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Il coordinamento dell’MPS ha preso atto con stupore della risposta del Municipio che, non solo nega la realtà, ma prospetta ai cittadini e alle cittadine un futuro roseo e senza problemi quanto al futuro della sanità pubblica nel Bellinzonese.

Il primo punto di dissenso riguarda il futuro dell’ORBV. Secondo il Municipio, la situazione sarebbe ormai sotto controllo e “oggi i pericoli maggiori paiono scongiurati e all’ospedale garantita un’attività in linea con la sua tradizione e le sue competenze”. Di fronte a queste considerazioni non si sa cosa pensare, visto che è evidente a tutti che la direzione dell’EOC (in combutta con la direzione del DSS) sta procedendo, lentamente ma regolarmente, a mettere in atto il processo di smantellamento degli ospedali di Faido e Acquarossa, in particolare dei due reparti di medicina e dei Pronto soccorso. Ci sono indizi chiari di questo: basti pensare, ad esempio, alla decisione dell’EOC di scorporare dall’Ospedale Regionale Bellinzona e Valli Faido (parte riabilitazione). Quindi proprio mentre l’ORBV sta perdendo, anche formalmente, un primo pezzo, il Municipio di Bellinzona sostiene che i pericoli maggiori sarebbero scongiurati. È facile immaginare quali conseguenze possa avere la chiusura di queste strutture ospedaliere periferiche dell’ORBV per i cittadini e le cittadine di Bellinzona e di tutta la regione: diminuzione dei posti letto, sovraccarico del Pronto soccorso (già oggi ampiamente problematico), diminuzione della qualità delle cure e della presa a carico.

Anche sulla questione dell’iniziativa privata tesa a creare un centro medico con sale operatorie private, la risposta del Municipio è assolutamente inaccettabile. Ora, come non riesce a capire, il Municipio di Bellinzona, che si tratta comunque di un trasferimento di prestazioni di medicina ambulatoriale dall’Ospedale pubblico ad una struttura privata? Come si fa a non capire che, per funzionare sia dal punto di vista tecnico che finanziario – dato il cospicuo investimento che i privati faranno e non certo a fondo perso – questo nuovo “piccolo ospedale” (così viene definito nella documentazione annessa alla domanda di licenza edilizia) dovrà monopolizzare tutti gli interventi di piccola chirurgia oggi effettuati al San Giovanni?

Si tratta, non vi sono dubbi, di un impoverimento (di uno smantellamento di parte della medicina ambulatoriale) della struttura ospedaliera pubblica. Alla stessa stregua di quanto stanno facendo i centri medici che sorgono come funghi in questi ultimi anni. Queste strutture tolgono pazienti al settore pubblico (oggi, ad esempio, una parte della medicina ambulatoriale è svolta dai Pronto soccorso, indipendentemente dal fatto che siano stati concepiti per questo compito), lo indeboliscono, lo costringono a occuparsi solo di quella medicina “pesante” (per usare l’espressione dello stesso Municipio) che è molto costosa in investimenti e gestione e che quindi volentieri il privato lascia al pubblico.

Infine, la chimera del nuovo ospedale (tra vent’anni) che dovrebbe risolvere tutti i problemi. Chi vivrà vedrà è il caso di dire (e il Municipio gioca sul sicuro, visto che i tempi sono lunghissimi e tali da non rovinare carriere municipali…). Ma non vi sono dubbi che la costruzione di nuovi ospedali, nella visione dell’EOC e del Cantone, va di pari passo con lo snellimento della struttura ospedaliera, la sua concentrazione, la limitazione dell’intervento pubblico alla sola medicina acuta specialistica. Affermare, ad esempio, che “con la realizzazione del nuovo ospedale dovranno comunque anche essere previsti sufficienti spazi per la chirurgia ambulatoriale”,dopo che per una ventina di anni si saranno sviluppate e avranno prosperato iniziative come quella delle sale operatorie private, dimostra una grande ingenuità che rasenta, speriamo di sbagliarci, la malafede.

L’MPS non condivide questa visione municipale, segno di una passività in netta continuità con l’atteggiamento degli ultimi anni, frutto di una visione neoliberale che di fatto sposa l’offensiva in atto, a livello cantonale così come a livello nazionale, per sviluppare ulteriormente la logica di mercato nel settore ospedaliero. Altro che Bellinzona, città “di sinistra”…

Per questo da parte nostra, come MPS, abbiamo lanciato una petizione su tema della “privatizzazione” delle sale operatorie che invitiamo tutti e tutte a firmare!