a cura della redazione
Pubblichiamo, con qualche giorno di ritardo e ce ne scusiamo, questa lettera che un nostro lettore ci ha inviato (Red)
Che dire ancora del ticinese delle “dighe a volta sottili”?
Nulla, dopo i “coccodrilli” dei quotidiani cantonali e i peana degli amici, colleghi e addetti ai lavori.
Il lustro e l’onore del cantone della Svizzera minore o, se preferite, della periferia insubrica dell’Italia che conta, è salvo. Per un giorno possiamo sorvolare sulle ristrettezze politiche, culturali, economiche
che ammorbano il quotidiano dei ticinesi.
L’ingegnere se n’è andato, lontano da dove nacque (Lugano) e da dove operò (Locarno/Minusio).
I funerali si svolgeranno altrove, sulla riviera francese, in quello che è stato fino a poco tempo fa il
quarto paradiso fiscale al mondo, mandato in pensione dai diktat degli amici americani e dagli interessi
strategici della finanza multinazionale.
Dove pagheranno le tasse adesso gli eredi dell’ingegnere?
Dove le ha pagate fino ad oggi il progettista visionario?
C’è qualche temerario al Dipartimento delle Finanze che si azzarda a calcolare il minor introito, suo e di
altri commilitoni dalla livrea dorata, che, magari, avrebbe reso meno urgente la “campagna dei tagli” orchestrata in questi ultimi anni e limitato il saccheggio sul reddito del cittadino comune?
No? Non avevo alcun dubbio.
Carlo Curti, Lugano, 24 maggio 2017