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di Angelica Lepori e Monica Soldini

Fa piacere sentire i rappresentanti di tutti i partiti sostenere la necessità di mantenere le promesse elettorali e non deludere gli elettori. Proprio loro, si potrebbe dire, che sono maestri in questo. Si potrebbero riempire pagine intere di promesse fatte e sbandierate nelle varie campagne elettorali e poi immediatamente smentite alla prova dei fatti.

Ma non è questo il problema. La decisione della lista MPS-POP-Indipendenti di chiedere a Matteo Pronzini e Pino Sergi di rinunciare alla carica in consiglio comunale per fare spazio alle due subentranti (quindi persone presenti sulla lista e votate e scelte, anche se in misura minore, dagli elettori e dalle elettrici) voleva semplicemente essere un segnale importante per ribadire essenzialmente due cose, due principi fondamentali ai quali molto spesso gli stessi rappresentanti di quei partiti che oggi si ergono contro questa decisione fanno riferimento.
La prima consiste nel permettere alle donne, molto spesso sottorappresentate nelle istanze istituzionali e non solo, di avere un piccolo spazio di parola. Sia chiaro, la nostra presenza in consiglio comunale a Bellinzona da sola non basterà a cambiare le condizioni di vita delle donne e a portare avanti una reale battaglia per i diritti delle donne, ma è anche vero che è perfettamente inutile continuare a ribadire la necessità di garantire la parità tra i sessi senza poi fare qualche passo, anche piccolo, nella giusta direzione. La politica istituzionale tende ad autoriprodursi e questo spiega per qual ragione siano necessari gesti (piccoli, per carità, non esageriamo!) di rottura: senza i quali si continuerà così e le donne continueranno ad essere escluse da qualsiasi tipo di rappresentanza. Ed è quanto succede da anni, malgrado i proclami e le buone intenzioni. Noi non siamo ipocriti come gli altri, non predichiamo bene e razzoliamo male!
La seconda consiste invece nella consapevolezza di non voler personalizzare la politica, forti anche della convinzione che la presenza su una lista elettorale corrisponde alla condivisione di un programma che chiunque della lista difende e porta avanti, e quindi alle necessità di lasciare spazio anche a altre figure che non ricoprono cariche istituzionali o di responsabilità dentro un partito. Un modo insomma per evitare l’attaccamento alle cariche (poche, è vero, ma pur sempre tali) e permettere una maggiore partecipazione alla vita politica dei militanti e delle militanti.
Sono semplicemente queste le ragioni di una scelta che, per quanto ci è dato di sapere, il nostro elettorato ha capito molto bene, ma che chi siede oggi nelle istituzioni e nei partiti non ha ancora capito. E ci sembra di poter dire che questa ostilità sia soprattutto dettata dalla paura e dall’ignoranza. La nostra battaglia comunque continuerà dentro e fuori le aule dei vari palazzi, nella convinzione che oggi sia più che mai fondamentale permettere una vera partecipazione di tutti e tutte alla politica in senso ampio.