di Alessia Di Dio
In queste ultime settimane, lo “scandalo” suscitato dal caso Argo1 ha conquistato le prime pagine dei giornali locali. Numerose voci si sono levate per denunciare le procedure di assegnazione del mandato. È tuttavia limitativo riassumere tutta la questione a un semplice problema di disfunzionamento a livello della gestione amministrativa di questo dossier.
Quanto successo è il sintomo di una situazione ben più generalizzata ed è la conseguenza inevitabile della progressiva trasformazione dell’asilo in un vero e proprio business milionario, in cui società private lucrano sulla pelle dei più fragili, il tutto con l’avallo delle autorità politiche che da anni non solo chiudono gli occhi di fronte agli ormai innumerevoli scandali, ma tendono a favorire proprio queste società private a scapito delle ONG e delle associazioni umanitarie, che sono sempre più estromesse dal settore.
ORS Service: leader del business svizzero dell’asilo
Emblematico è il caso della ORS Service AG, una società privata con scopo di lucro, che svolge il ruolo di leader indiscusso – o forse sarebbe meglio parlare di quasi-monopolio – del settore della gestione degli asilanti a livello svizzero.
Oltre Gottardo la reputazione della ORS non è certo rosea: questa società anonima, creata nel 1992, brilla innanzitutto per la sua opacità: impossibile, ad esempio, conoscere la sua cifra d’affari, che – secondo alcuni media – avrebbe superato nel 2015 gli 85 milioni di franchi, con un aumento dunque di ben 20 milioni rispetto all’ultimo dato disponibile, i 65 milioni dichiarati dalla stessa ORS per il 2014. Soldi provenienti essenzialmente dalle erogazioni pubbliche. E soprattutto è impossibile conoscere l’ammontare dei profitti che queste società private riescono a realizzare lucrando sulla gestione e la sorveglianza degli asilanti. Che il settore sia però appetitoso per gli investitori privati, ci è confermato dallo stesso Willy Koch, fondatore ed ex direttore di ORS (in precedenza direttore generale dell’agenzia interinale Adia – poi divenuta Adecco), che nel 2015 ha spiegato al Wall Street Journal che quello della gestione degli asilanti sia certo un settore “dai margini di profitto [per singolo migrante] assai ridotti, ma la cui chiave è certamente il volume”.(1)
E il volume d’affari gestito dalla ORS è in continua espansione: 13 centri di registrazione e di procedura della Confederazione, tra cui quelli di Chiasso, Stabio e Losone, una quarantina di centri cantonali d’accoglienza o di aiuto d’urgenza (Friborgo, Zurigo, Berna, Soletta e Argovia) e numerose altre piccole o medie strutture d’alloggio per richiedenti su mandato di vari comuni della Svizzera tedesca. Da più di 20 anni ORS Service gode dunque di un’ininterrotta fiducia da parte delle nostre istituzioni, nonostante una ormai lunga serie di scandali che ha coinvolto più centri.
“Condizioni di vita disumane”
Lo scandalo più recente risale a poche settimane fa, quando un articolo della Basler Zeitung (2) ha portato alla luce una serie di pratiche abusive all’interno del centro per richiedenti di Aesch (Basilea Campagna), gestito proprio dalla ORS: dalle punizioni collettive – nel protocollo interno si può leggere che se un richiedente non rifà bene il letto la mattina, tutti gli occupanti della camera sono privati del loro diritto di uscire dal centro – al cibo insufficiente, in particolare quello destinato ai bambini, lo stesso latte in polvere è eccessivamente razionato e i genitori si vedono costretti a comprare gli alimenti per i figli utilizzando i loro miseri 3.- al giorno. Alcuni dipendenti che hanno provato ad esprimere critiche verso le pratiche imposte dalla ORS sarebbero stati minacciati di licenziamento e sarebbe stata puntualmente ricordata loro la clausola di confidenzialità che avevano firmato al momento dell’assunzione.
Non è la prima volta che ORS si vede rivolte simili accuse, già nel 2012 vari problemi e abusi nella gestione del centro per asilanti di Eigenthal (LU) erano stati segnalati dai media, e un rapporto commissionato dal Consiglio federale aveva evidenziato le stesse identiche pratiche denunciate ad Aesch (sanzioni arbitrarie, cibo insufficiente, etc). Problemi simili erano emersi anche nei centri ORS di Schwarzenberg (LU) e di Tschorren (BE): oltre all’abituale eccessivo razionamento del cibo, i richiedenti si sono lamentati per il freddo e la mancanza di abiti adeguati. Alcuni errori sarebbero avvenuti anche nella gestione della farmacia e a diverse persone sarebbero stati somministrati trattamenti sbagliati. (3)
La società è anche attiva in Germania e in Austria, dove la sua gestione del centro di Traiskirchen è finita nel mirino di Amnesty International, che nel 2015 ha denunciato delle “condizioni di vita disumane”: solo 4 medici per più di 4’500 persone e conseguente impossibilità di fornire a tutti e tutte cure adeguate, cibo scarso, servizi igienici in condizioni spaventose, 1500 richiedenti costretti a dormire all’aperto, minori non accompagnati completamente abbandonati a loro stessi, etc. (4)
Ciononostante, il Consiglio federale persiste nel ricondurre i suoi mandati a ORS e la socialista Simonetta Sommaruga, il cui dipartimento ha in carico il dossier dell’asilo, non esita ad affermare che “il Governo attribuisce i mandati in funzione del prezzo, ma anche in funzione della qualità del servizio offerto e della conformità alle norme di salute e di sicurezza. Se queste condizioni sono rispettate, il Consiglio federale considera legittimo il fatto che un fornitore privato realizzi un beneficio nell’esercizio della sua missione di supervisione.” (5)
Lucrare sulla pelle degli asilanti
Cosa hanno in comune una richiedente d’asilo eritrea che soffre il freddo in un bunker svizzero e un insegnante californiano che si gode la pensione in riva all’oceano? All’interno del nostro mondo sempre più globalizzato, succede che parte dei soldi pubblici destinati alla prima finiscano nelle tasche del secondo. Tutto questo grazie a ORS. La società svizzera appartiene infatti alla londinese Equistone Partners Europe Limited, un fondo d’investimento internazionale, che conta tra i suoi investitori anche un fondo pensionistico degli insegnanti californiani.(6)
Ma come è possibile riuscire a lucrare all’interno di un settore come quello dell’asilo, sottoposto a continui tagli delle somme destinate alla gestione dei richiedenti?
