La Bravofly, Group, società quotata in borsa attraverso la Lastminute, acquisita lo scorso anno, è tornata a far parlare di sé. Non solo e non tanto, come in passato, per essere riuscita a sfuggire persino al fatto di sottoporsi ad un misero contratto di lavoro che l’avrebbe obbligata a pagare qualcosa in più (sempre paghe misere, ma un po’ più alte) con la complicità delle istanze governative e locali (quel municipio di Chiasso dove svolge il suo operato quella leghista Pantani che poi viene a dirci che bisogna combattere il dumping…); no, è tornata agli onori della cronaca poiché ha annunciato di aver assunto, nell’ultimo anno, oltre un centinaio di dipendenti, facendo sapere allo stesso tempo che nessuno di questi lavoratori era stato reclutato tra i molti disoccupati che vi sono in Ticino o tra le persone che cercano un posto di lavoro e che sono residenti in Ticino.
Questo naturalmente ha scatenato la solita discussione in salsa “primanostrista” (anche se i sostenitori della priorità nostrana non sembrano essere molto interessati da questa vicenda che, pare, non si presti bene a piazzare i loro argomenti xenofobi e di divisione dei salariati…).
La vicenda invece pone qualche interessante quesito, soprattutto dal punto di vista del dibattito politico.
Il primo è il rapporto, supposto da molte parti, tra esistenza di contrattazioni collettive (o di contratti normali) e lotta al dumping. In altre parole, i CCL sarebbero in quanto tali strumenti di lotta alla depressione salariale e, di conseguenza, terrebbero lontani i fenomeni di dumping, così come quelli di sostituzione di lavoratori “indigeni” con manodopera estera pagata meno).
Ora, alla Bravofly un CCL c’è (confezionato ad uno e consumo della ditta dall’OCST locale, diretta dal pipidino Fonio il quale continua a fare discorsi contro il dumping…); fissa dei salari minimi e vale per buona parte dei dipendenti. Il problema quindi non è tanto l’esistenza del CCL in quanto tale, ma le condizioni che esso prevede, a cominciare da quelle salariali. Che, evidentemente come spiega il testo dell’interrogazione inoltrato da Matteo Pronzini, sono tali da scoraggiare qualsiasi persona che voglia ricevere un salario con il quale poter vivere a tenersi alla larga dalla Bravofly.
Un secondo aspetto è quello dei salari minimi, siano essi previsti da CCL o, come in discussione oggi dopo l’accoglimento dell’iniziativa cantonale, dalla stessa costituzione e attualmente oggetti di discussione per il varo di una legge di applicazione.
Anche qui bisogna essere chiari: non è la fissazione di un salario minimo in quanto tale a scongiurare il dumping, ma il livello al quale questo salario viene fissato. Un salario minimo cantonale ai livelli di cui si parla attualmente (circa 3’400 franchi lordi) avrebbe esattamente l’effetto contrario, cioè favorirebbe a lungo andare l’abbassamento dei salari reali (dumping) che verrebbero attratti verso questa soglia minima di base.