Lo scorso 7 novembre il Consiglio comunale di Mendrisio ha deciso a maggioranza la trasformazione delle Aziende Industriali di Mendrisio (AIM) in società anonima (SA). Hanno votato a favore PPD, PLR, Lega e UDC, mentre Insieme a Sinistra e Verdi non solo si sono opposti ma hanno anche costituito un comitato per lanciare un referendum, andato a buon fine.
Infatti, lo scorso 23 dicembre sono state consegnate alla segreteria comunale 1839 firme, di cui 1651 sono state convalidate, a fronte delle 1587 necessarie. La votazione si svolgerà il prossimo 5 marzo. Il referendum è stato sostenuto dai sindacati UNIA e VPOD, dal Partito socialista e dall’Associazione per la difesa del servizio pubblico (ASP).
L’MPS già in ottobre, prima del prevedibile esito del voto comunale, si era espresso a favore del referendum, impegnandosi per una propria campagna di sostegno. Come primo apporto concreto, ha spedito a tutti i fuochi del Comune un volantino con annesso formulario da firmare. Inoltre, compagni dell’MPS si sono impegnati sul territorio dando il proprio contributo alla raccolta delle firme.
Non va nascosto il deprecabile fatto che il municipale di Insieme a sinistra, membro del PS, non solo è favorevole alla SA ma si è pure candidato al suo Consiglio di amministrazione, nonostante che il programma della lista su cui è stato eletto contempli la difesa del servizio pubblico e l’esplicita opposizione alla privatizzazione delle AIM.
Le ragioni a sostegno dell’operazione sono sempre le stesse che vengono ripetitivamente propinate quando si vuole procedere alla privatizzazione di un servizio pubblico. Maggiore flessibilità organizzativa, maggiore autonomia aziendale, più efficienza operativa rispetto alla “inadeguatezza procedurale e formale a gestire nell’ambito del diritto amministrativo dell’istituzione locale la dinamicità dei mercati dell’energia e dei clienti a libero mercato” (cfr. MM 61/2015). Ragioni più ideologiche che pragmatiche, alla luce delle conseguenze negative che qualsiasi privatizzazione finora messa in atto ha comportato, sia per i servizi erogati che per i dipendenti dell’azienda. O meglio: ragioni che trascendono quanto dichiarato. Il plurimilionario Centro di pronto intervento (CPI), degno di una metropoli, la contestuale partenza della ditta Armani e altre circostanze finanziariamente sfavorevoli hanno creato una sofferenza contabile da sanare. Con l’operazione SA il Comune avrebbe un incasso straordinario di 30 milioni di franchi dovuto alla rivalutazione contabile dell’AIM, senza che venga creato alcun valore aggiunto. Dunque, si può credibilmente sospettare che la finalità contingente e nascosta della decisione sia il maquillage contabile del bilancio comunale.
I promotori di questa operazione locale si inscrivono, scientemente o meno, nella prassi politica neoliberista che mira a trasferire al settore privato compiti tradizionalmente affidati alle istituzioni statali, mercificando beni, servizi e valori di interesse collettivo. L’impresa come paradigma della società e la concorrenza quale rapporto selettivo tra enti e individui comporta il regresso sociale dell’ognuno per sé, tanto gradito alle oligarchie capitalistiche quale strumento divisivo per rafforzare la propria egemonia. Oligarchie che testardamente anelano ad affrancarsi dai vincoli democratici che hanno ispirato gli stessi Stati liberali del dopoguerra.
*membro del comitato contro la trasformazione delle AIM in SA