Pubblichiamo qui di seguito la dichiarazione pubblicata della sezione turca della 4a internazionale all’indomani del tentativo di colpo di Stato avvenuto nel week-end in Turchia.
Improvvisamente, nella notte del 15 luglio, siamo stati testimoni, di un processo di colpo di Stato con tutte le sue incertezze, le sue esitazioni, le iniziative reciproche dei campi in presenza e la sua violenza selvaggia. Ci si ricorderà di questa notte insanguinata attraverso gli scontri tra soldati e poliziotti, le occupazioni delle sedi dei media, le immagini di civili massacrati e di sodati linciati con, come uno dei punti culminanti, il bombardamento dell’Assemblea. Questo potrebbe apparire come uno degli ultimi atti della lotta per il potere tra l’AKP e la confraternita Gülen in seno alla Stato che i due vecchi complici hanno costruito insieme.
Le ipotesi di cospirazione secondo cui questo tentativo è stato messo in campo per realizzare le ambizioni dittatoriali di Erdogan hanno conosciuto una larga eco. Questo è dovuto al fatto che, dalle elezioni del 7 giugno 2015, il regime di Erdogan non esita a provocare il caos e una situazione di guerra civile, che ha permesso che il colpo di Stato sia stato rapidamente soffocato e che i membri del governo siano potuti riapparire nei media con un’immagine rinnovata. Di fronte a un regime che si è consolidato in occasione delle ultime elezioni ottenendo circa il 50% dei voti, un’interpretazione ragionevole sarebbe che i pro-Gülen, confrontati con la minaccia di una purga di grande ampiezza, abbiano preso precipitosamente l’iniziativa di una colpo di Stato anticipato.
Se dovremo attendere un poco per avere delle informazioni più complete sui motivi, gli attori e il grado di conoscenza dei servizi segreti su questo progetto, è evidente che la conseguenza obiettiva di questa sequenza sarà di rinforzare il carattere islamico-autoritario del regime di Erodgan.
Solo un giorno dopo che i sostenitori del regime avrebbero salvato la democrazia al grido di “Allahu ekber”, “Recep Tayyip Erdogan” “Vogliamo delle condanne a morte”, la rimozione dai loro posti di migliaia di procuratori e giudici, l’arresto di alcuni alti magistrati, sono dei segnali del fatto che ci si dirige verso una nuova e, forse definitiva, purga in seno all’apparato di Stato.
Il fatto che gli appelli dalle istituzioni dello Stato e le moschee per scendere nelle strade per difendere il regime contro il colpo di Stato conducono, dal secondo giorno, a degli attacchi contro i siriani e a delle tensione nei quartieri aleviti mostra il livello pericoloso raggiunto dalle multiple opposizioni nella società Turca.
Non abbiamo nessun dubbio sul fatto che Erdogan –che assimila ogni critica del regime con il terrorismo e che proclama che degli universitari, dei giornalisti, dei funzionari, dei militanti kurdi socialisti sono dei putchisti per farli arrestare –utilizzerà il tentativo del 15 luglio per legittimare un attacco ben più duro contro ogni forma di opposizione. A medio termine, possiamo essere sicuri che il 15 luglio diventerà uno dei miti fondatori del regime come un colpo di Stato che è stato impedito dal popolo che si è schierato contro i carri armati e non come un tentativo senza base, direzione e sostegno esterno, votato al fallimento.
Tutte le organizzazioni della sinistra radicale e tutti i partiti in Parlamento hanno dichiarato di essere contrari al colpo di Stato. Anche per noi, è primordiale prendere posizione innanzitutto contro il colpo di Stato essendo coscienti che i lavoratori e gli oppressi non guadagnerebbero nulla da interventi militari che sospendono i diritti e le libertà democratiche. Al di là di ciò, dichiariamo la nostra opposizione ai colpi di Stato di Erdogan che non riconosce i risultati delle elezioni per mantenere il suo potere, che trasforma il Kurdistan in un ammasso di rovine per guadagnare i voti dei nazionalisti, che vieta gli scioperi con il pretesto che sono “una minaccia nazionale”, che cerca di distruggere la rappresentanza del popolo kurdo. Oggi un’opposizione al colpo di Stato che non sfugga all’idea “O con i golpisti o con Erdogan” alla quale l’AKP cerca di ridurre la politica, non farà che rinforzare un regime che schiaccia nel sangue non solo i colpi di Stato, ma anche tutto quanto si oppone a lui in nome della “volontà nazionale”, non esitando a utilizzare le forze shariatiste e fascisteggianti che vediamo all’opera dal 15 luglio.
È più che mai urgente costituire un fronte unito del forze democratiche e pro-Pace esistenti per opporsi agli attacchi contro i lavoratori, le minoranze etnico-religiose, le donne, i LGBTI, di un regime che cerca il potere assoluto in tutti gli ambiti politico, giuridico, militare ed economico. Indipendentemente da tutto, la via per sconfiggere definitivamente il blocco islamico-capitalista al potere o l’opzione di una dittatura militare sanguinaria è quella, negletta sinora, della costruzione paziente e dal basso di un’opposizione sociale che accordi un ruolo centrale alla classe operaia.
La nostra strada è buia, che la speranza e la resistenza sia la nostra luce!
Yeniyol, 16 luglio 2016