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a cura della redazione

Il Movimento per il socialismo (MPS) chiede al Consiglio di Stato e al Municipio di Bellinzona l’immediata interruzione della loro partecipazione al gruppo di lavoro con le FFS nel quale si sta discutendo il futuro della Officina FFS di Bellinzona.

Le recenti esternazioni del presidente del consiglio di amministrazione delle FFS, riportate oggi dalla stampa, non sono che l’ultima conferma di qualcosa che da settimane ormai appare chiaro e che non ci siamo stancati di denunciare: lo smantellamento dell’Officina di Bellinzona. Dietro alla discussione sul trasferimento e sulla realizzazione di una nuova Officina si nasconde di fatto lo stesso progetto di nove anni fa che la mobilitazione dei lavoratori e della popolazione aveva ed ha fino ad oggi impedito.
Il presidente del consiglio di amministrazione delle FFS mente quando afferma che i posti di lavoro non verranno eliminati: gli scenari sui quali lavorano le FFS prevedono, nella migliore delle ipotesi, una nuova Officina con al massimo 150 posti di lavoro, un terzo degli attuali circa 450 posti di lavoro. Se questo non è uno smantellamento…
In altre parole il trasferimento dell’Officina, supportato dalla seducente idea della realizzazione di un nuovo e moderno stabilimento produttivo, altro non è che un binario morto, un pesante colpo al futuro occupazionale della regione e dell’intero Cantone.
Per questo non si capisce come il cantone e il comune di Bellinzona continuino a partecipare a discussioni che non vogliono certo il bene né della città, né del Ticino. È inoltre noto che in questo gruppo di lavoro si stanno discutendo altre pesanti condizioni quali, ad esempio, la rinuncia al prelevamento della TUI in caso di alienazione di superfici dell’attuale terreno o, ancora, il finanziamento di tutta una serie di lavori accessori per la nuova struttura che le FFS vorrebbero accollare alla comunità pubblica. Come dire: oltre al danno le beffe.
Infine non può che suscitare perplessità la prospettiva di un nuovo quartiere abitativo e commerciale che si vorrebbe insediare nel terreno attualmente occupato dall’Officina. Difficilmente si può immaginare altro che un’operazione altamente speculativa. Con tutte le preoccupazioni del caso visto che già oggi Bellinzona è oggetto di una fase di speculazione immobiliare, con una miriade di nuove costruzioni la cui dinamica futura non è per nulla chiara.
Per tutte queste ragioni una permanenza in questo gruppo di lavoro di rappresentanti del Consiglio di Stato e del Municipio di Bellinzona equivale ad un oggettivo tradimento degli interessi del Cantone e della città, significa assumere coscientemente il ruolo di becchini dell’Officina di Bellinzona.
Ricordiamo a questo proposito che i lavoratori dell’Officina hanno rinunciato a partecipare a questo gruppo proprio perché non hanno avuto le garanzie necessarie che le FFS si sarebbero impegnata a rispettare gli accordi presi (con i lavoratori ma anche con governo e città) in materia di difesa dei posti di lavoro e di sviluppo delle attività produttive.
Ci si può chiedere a nome di chi, con quale mandato, con quale obiettivo Vitta, Zali, Branda e compagnia stiano trattando con le FFS.
Ribadiamo quindi la richiesta di interrompere questa partecipazione e di aprire una discussione pubblica, unitamente ad una mobilitazione popolare, sul futuro dell’Officina di Bellinzona, che sia incentrata sulla difesa dei posti di lavoro e dello sviluppo di un vero progetto industriale. Tutto il resto è solo polvere negli occhi.
L’MPS ribadisce il suo attivo e totale sostegno ai lavoratori delle Officine e alle misure che essi decideranno di intraprendere a difesa di un valore produttivo, sociale e culturale quale l’attuale Officina.

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