di Matteo Pronzini
20 franchi l’ora sono una retribuzione oraria minima per lottare contro il dumping salariale e contribuire alla lotta contro il fenomeno dei “working poor”. Lo dice il Tribunale federale. Anzi l’Alta Corte ha stabilito che questa cifra, calcolata in base alle complementari AVS/AI, dovrebbe essere maggiore tenendo conto delle spese professionali. E allora come è possibile che i salari minimi dei Contratti normali di lavoro fissati dal Consiglio di Stato ticinese siano tutti inferiori a questa cifra?
Come mai l’Istituto Ricerche economiche, che esegue studi commissionati dal cantone pagati con i soldi dei contribuenti, riesca addirittura a sostenere che 2’800 franchi, pari a circa 16 franchi l’ora, sarebbero più che sufficienti? Perché nel settore della vendita si sta lavorando per introdurre un contratto collettivo con salari lordi da 3’200 franchi?
Per l’MPS, che si è sempre battuto per salari minimi da 4’000 franchi mensili (e per 13 mensilità) anche 3’500 franchi sono comunque troppo pochi; la sentenza odierna del Tribunale federale ha un vantaggio: mette in luce l’ipocrisia della autorità e della maggioranza dei partiti ticinesi che, a parole, affermano di voler combattere il dumping, e nei fatti difendono salari che promuovono l’impoverimento dei lavoratori e la sostituzione con manodopera a basso costo.
Vale la pena aggiungere che appare anche penoso l’attuale dibattito che sembra una sorta di tiro alla fine tra chi propone 20 fr., chi 21, chi 22…Qui varrebbe la pena riflettere e discutere in termini di salario complessivo annuale, facendo così in modo che il dibattito possa essere compreso dai salariati. Infatti quando oggi, in Ticino, si fa riferimento ad un salario mensile, si intende questo salario moltiplicato per 13 volte poiché, fino ad almeno pochi anni fa, la corresponsione del salario avveniva su tredici mensilità. Per questo, ad esempio, quando l’MPS propose una propria iniziativa popolare per l’introduzione di un salario mensile (ritenuta irricevibile dal Gran Consiglio) fissammo (come detto qui sopra) un salario annuale di 52’000 franchi (4’000 x 13). La ragione era che quella proposta appariva come assai vicina al salario mediano di allora (il salario cioè che divide in due la popolazione salariati: metà sono sotto, metà sopra). Oggi quando si parla di 21 franchi si fa riferimento ai salari standardizzati calcolati dall’Ufficio federale di statistica. In altre parole un salario di 21 franchi corrisponde ad un salario mensile di 3’637 franchi, conteggiato tuttavia 12 volte. Il che dà un salario annuale di 44’148 franchi. Ne mancano ancora quasi 8’000 per arrivare alla proposta che avevamo difeso e che, a noi pare, è il minimo che oggi si possa proporre.
Che i Contratti normali di lavoro (con la fissazione dei loro bassi salari) non servissero a combattere il dumping, ma anzi lo abbiano di fatto promosso, era chiaro da tempo. Lo conferma anche uno studio dell’Ufficio di statistica: i salari mediani in Ticino sono calati in 7 sezioni economiche su 17 fra il 2008 e il 2014. Guarda caso né il consigliere di Stato Christian Vitta, né gli alti funzionari del DFE, e neppure gli “eminenti specialisti” dell’IRE si sono mai presi la briga di commentare queste cifre, impegnati come sono a preparare nuovi sgravi fiscali alle aziende. Così come il consigliere di Stato Beltraminelli non ha mai commentato i dati ufficiali sulla povertà: in Ticino il 31,3% della popolazione è a rischio di povertà e il 17,3% vive con un reddito uguale o inferiore alla soglia di povertà. Sono tassi doppi rispetto alle altre regioni svizzere, e stiamo parlando di residenti: non c’entrano nulla i lavoratori frontalieri, che i primanostristi accusano di tutti i mali…salvo poi assumerli a vagonate obbligandoli ad accettare salari al ribasso o senza CCL. E intanto il Gran Consiglio si prepara a tagliare altri 20 milioni nel budget, su proposta della Lega; tagli che, ancora una volta, penalizzeranno chi non arriva a fine mese pur di non infastidire chi di soldi ne ha e ne fa a palate.
In questo cantone a furia di false soluzioni e proposte cosmetiche, la situazione del mondo del lavoro e sul fronte sociale si è degradata a vista d’occhio, e se non ci decidiamo a cambiar rotta e ad adottare misure efficaci per sostenere il livello di vita della popolazione non basterà certo una sentenza a farci uscire da questo pantano.