Tempo di lettura: 3 minuti

aaparto-naturale-e1302519883382La conferenza stampa organizzata dai fautori della privatizzazione dell’EOC la scorsa settimana un pregio lo ha avuto: quello di annunciare con chiarezza dove si intende andare a parare con la pianificazione ospedaliera votata dal Gran Consiglio e della quale la revisione della LEOC sulla quale voteremo il prossimo 5 giugno è un elemento fondamentale.

I sostenitori della pianificazione ospedaliera si sono espressi in modo molto chiaro, ad esempio, sul destino del reparto di ostetricia dell’OBV di Mendrisio. Ci hanno detto che questo reparto è, di fatto, a rischio, così come lo sono altri reparti di maternità negli altri ospedali.
I fautori della privatizzazione sono stati molto chiari. Seguendo l’esempio del Portogallo si vuole raggiungere l’obiettivo di chiudere tutti i reparti con meno di 1’500 parti all’anno per concentrali in grandi reparti dove si potrà procedere come in una catena di montaggio: via un parto, dentro l’altro. Attualmente all’OBV il numero dei parti è di circa 400. Non sufficiente per un funzionamento modello catena di montaggio. In contropartita la qualità delle cure offerte è elevata con piena soddisfazione delle madri che i figli li partoriscono. E lo stesso ragionamento si dovrà estendere anche a Bellinzona e Locarno dove, solo sommando pubblico e privato, si arriva complessivamente a circa 1’500 parti all’anno: il che significa che due dei tre reparti dovrebbero, seguendo questa logica, chiudere…
Questo processo di concentrazione, tutto interno al progetto di pianificazione ospedaliera, va di pari passo con quello della privatizzazione del settore. Ed è uno degli elementi centrali al centro del dibattito politico in vista delle due votazioni ospedaliere del prossimo 5 giugno.
Dal 2012 il gruppo immobiliare-ospedaliero Genolier, quotato in borsa, sta pianificando con la direzione dell’EOC come centralizzare a Sorengo, sotto la sua egida, i parti più lucrativi, lasciando agli ospedali pubblici -nello specifico al San Giovanni- i parti più impegnativi e non redditizzi.
La giustificazione teorica di questa operazione, economicamente redditizia, può essere sintetizzata nell’espressione rieccheggiata anche nella conferenza stampa dei fautori della privatizzazione: “necessità di avere una massa critica”. Grazie alla massa critica aumenterebbe la qualità delle cure. Una tesi che il Movimento per il Socialismo contesta. Tutte le inchieste sulla qualità e la soddisfazione dei pazienti dimostrano che sono i piccoli ospedali, come appunto la Beata Vergine di Mendrisio, a raggiungere i punteggi più elevati nelle diverse valutazioni che vengono fatte. All’inverso, anche in Ticino, gli “errori” sono molto spesso appannaggio dei centri ospedalieri più grandi, come ha tristemente confermato la recente attualità.
Ma vi è di più. Il dottor Gyr, che sarà sicuramente un buon ginecologo, ha sproloquiato su criteri di “redditività” ed “economicità”, cioè su criteri che implicano una valutazione di carattere politico e non economico. Come privato cittadino ha tutto il diritto di farlo: ma come responsabile del progetto EOC-Genolier dimostra una “faccia di tolla”, mostrando di aver già metabolizzato i concetti che stanno alla base dell’atteggiamento mercantile con il quale i mercanti della Genolier affrontano i problemi della salute!
Vale inoltre la pena osservare la differenza tra Beata Vergine e Genolier in relazione al numero dei parti cesarei. Nel piccolo reparto maternità di Mendrisio la percentuale dei parti cesarei si situa attorno al 28%. A Sorengo, presso la Clinica Sant’Anna, la percentuale dei parti cesarei supera il 40%. Per i non addetti ai lavori è opportuno segnalare che un parto cesareo costa circa il 50% in più di un parto normale.
Da ultimo, riprendendo le parole del dottor Bianchetti, già capo Dipartimento di pediatria EOC, la maternità è un servizio di prossimità e tale deve rimanere. Opponiamoci dunque al progetto di privatizzazione della maternità in Ticino e opponiamoci alla chiusura del “piccolo” ma con un’eccellenza nelle cure come, ad esempio, il reparto maternità della Beata Vergine di Mendrisio.

Lo possiamo fare votando, il prossimo 5 giugno, NO alla modifica della LEOC e SI all’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”.

 

Articolo apparso su La Regione del 27 aprile 2016