Intervista a Gianluca Bianchi*
Continua lo sciopero dei lavoratori attivi nel bacino svizzero servito della Società di Navigazione Lago Maggiore per il terzo giorno consecutivo. Essi si battono contro la decisione degli organismi dirigenti della società di licenziare 34 lavoratori e chiedono alla direzione di ritirare questi licenziamenti. Non sappiamo come andrà a finire, ma in ogni caso si tratta di un piccolo ma importante segnale che questi lavoratori ci inviano. E questo per almeno due ragioni.
La prima è che, per una volta tanto, il movimento sindacale non si limita a considerare come inevitabili dei licenziamenti, mettendosi subito a negoziare un piano sociale ed accettando in questo modo la funzione di accompagnatore delle logiche padronali.
Si tratta di un piccolo segnale che gli stessi sindacati protagonisti di questo sciopero in un certo senso inviano a sé stessi. Quante volte in questi ultimi anni queste stesse organizzazioni sindacali (pensiamo in modo particolare a OCST e SEV, ma in parte il discorso vale anche per UNIA) hanno accettato le indicazioni padronali, anche quando vi erano segnali evidenti che la soppressione di posti di lavoro (o la chiusura totale di un’azienda o il suo spostamento all’estero) rispondeva prima di tutto ad una logica di difendere e ampliare i margini di profitto?
La seconda ragione è il fatto di aver fatto ricorso alla mobilitazione dei salariati, frutto di un lavoro continuo (già negli ultimi mesi avevamo avuto segnali di “agitazione” tra i ranghi dei lavoratori di questa società) di ascolto e di mobilitazione. Una mobilitazione che è la sola garanzia di successo o, anche se alla fine non si dovesse spuntarla, della creazione di un rapporto di forza che permetterà di negoziare una soluzione sicuramente migliore di quella proposta con il licenziamento dei 34 lavoratori. Perché è a tutti evidente che uno sciopero, la mobilitazione dei salariati permette di negoziare (qualsiasi sia la soluzione) in condizioni migliori di quelle rappresentate da una situazione nella quale una parte dei salariati si trova già con un piede fuori dell’azienda, esercitando quindi una funzione di ricatto e di smobilitazione sugli altri.
Per prendere il polso della situazione abbiamo parlato brevemente con Gianluca Bianchi, segretario di Unia responsabile per questo sindacato del conflitto in atto.
Puoi richiamare brevemente le ragioni dello sciopero?
Nel 2016 è stata rinnovata la concessione che regola l’attività di trasporto sul Lago Maggiore (si tratta di un accordo tra Svizzera e Italia relativo agli specchi d’acqua comuni). Questa nuova concezione si basa su un rinnovamento del servizio. Le discussioni seguite sulla implementazione dell’accordo sono andate nella direzione di auspicare una privatizzazione del servizio. Proprio per muoversi più liberamente in questa prospettiva (e negoziare con la compagnia che gestisce la navigazione sul lago di Lugano) la direzione della Società Navigazione Lago Maggiore (SNLM) ha deciso di licenziare il personale e di liberarsi di quello che ritiene un fardello, cioè il contratto collettivo di lavoro (CCL).
Cosa chiedono i lavoratori in sciopero?
Le rivendicazioni immediate dei dipendenti, alla base dello sciopero, sono chiare: vogliamo il ritiro dei licenziamenti e il mantenimento delle garanzie contrattuali che sono buone. I dipendenti capiscono i problemi con i quali la SNLM è confrontata, ma non pensano che essi possano e debbano essere risolti attraverso uno smantellamento dell’occupazione e dei diritti sociali, oltre alla trasformazione di un servizio pubblico in un servizio a gestione privatistica.
Come si è arrivati alla organizzazione di questa lotta?
Già nel 2012, di fronte a dei tagli, era stata lanciata una petizione di sostegno ai lavoratori del bacino italiano che erano scesi in sciopero, petizione che aveva raccolto, anche grazie all’impegno dei lavoratori, diverse migliaia di firme. Diciamo poi che vi è una tradizione di attenzione e mobilitazione sindacale che, di fronte alle prospettive presentate dalla direzione, ha subito trovato la via della mobilitazione. Non è stato quindi difficile arrivare alla decisione. Il tutto attraverso procedure democratiche nelle quali sono i lavoratori a decidere la prosecuzione e le forme dello sciopero. Le prospettive di lotta sono, in questo momento, incoraggianti.
Quali sono le prospettive?
È evidente che lo sciopero in quanto tale deve permettere di costruire un rapporto di forza diverso, sia nei confronti della direzione che delle autorità politiche cantonali e federali. In questo senso vi è grande attenzione sulle decisioni che potrebbero prendere sia il Cantone che la Confederazione. Da un lato riaprendo le trattative con il governo italiano (responsabile della SNLM), dall’altro pensando ad interventi a breve che potrebbero permettere di avviare queste trattative. E non mi pare una cosa impossibile se penso a quanti milioni sono stati messi a disposizione per mantenere un vettore turistico come le stazioni sciistiche, sicuramente meno importante di quanto non lo sia la navigazione su Lago Maggiore. E parliamo di possibili interventi di gran lunga inferiori a quelli per le stazioni sciistiche.
*Gianluca Bianchi, segretario di Unia responsabile per questo sindacato del conflitto in atto.