona come Acquarossa e Faido di pronto soccorso che funzionino anche come poliambulatori ai quali ogni paziente possa rivolgersi in qualsiasi momento – cioè sia di giorno che di notte).
È evidente a tutti che questa iniziativa rappresenterebbe uno strumento importante per evitare processi di concentrazione di strutture ospedaliere di base (che rischierebbe di lasciare scoperte alcune regioni – abbiamo fatto, qui sopra, l’esempio della ostetricia nel Mendrisiotto) e di mantenere strutture sanitarie di base come l’ospedale di Acquarossa e Faido.
Nella conferenza con la quale è stato presentato il referendum contro la revisione della LEOC è stato detto con chiarezza che il referendum e l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” sono i due strumenti con i quali si vogliono bloccare le decisioni del Gran Consiglio in materia di pianificazione. Un primo passo per riaprire una discussione di fondo su tutto il progetto pianificatorio e sul futuro delle strutture ospedaliere pubbliche di questo cantone.

 

*Articolo pubblicato su La Regione del 8.1.2016 da Matteo deputato MPS, co-relatore di minoranza commissione pianificazione ospedaliera