Può accadere nella storia che fatti o personaggi si presentino due volte. Nel primo caso si può parlare di “tragedia berlusconiana”, nel secondo abbiamo a che fare con una sorta di piccola tragedia-farsa renziana. Berlusconi era un manager miliardario, un fondatore di imprese mediatiche, che si “prestò” volontariamente alla politica fino a diventare più volte capo del governo, portando con sé uomini facenti parte del suo apparato aziendale.
Similmente, ma in una dimensione più piccola, regional-provinciale Toscana, ora stanno sulla scena Renzi e i suoi “scelti”, con prestazioni a volte da debuttanti e principianti. Interessi di classe sorreggono queste rappresentazioni del potere politico e istituzionale. Che cos’è una classe sociale, nello specifico una classe dirigente? E’ un posizionamento economico in una società divisa tra chi possiede e/o controlla la proprietà dei mezzi di produzione, da cui derivano posizioni “superiori” di status, prestigio e reddito. Nel dettaglio essa si fonda socialmente su un intreccio di relazioni tra individui, gruppi familiari, relazioni interpersonali di vario genere, comprese quelle affettive, che operano nei diversi ambiti istituzionali: economici, politici, militari. Lo ha candidamente riconosciuta la Ministra Elena Boschi la quale, sollecitata in un intervista a rispondere alla domanda se c’è “un sentore di lobby”, ha serenamente detto: “ogni settore che smuove posti di lavoro ha le sue lobby” (La stampa, 3 aprile 2016). Il caso riguardante alcune banche italiane, salvate dal governo “amico” e in parte parente, e il recentissimo scandalo-intercettato, tra emendamento posto in essere dal governo e gli interessi dei petrolieri, grazie alla mediazione interessata della Ministra per lo Sviluppo Economico Federica Guidi – sollecitata dal suo fidanzato-marito imprenditore, che aveva fretta di ottenere un congruo subappalto dalla Total – sono esemplari. L’emendamento governativo adottato in fretta e furia col beneplacito della Ministra Maria Elena Boschi e rivendicato in toto dal Presidente Matteo Renzi, ha trasformato i siti petroliferi, le pipe-line, i centri di stoccaggio in “infrastrutture di interesse strategico nazionale” ed è servito a by-passare la contrarietà degli enti locali e delle popolazioni, contrarie o perlomeno dubbiose.
Sono tutte storie di intrecci di classe. D’altronde sia Matteo Renzi che la Ministra Boschi hanno i babbi (così in Toscana per papà) indagati, in un mix di affari, sentimenti e politica che emergono se consideriamo le biografie dei due ultimi protagonisti della vicenda. Federica Guidi, la Ministra appena dimessa, viene da una buona famiglia, il padre è stato vicepresidente di Confindustria e membro di numerosi consigli di amministrazione di importanti industrie italiane. Da giovane ha subito trovato lavoro nell’azienda di famiglia, la Ducati Energia, della quale è diventata successivamente amministratore delegato. Dal 2002 al 2005, è stata presidente regionale dei Giovani imprenditori dell’Emilia-Romagna, poi vicepresidente dei Giovani imprenditori di Confindustria e, infine, presidente. Successivamente, seguendo le orme paterne, è diventata vicepresidente di Confindustria. Nel febbraio 2014 è stata nominata Ministro dello sviluppo economico nel Governo Renzi. Il suo compagno-marito, Gianluca Gemelli, indagato, che nella legge di stabilità votata in Parlamento, insisteva per l’inserimento dell’emendamento volto a favorire anche i suoi interessi imprenditoriali, è figlio di un ufficiale della Marina. Ha iniziato da una piccola azienda per ascendere, grazie anche a un buon primo matrimonio, ai vertici di Confindustria-Giovani, di cui è stato vicepresidente. Galeotta fu quell’esperienza che lo portò a fianco della Presidente Federica Guidi. Poi fu amore….fino a un attimo dopo le intercettazioni telefoniche rivelate.