Tempo di lettura: 2 minuti

aaprivatecareSono moltissime le ragioni per opporsi alla pianificazione ospedaliera votata dal Gran Consiglio e della quale la revisione della Legge sull’Ente Ospedaliero Cantonale (LEOC) è parte integrante. Per gli abitanti del Mendrisiotto, vi è sicuramente il rischio di vedere, a termine, declassato l’Ospedale regionale Beata Vergine (OBV) di Mendrisio. Questo perché la logica che anima la pianificazione ospedaliera approvata, è quella di “ridisegnare” il sistema ospedaliero, in particolare attraverso la concentrazione di molte prestazioni e reparti ospedalieri, nella prospettiva, non molto lontana e alla quale l’EOC lavora da tempo, della creazione di un ospedale cantonale.

Un progetto che, anche nel contesto della politica finanziaria del Cantone, non potrà che significare il declassamento degli altri ad ospedali, cosiddetti di “prossimità”, come quello di Mendrisio.
A Locarno, ad esempio, la prospettiva è quella di trasformare l’ospedale pubblico regionale in una Società Anonima (SA) tra l’Ospedale regionale di Locarno (La Carità) e la Clinica privata Santa Chiara, partecipata al 50% dal privato e al 50% dal pubblico.
La stessa cosa, una SA, è prevista a Sorengo con il gruppo immobiliare-ospedaliero Genolier (quotato in borsa) per la costruzione di un centro donna-madre-bambino che riunirebbe i reparti di ostetricia del Civico e della clinica St.Anna.
È evidente che questo progetto rischia di “risucchiare” anche il reparto di ostetricia dell’ospedale di Mendrisio. D’altronde l’EOC ha fatto sapere che reparti di ostetricia con meno di 600 parti all’anno (come è il caso dell’OBV) non sono più sostenibili.
In verità l’ospedale di Mendrisio non è nuovo a queste minacce, più o meno aperte: ricordiamo che non più di tre anni fa l’EOC aveva ventilato l’idea, per l’OBV, di sopprimere il reparto di cure intense e di declassare il pronto soccorso.
La logica di una SA, lo ricordiamo, è quella di una società di capitale, il cui obiettivo principale è la remunerazione del capitale a favore dei suoi azionisti. Una logica privatistica e mercantile alla quale ci dobbiamo opporre.
Un primo passo in questa direzione potremo farlo il prossimo 5 giugno, votando NO alla revisione della LEOC (La legge sull’Ente Ospedaliero cantonale) contro la quale è stato lanciato un referendum che ha raccolto quasi 14’000 firme.
Il 5 giugno saremo anche chiamati a sostenere con un SI l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, lanciata due anni fa e che ha come obiettivo di difendere le attuali strutture di base negli ospedali pubblici.
È più che mai necessario che negli ospedali pubblici rimangano gli attuali reparti di base, che assicurano una presa a carico dei pazienti: medicina, ostetricia, pronto soccorso, cure intense.
Attorno all’idea (anche condivisibile) di centralizzare un certo numero di cure specialistiche, vi è in realtà il progetto di concentrare o sopprimere prestazioni fondamentali, di base potremmo dire, che oggi i principali ospedali del cantone (di Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno, ma anche Faido e Acquarossa) offrono a tutti i pazienti.
Votare NO alla pianificazione ospedaliera (revisione LEOC) e votare SI all’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” significa difendere il servizio pubblico contro il tentativo di sottoporre un tema fondamentale come quello della salute alla logica del mercato e del profitto.