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di Michela Bovolenta

Pubblichiamo il testo dell’intervento di Michela Bovolenta, segretaria centrale SSP, all’assemblea dell’Unione Sindacale Svizzera del 24 marzo. Assemblea che si è espressa con 98 voti a 21 a favore della Riforma della Previdenza vecchiaia 2020. Vi ricordiamo, inoltre, che oggi è stato ufficialmente lanciato il referendum contro la Riforma.
Firmate tutte e tutti per difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori!

Il movimento sindacale non può e non deve accettare di far inghiottire alle donne l’enorme rospo dell’aumento dell’età pensionabile. Una lettera firmata da 300 donne sindacaliste vi ha lanciato l’appello a non sacrificare sull’altare di un compromesso tra politici le lavoratrici che svolgono i mestieri più faticosi e precari.1 “In quanto donne, la nostra posizione è chiara: è fuori questione aumentare l’età pensionabile a 65 anni mentre ci sono così tante questioni che non sono ancora risolte a livello della parità”. Queste sono le parole di Corinne Schärer [membro del comitato direttore di Unia]. È forse cambiato qualcosa? Si è forse raggiunta la parità? Certo che NO.

Aumentare l’età di pensionamento è un fatto in sé inaccettabile per il movimento sindacale, che ha tra i suoi elementi fondanti proprio la lotta per ridurre il livello di sfruttamento delle salariate e dei salariati tramite la riduzione della durata del lavoro. Ma accettare che le donne lavorino un anno di più quando la parità non è raggiunta è ancor più inaccettabile ed è un segnale negativo e un passo indietro rispetto alle lotte che abbiamo combattuto in favore della parità e dei diritti delle donne. Accettare l’aumento dell’età di pensionamento delle donne quando le salariate e i salariati di 50 o 55 anni si fanno licenziare senza riguardi è incomprensibile. Dall’annuncio del sostegno risicato [22 a 19] del Sindacato dei Servizi Pubblici (SSP) alla riforma, sono già arrivate nei nostri segretariati molte lettere di dimissioni.

Per giustificare la vostra posizione, riprendete gli argomenti catastrofisti della destra sul futuro dell’AVS, argomenti che abbiamo combattuto insieme durante la campagna per AVS plus.

E sbandierate dei miglioramenti che non sono tali. Naturalmente nessuno si oppone al bonus di 70 franchi nell’AVS in quanto tale. Ma questo piccolo aumento non cambia la sostanza. È esagerato parlare di uno storico rafforzamento dell’AVS. Vi ricordo che nel 1972 le rendite furono aumentate dell’80%, e ancora del 25% nel 1975! E, soprattutto, credete veramente che questi 70 franchi miglioreranno le condizioni delle 500’000 donne che avranno solo l’AVS per vivere? Credete che si possa vivere in Svizzera con una rendita di 1’500 o 1’600 franchi al mese, più 70 franchi? È vero che 70 franchi sono meglio di niente, ma da un’assemblea sindacale ci si aspetterebbe una maggiore ambizione.

E in merito al cosiddetto grande passo in avanti rappresentato dall’entrata nel secondo pilastro delle donne che lavorano a tempo parziale, è meglio non entusiasmarsi troppo. In primo luogo, le donne che sono vicine alla pensione non avranno il tempo di crearsi un capitale di secondo pilastro, ma dovranno comunque andare in pensione un anno dopo. In secondo luogo, tutti gli indicatori del secondo pilastro non lasciano presagire nulla di buono: gli interessi calano, i tassi di conversione si abbassano, le rendite si sciolgono come neve al sole. Nessuno può prevedere quale sarà il livello delle rendite fra 20 o 30 anni. Nessuno. C’è una sola certezza: dovremo pagare dei contributi maggiori. In terzo luogo, le donne che hanno un basso salario avranno solo un piccolo capitale e dunque, nonostante le nuove regole, avranno una rendita minuscola. La Riforma della Previdenza vecchiaia 2020 sono 1,6 miliardi di contributi supplementari versati agli assicuratori e alle casse pensione. Sono loro che ci guadagnano. Non le donne.

Per queste ragioni, diciamo NO alla PV 2020. No a una riforma fatta sulle spalle delle donne.

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