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di Matteo Pronzini*

I salari in Ticino solo calati in ben 7 sezioni economiche su 17 fra il 2008 e il 2014, un’evoluzione a dir poco allarmante eppure, ancora una volta, da parte del Consiglio di Stato non vi è stata nessuna reazione o commento.
I primi risultati della Rilevazione della struttura dei salari 2014 sono stati pubblicati sul sito dell’Ufficio federale di statistica il 30 novembre 2015 e già era visibile questo calo in Ticino.

Sono state inoltrate due interrogazioni chiedendo un approfondimento ma il Consiglio di Stato ha assicurato che non era necessario poiché era previsto uno studio dell’Ufficio cantonale di statistica che avrebbe risposto a tutti i quesiti sollevati(1).
Lo studio a cui fa riferimento il Consiglio di Stato, previsto per il terzo trimestre 2016, è stato pubblicato 29 marzo 2017(2) e riguardo al calo dei salari registrato in sei settori si limita a dichiarare:
“È importante sottolineare inoltre che, rispetto al 2008, non tutti i comparti dell’economia privata ticinese hanno segnato un aumento, anzi in alcuni casi si osservano anche diminuzioni dei valori mediani”.

Eppure dai dati pubblicati nell’allegato 6 emerge un calo dei salari in termini nominali nei settori:
– Attività manifatturiere
– Fornitura di acqua e reti fognarie
– Trasporto e magazzinaggio
– Servizi di informazione e comunicazione
– Attività immobiliari
– Attività professionali, tecniche e scientifiche
– Attività artistiche e di intrattenimento

In alcuni casi si tratta di riduzioni consistenti, che raggiungono addirittura il 18,5% per i salari alti nei Servizi di informazione e comunicazione. Eppure nello studio non c’è nessuno commento né tanto meno un abbozzo di spiegazione.

La tabella pubblicata in allegato allo studio inoltre riguarda solo le sezioni economiche. Qualche indicazione supplementare per capire in quali rami economici si sono registrati cali salariali si può ottenere paragonando i dati per Grandi Regioni 2008 e 2014 pubblicato sul sito dell’UST.

Da notare inoltre che i salari mediani non permettono di individuare tutti i casi di riduzioni salariali. Dal nuovo calcolatore dei salari dell’Unione sindacale svizzera è emerso che sono calate le retribuzioni anche nel settore della vendita. Il calo in Ticino per un/a dipendente con 10 anni di esperienza si attesta al 6,3%.
Nel nostro cantone i dati elaborati dall’USS metto in evidenza riduzioni dei salari anche nell’industria metalmeccanica (solo Ginevra ha un’evoluzione analoga) e l’artigianato (in questo settore il Ticino è il solo cantone ad avere un’evoluzione negativa).
Inoltre questi cali riguardano il periodo 2008-2014, nel frattempo altre retribuzioni si sono ridotte a quanto pare. Nel settore bancario si registrano cali delle retribuzioni fino al 30% per i nuovi dipendenti che lavorano nel back-office o nell’assistenza, secondo quanto denunciato da Stephen Surber, direttore di Page Executive in Svizzera, in una articolo pubblicato il 26 marzo sulla NZZ. Anche in caso di ristrutturazioni non è raro assistere a riduzioni salariali del 30%.
A più di un anno di distanza dalla pubblicazione dei primi risultati della RSS 2014 sul sito dell’Ust, ancora in Ticino non sappiamo cosa abbia determinato il calo dei salari in determinate sezioni e rami economici, come invece aveva assicurato il Consiglio di Stato (“..i dati ricevuti dall’UST, come pure le susseguenti analisi, risponderanno in modo compiuto a tutti i quesiti posti”. Risposta interrogazione no. 189.15)

Lo studio si limita a constatare l’evoluzione dei salari e solleva interrogativi che rimangono senza risposta:
1) come mai in Ticino i salari crescono meno che nel resto del paese e di conseguenza il divario fra i salari mediani ticinesi e svizzeri negli anni cresce invece di diminuire?
2) è dovuto al fatto che in Ticino si creano più posti di lavoro che richiedono basse qualifiche?
3) come mai i differenziali salariali fra Ticino e Svizzera raggiungono anche il 35% in certi settori anche se “la struttura del tessuto economico ticinese è molto simile a quella osservata su scala nazionale in termini di ripartizione degli impieghi”?
4) quali sono i rami economici con le maggiori differenze di salario fra Svizzera e Ticino e perché?
5) come mai la differenza salariale fra svizzeri e frontalieri aumenta in generale passando dal 17,3% al 20,6% e in particolare nel segmento “senza funzione di quadro” che rappresenta i due terzi dei posti di lavoro nel settore privato?
6) sono stati assunti più frontalieri per impieghi con basse qualifiche?
7) la diminuzione del differenziale salariale fra donne e uomini e fra svizzeri e frontalieri a parità di posizione gerarchica è dovuta anche al fatto che il salario mediano degli uomini fra il 2012 e il 2014 è calato da 5’458 a 5’397 franchi franchi e che per molte categorie di residenti (svizzeri, permesso C e B) i salari sono scesi?

Se veramente “Il tema dell’evoluzione dei salari figura tra le priorità del Consiglio di Stato, soprattutto nell’ambito delle riflessioni che riguardano lo sviluppo del mercato del lavoro”(3) , il governo non può certo accontentarsi di prendere atto di quest’evoluzione senza nemmeno tentare di determinare le cause di questi fenomeni. Si tratta infatti interrogativi importanti per capire il fenomeno della sostituzione della manodopera residente e della “lombardizzazione” dell’economia ticinese e capire se effettivamente in Ticino si creano “posti di lavoro di qualità” come auspicato dal Consiglio di Stato.

Con questa mozione chiedo quindi al Consiglio di Stato di dare mandato dall’Ustat di effettuare un approfondimento per chiarire le cause che hanno portato i salari ticinesi a distanziarsi sempre più da quelli svizzeri e per capire quale sia l’effettiva evoluzione del mercato del lavoro.

Note:

1) Risposta a interrogazione n. 76.16.
2) 29.03.2017, Extra dati, A. XVII, n. 02, marzo 2017, “Salari in Ticino: stato ed evoluzione 2008-2014. I risultati della Rilevazione della struttura dei salari”.

3) Risposta CdS interrogazione no. 189.15.

* Mozione del Deputato MPS Matteo Pronzini MPS del 27 aprile 2017.