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aaaaaaaaaaabertoliIl nostro articolo apparso su La Regione lo scorso 20 agosto ha suscitato, lunedì 22 sempre su La Regione, una stizzata risposta di Manuele Bertoli che, evidentemente, non potendo negare l’evidenza ha preferito divagare. Pubblichiamo una nostra replica che, purtroppo, La Regione non ha voluto pubblicare (ci asteniamo da qualsiasi commento in proposito: ormai non ne vale più neanche la pena. Nello sforzo di sostituire come sponsor il PS alla Manor e altri fuggitivi, il quotidiano bellinzonese non sa più cosa inventarsi…).

Devono proprio essere girate le scatole a Manuele Bertoli a giudicare dal modo piccato e sfuggente con il quale risponde alle mie riflessioni sulle borse di studio.
Naturalmente il pastore social-liberale evita di affrontare il merito delle mie osservazioni, accusandomi di non aver evocato i suoi trascorsi parlamentari nei quali egli si era tanto impegnato per le borse di studio; cosa che, tra l’altro, non ho difficoltà ad ammettere.
Il dibattito attuale, tuttavia, non verte sulla “coerenza” del politico Bertoli nel suo passaggio dal ruolo di Gran Consigliere a quello di Consigliere di Stato. Se Bertoli desidera discutere di questo, lo si può fare, anche se credo che se l’esito di questo dibattito non sarebbe troppo lusinghiero per lui: basti ricordare il suo triste contributo (nel primo caso decisivo vista l’esiguità dello scarto tra sì e no) all’affossamento delle due ultime inizative popolari sulla scuola promosse dal sindacato VPOD e…dal suo stesso partito (e da lui personalmente)…
Ma tutto questo, come detto, non c’entra con l’attuale dibattito. Nel mio articolo mi sono limitato ad affermare che:
a) Bertoli sostiene che proporre di versare sotto forma di prestito un terzo dell’assegno di studio per i primi tre anni di università (il bachelor) è una proposta classista (Condivido!);
b) Questa stessa proposta (classista) è stata fatta da Bertoli con il messaggio sulla “Legge sull’aiuto allo studio” (e approvata dal Gran Consiglio) poco più di un anno fa. Essa riguarda gli studi di master (più costosi di quelli del bachelor e quindi, tendenzialmente, più difficili da finanziare per chi parte da condizioni economiche più disagiate);
c) il deputato MPS Matteo Pronzini, proprio per questa norma classista, fu l’unico in GC a opporsi al progetto di legge. Non ha potuto proporne lo stralcio, né intervenire per spiegare le sue ragioni poiché la democrazia parlamentare vigente in questo cantone impedisce (attraverso la cosiddetta procedura “scritta”) che su alcuni temi i deputati non facenti gruppo possano intervenire nei dibattiti in Gran Consiglio;
d) Ho fatto notare che Farinelli non ha fatto altro che prendere quella norma di legge proponendo di estenderla anche ai primi tre anni di università.
Su tutto questo Bertoli non risponde. Un po’ più di modestia e umiltà, che mancano – diciamolo una volta tanto, al Consigliere di Stato PS – avrebbero dovuto spingerlo a riconoscere che l’inserimento di quella norma è stata un errore che ora rischia di facilitare l’offensiva della destra.
Certo che si potrà lanciare il referendum contro questa proposta (e saremo tra i primi della partita, speriamo con Bertoli in prima fila); ma, di fronte a qualcosa che già esiste e che ha avuto l’avallo della quasi totalità del Parlamento, la partita, contrariamente a quanto pensano Bertoli e i suoi, non sarà per nulla in discesa.
A furia di fare concessioni perché rappresentano il “male minore” si apre la strada al peggio: proprio quello che rappresenta la proposta di Farinelli.
Sarebbe ora per la sinistra, facevo osservare, di cambiare strategia.

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