Hanno il loro bel da fare i dirigenti di VPOD e OCST a spiegare a destra e manca che il rinnovo del Regolamento Organico Cantonale (ROC), cioè il contratto collettivo di lavoro per il personale non medico dell’Ente Ospedaliero Cantone (EOC), è stato un successo.
Naturalmente quello che possono mettere sul piatto è ben poco. Qualche leggero progresso sostanzialmente nell’ambito della maternità (due settimane in più di congedo pagato, maggior elasticità nel rientro dopo la gravidanza) e qualche precisazione più o meno tecnica (possibilità di diluire il premio di anzianità su quattro anziché su due).
E così si invoca il contesto sfavorevole (la politica del Cantone in materia salariale e la volontà di risparmio che colpisce anche il personale) per giustificare la strategia avanza: cioè rinnovo il ROC tale e quale; e, anzi, “proteggerlo” più a lungo, visto che, altra novità di rilievo, il nuovo ROC avrà una validità di cinque anni anziché di tre.
Salari: tutto fermo dal 2002
In realtà a guardare più da vicino l’evoluzione dei salari, uno degli aspetti centrali che – unitamente al tempo di lavoro – un rinnovo contrattuale degno di tal nome dovrebbe affrontare, è praticamente ferma dal 2002, cioè da oltre 15 anni. In altre parole non vi sono più stati aumenti salariali (se escludiamo pochissimi adeguamenti al rincaro) negli ultimi quindici anni e non ve ne saranno nemmeno per i prossimi cinque. Questo significa che, complessivamente, i livelli salariali dei lavoratori e delle lavoratrici dell’EOC è rimasto bloccato per circa vent’anni.
D’altronde i dati sono noti. I salari dei lavoratori dell’EOC hanno in questi anni conosciuto solo degli adeguamenti al rincaro: 0,48 a fine 2005, 0,25% a fine 2006, 1,5% a fine 2008, 0,3% a fine 2010. Più in là di questo non si è andati. Il risultato è che il salario mensile mediano per il personale curante dell’EOC tra il 2013 e il 2015 è diminuito di ben 274 Fr. mensili (da Fr. 6915 a Fr.6641).
Condizioni e tempo di lavoro: sempre peggio
È noto a tutti che le condizioni di lavoro all’interno degli ospedali peggiorano. Le ragioni sono diverse e investono sia la qualità che quantità. In una recente interrogazione parlamentare proprio dedicata al rinnovo del ROC, Matteo Pronzini così riassumeva alcuni punti essenziali della evoluzione del carico di lavoro all’interno dell’EOC:
– a fronte di un forte aumento del numero di pazienti (+ 18% in ambito stazionario, + 30% in ambito ambulatoriale dal 2010 al 2015) e ad un aumento dei compiti amministrativo-burocratici, il personale curante e medico-tecnico non è stato adeguatamente aumentato (aumento solo del 15%), causando di conseguenza un aumento ed un’intensificazione del lavoro e dei ritmi di lavoro con un’inevitabile aumento del rischio di errori;
– L’offerta di asili nido ed un’opportuna organizzazione del tempo di lavoro per il personale con responsabilità famigliari non corrispondono alle necessità di madri e padri confrontati con lavoro serale, notturno e domenicale.
– Sono regolari e ripetute le denunce da parte dell’Associazione svizzera dei medici assistenti e capo-clinica e dell’Ordine dei medici relative al mancato rispetto degli orari di lavoro massimi negli ospedali (questa evoluzione, pur non essendo pur non essendo di pertinenza del ROC, tende evidentemente a peggiorare le condizioni complessive del lavoro di tutto il personale curante)
– Governo e maggioranza parlamentare, così come la direzione dell’EOC, in questi ultimi anni hanno pure contributo a peggiorare le condizioni quadro del personale occupato presso l’EOC. Ad esempio, negli ultimi anni il contributo che l’amministrazione cantonale versa all’EOC è stato annualmente ridotto di 5,7 milioni: 3 milioni per contributo di solidarietà e 2,7 milioni di taglio al contributo sull’apertura notturna dei Pronto Soccorso. Per il 2016 è previsto un ulteriore aumento di questo taglio a 8,4 milioni.Pensando, ad esempio, alle difficoltà di funzionamento che sistematicamente palesano i pronto-soccorso (scarso personale rispetto all’aumento costante e significativo dell’affluenza), questi tagli non possono che peggiorare la situazione.
A tutto questo va aggiunto il nuovo contesto delle cure caratterizzato dalla introduzione dei DRG che hanno introdotto nel sistema di cure una dinamica industriale, sempre più centrata sulla priorità della redditività economica delle cure prestate che sul loro valore di cura in quanto tale. Sono innumerevoli i casi di infermieri e infermiere che, in questo contesto, sono insoddisfatti del loro lavoro e delle condizione nelle quali sono chiamati a svolgerlo.
Era evidente quindi che si sarebbe dovuto aprire un fronte negoziale proprio su questo tema, con rivendicazioni concrete, preparate a tempo, frutto di riflessioni e discussioni con il personale, partendo proprio dalla realtà quotidiana delle condizioni di lavoro.
Tutto questo non è avvenuto. Si è preferito negoziare, si fa per dire, in sordina, con l’alibi della solita assemblea sindacale dove un piccolo gruppo di presenti (non erano più di una cinquantina sugli oltre 4’000 dipendenti dell’EOC) ha ratificato, senza grande discussione, quello che i dirigenti sindacali avevano già definitivamente concordato con la direzione dell’EOC.
Purtroppo non siamo di fronte ad uno scenario inedito. In altri ambiti si è seguita la stessa logica (cedere qualcosa, non rivendicare nulla per mantenere l’essenziale). Il risultato è che alla fine il colpo decisivo che rimette in discussione tutto viene proprio dalla parte padronale. Basti pensare a cosa è successo con la cassa pensione dello Stato per rendersene conto.
E non osiamo pensare, vista anche la logica che assume sempre di più la gestione dell’EOC, cosa potrà succedere allo scadere dell’attuale ROC.