di Giuseppe Sergi
Ha creato scalpore la decisione della Società Elettrica Sopracenerina (SES) di emettere una tassa speciale (264 franchi annui) a carico di utenti che possiedono abitazioni, servite da SES, che si trovano in luoghi discosti (fuori dalla zona edificabile) e, secondo la SES, tali da provocare oneri supplementari che l’azienda distributrice ritiene necessario recuperare. Un recupero che avviene, malgrado lo stratagemma della tassa una tantum, attraverso quello che appare un aumento, seppur indiretto, delle tariffe.
Questo episodio dovrebbe essere attentamente valutato da tutti coloro che, in questi giorni, si apprestano a votare sul referendum relativo alla trasformazione delle Aziende Industriali di Mendrisio (AIM) in SA.
L’attenzione degli elettori e delle elettrici di Mendrisio dovrebbe focalizzarsi su almeno quattro aspetti.
Il primo è che SES è una società anonima (SA): e proprio in una SA si vorrebbero trasformare le AIM. E decisioni come quella presa dalla direzione di SES sono appannaggio delle direzioni aziendali (e al limite del consiglio di amministrazione) e non tengono assolutamente conto (e non possono nemmeno farlo per legge) delle esigenze dei cittadini. Quel che è decisivo, per gli amministratori di una SA, è il “bene” della società, i suoi conti, i suoi profitti. Le preoccupazioni dei cittadini/utenti, gravarli o meno con minori oneri per il servizio pubblico erogato, come in questo caso, non entra (e non può entrare) nelle preoccupazioni di una SA.
Il secondo è che la SES è una società anonima le cui azioni sono totalmente in mano ai comuni (questo passaggio è avvenuto lo scorso anno). Sarà sempre “proprietà dei cittadini”, hanno ripetuto l’altra sera in un dibattito a Mendrisio i fautori della trasformazione delle AIM in SA: e quindi, hanno aggiunto, “non prenderà decisioni sfavorevoli ai cittadini che di questa SA sono i proprietari”. Questo esempio della SES mostra esattamente il contrario: una SA può prendere, proprio per la logica che la anima, decisioni sfavorevoli ai cittadini e alle cittadine. Per le ragioni e la “logica” di cui abbiamo parlato qui sopra.
Il terzo aspetto è che questo tipo di decisioni, tipico di una SA e della logica di mercato alla quale essa si ispira, parte dalla negazione di quello che è uno dei principio fondamentali di un servizio pubblico: il diritto e la parità di accesso a questo servizio per tutti i cittadini. L’accesso alla rete elettrica non può essere diverso se uno abita a Meride o se uno abita a Rancate, se uno abita a Fusio o se abita a Locarno. Con la sua decisione la SES rimette in discussione questo principio che da sempre regge il servizio pubblico. E può farlo proprio perché è una SA.
IL quarto e ultimo aspetto è che contro questo tipo di decisioni vi sono scarse possibilità di intervento. Non possono intervenire le autorità politiche dei comuni “proprietari” (totalmente o parzialmente delle SA), non possono intervenire i cittadini e le cittadine attraverso gli strumenti della cosiddetta democrazia diretta (referendum, iniziative, etc,). Certo, tutti possono (e debbono) protestare, ma non hanno alcun mezzo di contestazione giuridica di queste decisioni. La SA, con la sua logica contabile ed economica, è superiore, nel capitalismo reale di cui è uno degli strumenti privilegiati, a qualsiasi istanza democratica, a qualsiasi legittima esigenza sociale.
I cittadini e le cittadine del Mendrisiotto ne stanno avendo una dolora dimostrazione con le vicende che vedono protagonista la Posta e i suoi progetti di chiusura di uffici postali
Queste brevi riflessioni sulla vicenda SES dovrebbero spingere i cittadini e le cittadine di Mendrisio a evitare avventure dalle possibili e incalcolabili conseguenze; e a votare decisamente NO alla trasformazione delle AIM in SA il prossimo 5 marzo.