Il movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto dei risultati delle votazioni cantonali, in particolare del voto sulla propria iniziativa popolare « Basta con il dumping salariale in Ticino ». L’MPS, malgrado il risultato che ha visto soccombere l’iniziativa e vincere il controprogetto presentato da Governo e Parlamento, si dichiara tutto sommato soddisfatto del risultato conseguito dall’iniziativa, attestatosi attorno al 45%. Al di là dell’esito complessivo, vanno infatti tenuti in considerazione i seguenti aspetti:
- l’MPS si presentava a questo appuntamento di fatto solo contro tutti. Basti ricordare che in Parlamento tutti i partiti politici (dalla “destra” alla “sinistra”) si sono schierati contro l’iniziativa e a favore del controprogetto. Un atteggiamento che si è protratto durante tutta la campagna.
- l’iniziativa si afferma e ottiene eccellenti risultati in zone tra le più toccate dal dumping salariale: pensiamo, in modo particolare, ad una regione come il Mendrisiotto (l’iniziativa è accolta con ottimi risultati a Chiasso, Balerna, Coldrerio, Stabio). Va segnalata anche l’ottimo risultato del Bellinzonese nel quale, complessivamente, l’iniziativa segna una maggioranza di Sì, così come l’affermazione in un altro centro del Cantone come Locarno.
- la chiara affermazione dell’iniziativa “prima i nostri” rappresenta il prevalere, tra la popolazione, della convinzione che la risposta al dumping salariale e sociale passi attraverso misure di contenimento migratorio, attraverso la preferenza ai lavoratori indigeni, il tutto rafforzando la divisione dei salariati. Questo prevalente orientamento ha sicuramente messo in secondo piano l’idea, difesa dalla nostra iniziativa, che è sul terreno sociale, con misure e regolamentazioni che investono il mercato del lavoro, che si possa e si debba combattere il dumping.
Alla luce di queste considerazioni, l’MPS ribadisce, pur prendendo atto della sconfitta, la propria soddisfazione per il risultato ottenuto dall’iniziativa. È uno stimolo per continuare la nostra battaglia di denuncia e di azione sul terreno sociale. È a questo livello che il dumping salariale, la liberalizzazione del mercato del lavoro, la divisione dei lavoratori e delle lavoratrici possono e devono essere combattute.