Negli scorsi giorni è stato pubblicato uno studio che dimostra che nei prossimi 10 anni oltre il 60% dei medici di famiglia che esercitano attualmente in Svizzera cesseranno l’attività: la penuria di generalisti, riscontrata già oggi, si acuirà quindi e nel 2025 ne mancheranno oltre 4000. Già attualmente mancano più di 2000 medici di famiglia per avere la copertura raccomandata di un generalista per 1000 abitanti. La penuria tocca soprattutto le zone periferiche.
Il prossimo 5 giugno la popolazione ticinese sarà chiamata ad esprimersi sul futuro del sistema ospedaliero. In futuro anche il settore ospedaliero dovrà seguire la via di altri importanti servizi di base quali la posta, le telecomunicazioni e le ferrovie e dunque iniziare un processo di privatizzazione e funzionare secondo le logiche del profitto?
Se cosi fosse, anche per il settore ospedaliero i primi a passare alla cassa saranno gli abitanti delle zone periferiche e nel caso concreto le valli dell’alto Ticino. E’ infatti previsto che gli ospedali di Acquarossa e Faido non potranno più garantire alla popolazione le attuali prestazioni ospedaliere: geriatria, medicina e Pronto Soccorso.
La prevista chiusura dei due Pronto Soccorso si lega alle conclusioni dello studio sulla penuria di medici di famiglia. Il Dipartimento Sanità e Socialità vuole farci credere che si può tranquillamente chiudere gli attuali Pronto Soccorso di Acquarossa e Faido, aperti 24 ore su 24 per 7 giorni, con la bellezza di 5000 pazienti annui, sostituendoli con i picchetti dei medici delle Valli.
Sulla base di dati prodotti dal DSS oggi nelle Tre Valli sono presenti 16,5 medici a fronte di una popolazione di 28’000 abitanti. Dunque, sulla base della raccomandazione di 1 medico generalista ogni 1000 abitanti, mancano già oggi 12 medici, pari al 40%. Sempre secondo i dati del DSS nel 2020 i medici attivi nelle Tre Valli si ridurranno, soprattutto per ragioni anagrafiche, a 11,5. A questo punto saranno 16,5 i medici che mancheranno all’appello.
Sarebbe interessante che il DSS ci spiegasse, e spiegasse alla popolazione delle Tre Valli, come potranno – fra 36 mesi – 11,5 medici garantire, al di là del loro normale apprezzato lavoro, la copertura di 5000 urgenze di Pronto Soccorso. Forse la risposta a questa domanda retorica è contenuta in uno studio allestito sul tema dallo stesso DSS: “In assenza di condizioni adeguate, che permettano l’esercizio di una professione attrattiva per i medici portata avanti in maniera sostenibile sotto il profilo dell’impegno personale, si correrebbe il rischio di rapidamente esaurire le forze residue attualmente ancora disponibili portando al crollo del servizio sanitario in valle.”
Questo serio e reale pericolo di non poter più garantire la presa a carico delle urgenze può essere impedito esprimendo il prossimo 5 giugno un chiaro NO alla modifica della legge ospedaliera ed un altrettanto chiaro SI all’iniziativa Giù le Mani dagli Ospedali. Anche in futuro dobbiamo garantire a tutta la popolazione del Canton Ticino lo stesso accesso minimo alle prestazioni ospedaliere e di pronto soccorso.
*corelatore di minoranza della CPO
Contributo pubblicato su La Regione del 6 aprile 2016