Parte male l’operazione “opposizione”, lanciata dal presidente cantonale del PS in una recente intervista apparsa su La Regione. Proprio mentre Righini annunciava questa volontà di “opposizione” i rappresentanti del PS in commissione della gestione annunciavano il loro sostegno al contro-progetto (ispirato dal governo e fatto proprio dai maggiori partiti) all’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino”.
L’iniziativa, come si ricorderà, venne lanciata quasi cinque anni fa (i tempi della democrazia liberale…) e chiede sostanzialmente tre cose: la creazione di una vera ispezione del lavoro (un ispettore ogni 5’000 dipendenti), l’obbligo di annuncio di ogni contratto di lavoro stipulato in Ticino (con indicata funzione e salario), la realizzazione (anche sulla base di questo obbligo di annuncio) di una statistica salariale degna di tal nome e a partire dalla quale si possa discutere in modo chiaro dei salari e dei fenomeni ad essi legati (a cominciare dal dumping salariale).
L’iniziativa in realtà chiedeva anche un’altra importantissima cosa: la costituzione,sui luoghi di lavoro, di una rete di delegati – che facessero riferimento all’ispettorato del lavoro – che fungessero un po’ da “antenne” sulla evoluzione dei salari. Avrebbero avuto lo stesso statuto dei membri delle commissioni del personale. Ma, evidentemente, questo punto dell’iniziativa, come sempre più spesso capita con le iniziative popolari con un contenuto contrario alle logiche dominanti, è stato ritenuto irricevibile.
Governo e maggioranza parlamentare, sempre pronti a dichiararsi pronti a combattere il dumping salariale, alla prova dei fatti dimostrano che il dumping loro lo vogliono promuovere e non combattere. Come hanno fatto con le misure messe in campo in questi anni a livello federale (le cosiddette misure di accompagnamento) , anche a livello cantonale le misure varate per combattere il dumping non combattono assolutamente nulla; anzi, promuovono la diminuzione dei livelli salariali, come viene fatto, ad esempio, con i contratti normali di lavoro che hanno come punto di riferimento i 3’000 franchi mensili.
Così anche in questo caso il contro-progetto propone qualche misuricchia, qualche ispettore in più, con l’idea che questo possa bastare a costituire una vera ispezione del lavoro, oggi assolutamente assente sul terreno cantonale. Anzi, si vuol dare l’impressione che “si stia facendo qualcosa”: che questo qualcosa sia assolutamente, già in partenza, insufficiente e, alla fine, inutile, conta poco. L’obiettivo non è combattere il dumping, ma dare l’impressione di volerlo combattere mentre si sviluppa una politica che lo favorisce.
La fase che precede il dibattito parlamentare che si terrà nell’ultima seduta del Gran Consiglio prima dell’estate è assai istruttiva di come vanno le cose in questo cantone.
Non abbiamo fretta…
Come detto, l’iniziativa popolare “Basta con il dumping salariale” è stata presentata nel 2011 (quasi cinque anni fa!), primo firmatario Giuseppe Sergi. Non può non sorprendere, dopo tanto tirar per le lunghe, che la commissione della Gestione arrivi solo ora con un controprogetto e con un rapporto che chiede di approvarlo e di rifiutare l’iniziativa. Ma di questo contro-progetto i rappresentanti dell’MPS (ma, al momento in cui scriviamo e con il tema già messo all’ordine del giorno della prossima seduta del Gran Consiglio, nemmeno gli stessi deputati) non hanno ancora visto nemmeno l’ombra. Quel che si sa è filtrato da indiscrezioni giornalistiche che, in un paio di occasioni, hanno preannunciato il tenore del contro-progetto.
Agli iniziativisti invece il contro-progetto non è stato presentato, né tantomeno sono stati direttamente informati sulle grandi linee di esso. Una strana maniera di concepire la democrazia (compresa quella parlamentare), che, tuttavia, non sorprende più, anche alla luce di quanto successo con le vicende legate alla pianificazione ospedaliera.
Ancora una volta tocchiamo con mano la vera natura della “democrazia parlamentare liberale”, totalmente in balìa degli interessi politici dominanti e per nulla rispettosa delle stesse regole minime che essa fissa. Infatti l’iniziativa avrebbe dovuto essere posta in votazione da almeno tre anni a norma di legge, tanto più che essa affronta un tema, quello della lotta al dumping salariale, sul quale tutti, almeno a parole, concordano vi siano delle urgenze. Ma queste regole non hanno impedito alle varie maggioranze parlamentari susseguitesi, nel vecchio e nel nuovo Parlamento, di tirarla per le lunghe, visto anche il carattere un po’ “spinoso” della questione.
