Un simpatizzante di vecchia data ci ha rivolto una lettera, molto interessante, nella quale si interroga (e ci interroga) sulla nostra politica di alleanze elettorali, in particolare quella in Ticino con il PC. Abbiamo deciso di pubblicarla (in forma anonima per le ragioni che lo stesso estensore della lettera illustra) poiché discute di un tema, una alleanza elettorale che non riguarda solo noi, ma anche coloro che ci hanno sostenuti. Segue la nostra risposta che, nella sostanza, condivide la critica rivoltaci. (Red).
Cari compagni, care compagne,
come sapete da anni sono vicino al vostro movimento (già da quando si denominava ancora PSL, e ancora prima); ho partecipato a qualcuno dei vostri incontri interni, vi ho sostenuto – in vari modi – tutte le volte che mi è stato possibile. Il tutto nei limiti della mia importante funzione pubblica che, nella nostra “democrazia” liberale, non mi permette di schierarmi pubblicamente a sostegno di una forza politica socialista rivoluzionaria quale è l’MPS, erede della migliore tradizione del movimento comunista libertario.
Della corrente politica che l’MPS rappresenta ho sempre apprezzato il tentativo di coniugare una prospetta di emancipazione sociale, anticapitalista, socialista e comunista con la inflessibile difesa dei principi democratici elementari, a tutte le latitudini; il sostegno a tutto quanto si muove, a tutte le manifestazioni dell’autonomia nell’azione di popoli, classi sociali, realtà produttive, a difesa dell’idea che una prospettiva di liberazione e di emancipazione sociale possa avvenire solo attraverso l’azione cosciente, massiccia e autonoma dei salariati e delle salariate.
Ho pure sempre apprezzato la vostra capacità di coniugare la difesa di rivendicazioni concrete con la preoccupazione di legarle ad una critica del capitalismo e con la prospettiva di un suo superamento. È quanto avete fatto ad esempio, penso in modo esemplare, con la recente campagna sugli ospedali.
Ma, cari compagni e care compagne, adesso mi fermo con i complimenti. Perché questo mio scritto vuole soprattutto chiedervi conto di qualcosa, esprimendo una posizione critica rispetto ad un problema che penso non possiate non vedere: e cioè quello della vostra alleanza con il Partito Comunista (PC) in Ticino.
Siete alleati con il PC dalle elezioni cantonali del 2011. Quella alleanza (lista unica: è questo il problema) ha portato Matteo Pronzini in Gran Consiglio. Poi avete ribadito questa alleanza alle ultime elezioni cantonali del 2015, con la conferma di Matteo e l’elezione di Ay.
Ora in tutto questo periodo la politica del PC, almeno da quello che vedo concretamente, si è caratterizzata per tre aspetti: l’assenza di una politica concreta vera e propria, alleanze elettorali sempre più strette con il PS, una orribile evoluzione delle sue posizioni, già ampiamente discutibili, in ambito internazionale.
Inutile cercare, negli ultimi anni, qualche campagna politica che abbia caratterizzato l’attività politica del PC. Salvo dichiarazioni a favore di uno o l’altro tra i peggiori regimi al mondo, non vi sono state campagne su temi specifici; campagne che abbiano perlomeno lasciato una traccia nell’opinione pubblica, in generale o, persino, in quella più ristretta della sinistra. In altre parole: se il PC non ci fosse stato nessuno se ne sarebbe accorto.
Il PC ha poi sviluppato una politica elettorale (di fatto partecipare alle elezioni è l’unica cosa che fanno) assai discutibile (naturalmente dal mio punto di vista che, mi pare, dovrebbe corrispondere a quello dell’MPS). Tralascio le alleanze comunali con il Noce (Ay si era fatto eleggere in Consiglio Comunale a Bellinzona con quella bella compagnia). Poi, da un lato l’alleanza con l’MPS al momento delle cantonali, e poi la quasi “fusione” con il PS a livello comunale e la congiunzione per le federali. A me pare difficile accettare che si possa da un lato allearsi con qualcuno (l’MPS) e teorizzare la necessità di una sinistra alternativa a quella governativa social-liberale; dall’altro fare liste nei nei maggiori centri del Cantone. Mi pare che tutto questo sia contraddittorio (per non dire di peggio) e in netto contrasto con gli orientamenti difesi dall’MPS di netta indipendenza e alternativa rispetto alla mouvence social-liberale.
Infine, e a mio parere è l’aspetto fondamentale, il continuo sostegno a regimi infrequentabili da parte del PC. Sostegno che non fa che ribadire come il “comunismo” di cui parlano costoro sia, nel migliore dei casi, fermo agli anni ’30 in URSS, allo stalinismo puro e duro: nulla a che vedere con il comunismo inteso come orizzonte di emancipazione sociale ed umana, libertà assoluta da padroni e forme statuali che mi pare – se ho ben capito leggendo i documenti della vostra corrente politica – vi hanno sempre caratterizzati.
