Tempo di lettura: 3 minuti

aaaaaaaaDumping adesivo morsaPrima i nostri diritti di salariati e salariate: Appello per un NO il prossimo 25 settembre all’iniziativa popolare “Prima i nostri” e al controprogetto approvato dal Parlamento

Il prossimo 25 settembre saremo chiamati a votare sull’iniziativa popolare presentata dall’UDC intitolata “Prima i nostri” e sul relativo controprogetto approvata dalla maggioranza del Parlamento.

Iniziativa e controprogetto partono e condividono un identico e inaccettabile punto di vista: che i diritti, in particolare il diritto al lavoro questo, siano da riconoscere su base razziale, nazionale o territoriale. Sostengono che grazie a questo accorgimento il dumping salariale e sociale che vive il nostro Cantone, conseguenza degli accordi bilaterali e della liberalizzazione del mercato del lavoro, potrebbe essere combattuto efficacemente, in particolare il cosiddetto effetto di sostituzione.
In effetti si tratta di proposte, nelle due varianti, che hanno come solo obiettivo quello di nascondere la realtà dei fatti: e cioè che il dumping salariale è il risultato di una politica padronale tesa a mettere in concorrenza i lavoratori e le lavoratrici, svizzeri contro immigrati, frontalieri contro residenti, svizzeri contro confederati, etc. Questa messa in concorrenza, che vede negli accordi bilaterali uno degli strumenti principali, viene praticata quotidianamente dal padronato e difesa dai partiti di governo e dall’UDC come via principale per rendere più “competitivo” e “performante” il tessuto economico del nostro Cantone.
In questa prospettiva, non bisogna lasciarsi ingannare: proposte come quella dell’iniziativa UDC – così come il controprogetto che ne condivide l’impostazione di fondo – vanno benone al padronato, anche se poi, ufficialmente e formalmente, questo stesso padronato se ne distanzia in nome della libertà economica assoluta. È un gran bel doppio gioco (che può essere riassunto nel più tradizionale predicare bene e razzolare male) nel quale eccellono i vari Blocher, Spuhler che non sono, come qualcuno ama pensare, dei piccoli padroncini tiranneggiati dal grande capitale, ma sono parte integrante e influente del gotha padronale svizzero, e in particolare di quello che “i nostri affari” li facciamo soprattutto presso di “loro”, i partner economici internazionali…
Queste campagne hanno come obiettivo quello di dividere i salariati, istillare tra di loro il veleno della xenofobia e della divisione. Affermare oggi il principio della “priorità cantonale” significa consegnare i salariati nelle mani di chi vuole far di tutto per dividerli, per bloccarne qualsiasi iniziativa e azione in difesa dei diritti salariali e sociali di tutti e tutte, qualsiasi sia la loro nazionalità.
Significa sdoganare l’idea che sia “colpa” di una categoria di lavoratori (una categoria definita su base territoriale e/o nazionale) la degradazione delle condizioni salariali e sociali alle quali si assiste, ormai da quasi due decenni, nel nostro paese.
Significa inoltre pensare che è limitando i diritti di una categoria di salariati definita su base nazionale (e/o territoriale) che si risolvono i problemi dei salariati che vivono e lavorano su questo territorio. Ed il diritto che qui si chiede di limitare è quello al lavoro.
Per chi, come noi, pensa in termini di solidarietà sociale e di classe non possono esserci né “nostri”, né “loro”, concetti a partire dai quali dividere, sulla base di criteri di razza, nazionalità o territorialità, i lavoratori e le lavoratrici.
Così , per noi, “prima i nostri” non può che significare che la battaglia deve essere condotta prima di tutto a favore degli interessi dei salariati, interessi economici, sociali e culturali. Salariati che sono tutti nella stessa barca, oggi ridotta quasi ad una piccola scialuppa, ben diversa dagli yaght padronali. L’unica politica che il movimento dei lavoratori può condurre può solo essere quella di una difesa intransigente dei diritti dei salariati, indipendentemente dalla loro collocazione di razza, nazionale o territoriale.
A dimostrare come i difensori di iniziativa e controprogetto non abbiano nessun interesse a battersi contro il dumping salariale e sociale, basti pensare a tutte le volte che, a livello nazionale e cantonale, sono state proposte misure proprio per combattere il dumping salariale e sociale. Sistematicamente sono proprio quelle stesse forze politiche che oggi si schierano in difesa del principio della priorità ai lavori indigeni, che condividono comunque gli obiettivi dell’iniziativa UDC, ad essersi schierati sistematicamente contro qualsiasi misura significativa di lotta al dumping salariale. Per la semplice ragione che per loro e per il padronato il dumping salariale non è il problema, ma la soluzione del problema, cioè il rilancio della competitività economica del cantone. In concomitanza con la discussione di questa iniziativa si è discusso, nella stessa tornata parlamentare, anche dell’iniziativa popolare “Basta con il dumping salariale in Ticino”: ed è significativo che tutti questi stessi partiti si siano impegnati a combattere questa iniziativa opponendole un controprogetto assolutamente nullo, utile solo nel tentativo di far cadere l’iniziativa in votazione popolare. Altro che lotta al dumping!

 

Con questa presa di posizione invitiamo le salariate e i salariati di questo Cantone a votare NO il prossimo 25 settembre sia all’iniziativa che al controprogetto, entrambi ispirati dalla stessa filosofia che vuole dividere i lavoratori e le lavoratrici per meglio garantirne lo sfruttamento economico e sociale.

 

Movimento per il socialismo (MPS), Partito Socialista (PS), Sindacato UNIA, Partito Operaio Popolare (POP),