Un’interessante inchiesta della WOZ (7) ci spiega uno dei meccanismi con cui ORS riesce a realizzare ampi margini di profitto sulle spalle dei migranti e approfittando dei finanziamenti pubblici loro destinati. Nel comune zurighese di Weiach, ORS gestisce una piccola struttura che ospita una decina di asilanti: per ognuno di loro, ORS riceve un forfait mensile di 1493,95.-, da cui trattiene 371,95.- per la cassa malati (8), 700.- per l’affitto, 22.- per le spese accessorie, lasciando solo 400.- ai richiedenti per le loro spese quotidiane. Ora, i richiedenti sono alloggiati in una vecchia fattoria (dove dormono a 3 o 4 in camere di nemmeno 12 metri quadrati), il cui affitto ammonta a circa 18’000.- all’anno, ma che ORS fattura 84’000.-, una differenza di ben 66’000 franchi! Non sono certo i costi del personale a giustificare una tale cifra, poiché non esiste in sostanza alcun tipo di sorveglianza o assistenza, al di fuori di 2 o 3 visite mensili di un’impiegata.
Ma è anche sul personale – sulla sua formazione e sui suoi salari – che si esercitano le pressioni di ORS per massimizzare il profitto, come ben illustra quanto avvenuto nel Cantone Friborgo. Nel 2008 il Cantone ha attribuito il mandato per la gestione dei suoi centri per asilanti all’ORS, che ha fatto un’offerta ampiamente inferiore a quella della Croce-Rossa friborghese, ente che da 24 anni si occupava dei richiedenti d’asilo nel Cantone. Ciò ha comportato il licenziamento collettivo di tutti i 55 collaboratori e collaboratrici del settore asilo della Croce-Rossa friborghese, una parte dei quali sono poi finiti a lavorare proprio per ORS, per dei salari – tuttavia – fino a 1’500.- più bassi, senza contare un importante peggioramento delle condizioni lavorative. (9)
Più in generale, un’ampia porzione del personale assunto da ORS non dispone di alcun tipo di formazione sociale. All’interno dei centri sotto la loro gestione, gli asilanti sono spesso completamente abbandonati a loro stessi oppure l'”accompagnamento” si riassume a una rigida serie di attività domestiche, effettuate sotto lo stretto controllo dei sorveglianti che non esitano a costringere a lavori pesanti anche le donne incinte (10) e sanzionare severamente ogni minima infrazione o ritardo nell’effettuare un incarico. Le associazioni e i collettivi che si occupano di sostegno agli asilanti sono inoltre molto spesso escluse di accesso ai centri, ostacolando così la difesa dei loro diritti e impedendo un controllo sulle condizioni di vita all’interno di queste strutture.
Razzismo e logiche neoliberali
L’attuale situazione dominante all’interno della gestione dell’asilo in Svizzera segna senza alcun dubbio la morte definitiva del mito della tradizione umanitaria del nostro paese. L’affermarsi di logiche di mercato all’interno del settore dell’asilo è la naturale conseguenza di una politica di “accoglienza” che prende sempre più le forme di una politica d’esclusione: le condizioni disumane di vita all’interno dei centri e l’isolamento degli asilanti hanno come obiettivo di dissuadere i migranti dal chiedere asilo in Svizzera e spingerli il più rapidamente possibile a lasciare il nostro paese. Le ditte private, come ORS o Argo1, si prestano meglio a tale scopo che non le diverse associazioni umanitarie. Quando il razzismo, oramai istituzionalizzato e banalizzato, si fonde con le logiche neoliberali di massimizzazione del profitto, di razionalizzazione estrema e libera concorrenza come strumento di regolazione, gli asilanti passano dallo statuto di persone a quello di stock umano su cui lucrare senza alcuno scrupolo!
1. The Growth of Refugee Inc., The Wall Street Journal, 14.11.2015.
2. Wie Asylsuchende schikaniert werden, Basler Zeitung, 15.02.2017.
3. Le business juteux de l’asile, 24heures, 11.11.2015.
4. Schweizer Asylfirma liess 1500 Flüchtlinge im Freien schlafen, Tagesanzeiger, 26.08.2015.
5. 24heures, cit.
6. Nel 2013, l’acquisizione di ORS è stata definita da Equistone nel suo rapporto annuale come un’opportunità con un “promettente e sicuro potenziale di crescita” (D. Greenfield, Making money on refugees is all about volume, Frontpagemag, 16.09.2015).
7. Die Asylprofiteure, WOZ, 8.12.2011.
8. Tuttavia, la cassa malati meno cara disponibile a Weiach costa solo 255.- (cf. WOZ 2011, cit.)
9. SSP-CFT Fribourg, Info Syndicales – 2, 2007.
10. Dans les centres fédéraux, fais ce qu’on te dit (11.03.2017, droit-de-rester.blogspot.ch)
11. “ORS, dégage!”: La gestion de l’asile par des firmes privées en question, Revue Vivre Ensemble, 138, giugno 2012.