Questa deriva non è certo di oggi. Ma è vero che ha assunto un’accelerazioni importante: oggi questi ragazzotti propagandano un regno dello sfruttamento come Cina o un paese prigioniero di una dinastia di pazzi quali la Corea come esempi di socialismo e comunismo realizzato. Continuano a sostenere quello che a mio avviso è il più truce regime dell’ultimo secolo, la Siria di Assad; infine non mancano di portare il loro sostegno a reazionari scatenati come Erdogan e alla sua politica repressiva nei confronti del popolo curdo. Senza dimenticare il loro sostegno a governi e regimi come quello di Putin, altro bel campione di democrazia. La loro analisi, a sostegno di questi regimi, è perlomeno semplicistica (per non dire surreale): siccome sono “nemici” degli Stati Uniti, sarebbero tutti campioni di “antiimperialismo”.
Mi fermo qui cari compagni e care compagne. Ho capito (e in parte condiviso) le ragioni per le quali, credo e spero obtorto collo, avete dovuto costituire un’alleanza elettorale (nella forma della lista comune) alle ultime cantonali. Una scelta sicuramente necessaria, forse, dettata dalle costrizioni della legge (che non permette congiunzioni) e dalle necessità di non frazionare il voto a sinistra del PS. Senza quella alleanza vi sarebbe stato il triste spettacolo di tre liste alla “sinistra” del PS: tanto avrebbe valso la pena non presentarsi.
E non dimentico nemmeno l’importanza del seggio di Matteo Pronzini: non tanto per cambiare chissà che in Parlamento (si sa come vanno le cose lì dentro). Ma per il fatto che il seggio ha aiutato (penso anche in modo importante) a dare visibilità alle campagne dell’MPS.
E allora concludo, cari compagni e care compagne, non è ora di rimettere in discussione questa alleanza con il PC?
La nostra risposta
Caro compagno, hai ragione e condividiamo totalmente la tua analisi. Crediamo che non avrebbe senso cercare delle lunghe spiegazioni e/o giustificazioni. Le riflessioni che tu fai, anche al nostro interno le andiamo facendo ormai da qualche tempo e le nostre conclusioni sono identiche.
Naturalmente anche in occasione delle ultime elezioni cantonali ci eravamo posti le stesse questioni. Sia la politica internazionale che quella cantonale dei nostri alleati elettorali (avevamo già costituito una lista comune nel 2011 che aveva portato alla elezione di Matteo Pronzini in GC) avevano fatto emergere in molti dei nostri compagni parecchi dubbi. Anche per questo i nostri rapporti con il PC si sono limitati alla presentazione della lista: come avrai visto ognuno ha sviluppato una campagna e un materiale autonomi.
Alla fine aveva prevalso la preoccupazione che, nel contesto politico cantonale, sarebbe stato importante dare un segnale della presenza, anche sul piano istituzionale, di una forza politica a sinistra del PS in grado di esprimere un orientamento di opposizione di classe.
Pensavamo e speravamo anche che l’evolversi della situazione (pensiamo, ad esempio alla situazione in Siria) avrebbe spinto qualche compagno del PC a porsi qualche domanda, rimettendo in discussione una logica settaria assolutamente priva di ogni collegamento con la storia reale.
Così non è stato. Anzi, più passa il tempo e più la politica di questo gruppo appare caricaturale, con il rafforzamento del riferimento a modelli repellenti, dal punto di vista di un socialismo e di un comunismo realmente intesi come progetti di emancipazione sociale e umana, quali la Cina e la Corea del Nord. Ma, come hai fatto notare tu, l’accelerazione della crisi politica internazionale ha messo in luce simpatie di questo gruppo per personaggi assolutamente infrequentabili: da Putin a Erdogan. E senza che la sempre più orrenda situazione in Siria, con le responsabilità sempre più pesanti di un boia come Assad, possano far mutare analisi e atteggiamenti.
Anche l’analisi interna alla quale hai accennato è condivisibile. In occasione delle ultime elezioni nazionali (il PC ha congiunto le proprie liste con il PS) avevamo attirato la loro attenzione sul fatto che questo atteggiamento era nettamente contraddittorio con la prospettiva, interna alla presentazione della lista per le cantonali, di una sinistra “alternativa” al PS, solidamente e chiaramente anti-governativa. Avevamo fatto notare come un’alleanza con un partito che governa la Svizzera, volontariamente e sulla base di un preciso programma, con l’UDC, fosse per noi inconcepibile, aggiungendo che questa loro scelta avrebbe potuto avere conseguenze sulle future alleanze elettorali. Atteggiamento poi ripetuto con le elezioni comunali.
Che dire, in conclusione? Che l’evoluzione delle attuali posizioni di questo gruppo, in materia cantonale e internazionale, lo pongono in modo molto marcato lontano da noi. E questo sarà sicuramente un elemento decisivo per una valutazione delle alleanze elettorali. Alleanze che devono avere come obiettivo, prima di tutto, la proposizione di un’alternativa politica chiara, a tutti i livelli; inviare un messaggio a tutti coloro che si oppongono al capitalismo in nome di un’alternativa di emancipazione sociale, collettiva e libertaria; non certo in nome di regimi che perpetuano lo sfruttamento e l’oppressione degli esseri umani, qualsiasi sia la loro ideologia ufficiale.
E se questo dovesse comportare la perdita della nostra presenza nelle istituzioni, non sarebbe assolutamente un dramma. La storia decennale delle nostre lotte passa per le piazze e non certo per i banchi dei parlamenti.