E poi, improvvisamente, ecco l’accelerazione, la necessità di discutere iniziativa e contro-progetto in questa seduta parlamentare di fine giugno, a convocazione del Parlamento e l’inserimento nell’ordine del giorno senza nemmeno allegare (anche qui nei termini previsti dallo stesso regolamento del Gran Consiglio) la documentazione necessaria ai deputati per decidere.
Per queste ragioni, e siccome la stessa sorte è toccata da altre due iniziative Matteo Pronzini (unitamente ad altri tre deputati) ha chiesto al Presidente del Gran Consiglio che le trattande relative a tre iniziative popolari all’ordine del giorno alla seduta del Gran Consiglio prevista per lunedì 20 giugno venissero rinviate alla seduta del 10 ottobre. Vedremo.
Giravolte social-liberali
Siamo molto dispiaciuti che i rappresentanti e le istanze del PS, come abbiamo ricordato in apertura di questo articolo, si siano prestate a questa operazione. Già qualche mese fa, subodorando quanto stava avvenendo, avevamo promosso un appello pubblico rivolto al congresso del PS (che avevamo pubblicato sul nostro giornale e che si può reperire sul nostro sito) affinché esso non si schierasse a favore del contro-progetto (ritenendolo una pura operazione di diversione), ma sostenesse l’iniziativa che anch’esso aveva appoggiato al momento del lancio.
Quel nostro appello aveva creato un certo malumore. Eravamo stati accusati di fare il processo alle intenzioni. In una presa di posizione pubblica il gruppo parlamentare aveva non solo respinto quelli che riteneva sospetti infondati, ma aveva garantito che “una volta definiti e chiariti i contenuti delle diverse proposte il Gruppo socialista e il Comitato cantonale si esprimeranno e prenderanno una posizione definitiva, discutendo anche con il comitato dell’iniziativa popolare” (PS informa nro 3 del 21 gennaio 2016).
Ora, non sappiamo – non ci pare – se il Comitato Cantonale del PS si sia occupato della cosa. Ma, evidentemente, non è affar nostro. Invece è sicuro che istanze e deputati del PS non hanno pensato minimamente, prima di aderire al contro-progetto in sede commissionale, di discuterne con noi e con tutti gli interessati a questa iniziativa (ad esempio i rappresentanti sindacali).
Ci dispiace che questo non sia avvenuto e che il PS abbia aderito ad un contro-progetto che rischia di minare la necessaria unità di tutte le forze progressiste e sindacali a sostegno dell’iniziativa.
Invitiamo i compagni del PS a riflettere su almeno tre aspetti.
Il primo è un invito a tirare qualche insegnamento (e sarebbe ora) da quanto successo sulle misure di accompagnamento in materia di bilaterali. Qui le forze sindacali e quelle social-liberali alla fine si sono accontentate di misure inefficaci e destinate a fallire nella lotta contro il dumping. E questo è avvenuto almeno in occasione di due importanti votazioni sulla libera circolazione. Ogni volta si è detto di Sì perché le misure previste erano ritenute sufficienti a combattere il dumping. Ora, dopo anni, siamo ancora ai piedi della scala.
Il secondo è legato al fatto che non è possibile, come vorrebbe fare il gruppo PS, sostenere (dal punto di vista politico ovviamente) sia il SI al contro-progetto SI all’iniziativa (con la speranza che il secondo vinca), ma con la giustificazione che, se l’iniziativa non dovesse farcela, comunque “vi sarà un piccolo progresso”. In realtà un simile atteggiamento favorisce il contro-progetto e indebolisce l’iniziativa. Il contro-progetto ha come unico obiettivo quello di sconfiggere l’iniziativa: a chi lo propone non gliene può fregare di meno di combattere i dumping salariale e sociale. Lo vediamo tutti i giorni, lo vediamo da anni. Costoro, difensori della concorrenza e della libera impresa, pensano che una “sana concorrenza” tra salariati attraverso l’offerta verso il basso dei salari, sia un elemento fondamentale della competitività del Ticino e del suo sviluppo.
Il terzo elemento che dovrebbe far riflettere viene dall’esperienza del recente referendum ospedaliero. Solo un fronte ampio, unito e deciso può sconfiggere le politiche della maggioranza borghese. Dividere questo fronte, come sarebbe il caso se il PS confermasse il suo sostegno al contro-progetto, renderebbe assai più difficile e incerta la battaglia a sostegno dell’iniziativa.