Tempo di lettura: 2 minuti

di Angelica Lepori e Monica Soldini*

Di ritorno dalle vacanze abbiamo potuto leggere sul Corriere del Ticino due notizie relative, in modo più o meno diretto, alla vicenda dei cambiamenti della cassa pensione per il personale della “nuova” Bellinzona. La prima, la più importante, è il risultato della votazione indetta tra il personale in questo torrido mese di luglio. Il risultato è stato sicuramente chiaro: il 73,3% dei votanti ha detto sì al cambiamento di cassa pensione. Ma il titolo del vostro giornale “una valanga di sì” vede le cose solo da una parte. Il risultato potrebbe essere visto anche da un prospettiva ben diversa. Proviamoci.

Tanto per cominciare possiamo dire che la partecipazione al voto è stata sicuramente alta (73,5 % dei dipendenti vale a dire 630 su 857), ma non eccelsa se si pensa che in gioco vi era il futuro pensionistico di ogni singolo dipendente. Siamo convinte che questo alto tasso di astensionismo sia legato all’assoluta mancanza di trasparenza e di adeguate spiegazioni rispetto al futuro. E,come sempre, quando qualcuno non capisce di cosa si tratta, preferisce astenersi.
Guardando il voto da questa prospettiva si nota poi che tra astenuti e contrari ben il 45% dei dipendenti ha fatto mancare il proprio sostegno alle proposte del municipio: e che quindi solo il 55% dei dipendenti le ha esplicitamente condivise. Un risultato chiaro, ma tutt’altro che una “valanga”, un piccolo smottamento ci verrebbe da dire.
A tutto questo dobbiamo poi aggiungere altre due altre considerazioni che rendono ancora meno eclatante il risultato.
Il primo è che tutto l’arco politico si è schierato a favore della proposta municipale; tutti i partiti (che rappresentano il 98% dell’elettorato) hanno messo in campo le loro forze, i loro contatti, i loro canali per sostenere la proposta. Ad essi si sono aggiunte le organizzazioni del personale, la commissione del personale, i dirigenti dell’amministrazione. Ci è mancato solo l’appello del Vescovo…e poi erano tutti schierati.
Il secondo è che i fautori del no all’accordo non hanno avuto alcuna occasione di esprimere il proprio punto di vista in occasione delle assemblee del personale. Addirittura, con l’intervento della polizia, è stato impedito a rappresentanti della nostra lista di partecipare all’assemblea del 24 luglio.
Ma è la seconda notizia che abbiamo potuto apprendere a rendere particolare mortificante al vicenda della cassa pensione di Bellinzona.
Apprendiamo infatti che il Municipale Giorgio Soldini, quindi uno dei fautori della proposta dell’esecutivo, lascerà il suo posto presso l’amministrazione cantonale e andrà in pensione, anticipata a 62 anni, il prossimo mese di settembre. Nulla di male. Nessun dubbio sul fatto che Soldini, abbia meritato la propria pensione anticipata.
Il regolamento della cassa pensione del cantone permette infatti ancora, per tutta una serie di persone, di godere di un buon pensionamento anticipato: in altre parole, le perdite per chi va prima in pensione, non sono tali da scoraggiare di sfruttare questa possibilità. Naturalmente la posizione di Soldini ha anche un vantaggio: gli 80’000 franchi di cui potrà godere come Municipale se verrà approvato il nuovo regolamento comunale.
Oggi però, con le proposte fatte dal Municipio, per molti dipendenti del comune di Bellinzona, in particolare per coloro che sono della stessa generazione di Soldini – e lo ha dovuto ammettere anche il sindacato Branda – il pensionamento anticipato sarà possibile solo con pesantissime decurtazioni salariali. Come dire che non sarà di fatto possibile.
Giudichi la popolazione di Bellinzona sulla coerenza di simili atteggiamenti.

*rappresentanti della lista MPS-POP-Indipendenti nel consiglio comunale di Bellinzona

Opinione pubblicata sul Corriere del Ticino del 11.8.2017

Print Friendly, PDF & Email