di Matteo Pronzini*
Le risposte fornite dal Consiglio di Stato il 6 novembre 2017 alle interpellanze presentate dall’MPS e dal PS non solo non hanno convinto, ma suscitano altri interrogativi su diversi punti relativi alla vicenda Argo che si aggiungono a quelli rimasti in sospeso.
In particolare per quanto riguarda il “trattamento” riservato agli ex dipendenti della Argo 1 che hanno denunciato gli abusi commessi dai responsabili dell’agenzia di sicurezza.
Continua a non essere chiaro perché l’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS) abbia eseguito verifiche su un ex dipendente della Argo 1 e perché l’Ufficio della migrazione abbia ordinato una perquisizione al domicilio di un altro dipendente sulla base di un semplice articolo di stampa.
1 – La perquisizione al domicilio di ex dipendente della Argo
Il 18 ottobre il Corriere del Ticino pubblicava un articolo dedicato a un ex agente della Argo (Argo 1 La sicurezza e gli infiltrati targati UNIA) nel quale si affermava:
“Stando a nostre informazioni (nome citato nell’articolo) è in possesso di un permesso B rilasciato dal Cantone, ma non vive su territorio svizzero, bensì in Italia.”
A seguito di queste indiscrezioni – poi rivelatesi false – è stata ordinata una perquisizione al suo domicilio.
Questo è quanto dichiarato da Gobbi in aula il 6 novembre
Domanda: Il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli, il direttore del DASF erano al corrente che sia stata disposta una perquisizione al domicilio di un ex agente di Argo1? Per quali ragioni è stata disposta? Quali sono le conclusioni della suddetta perquisizione e di eventuali altri accertamenti?
Gobbi: Nei vari articoli apparsi sulla vicenda i media hanno scritto di un potenziale caso di residenza fittizia sul nostro territorio, ovvero del venire meno di una delle condizioni per il rilascio e il mantenimento di un permesso di dimora che prevede che una persona titolare del permesso B debba risiedere stabilmente ed effettivamente in Svizzera.
Ogni volta che l’Ufficio della migrazione viene a conoscenza di un sospetto caso di abuso procede con gli accertamenti necessari, tra i quali figura anche il coinvolgimento delle autorità di polizia per il controllo sul territorio come previsto dalle basi legali applicabili, vale a dire il regolamento della legge di applicazione alla legislazione federale in materia di persone straniere dell’8 giugno 1998 [RL 1.2.2.1.1].
Le verifiche usuali poste in essere dall’Ufficio in presenza di sospette residenze fittizie possono scaturire anche da notizie di stampa, le quali sono recepite unicamente quale indicatore di rischio: questo non è il primo caso che, a seguito di articoli di stampa, conduce a verifiche di questo tipo.
Le decisioni dell’Ufficio sono se del caso emesse dopo l’accertamento puntuale dei fatti e la concessione ai loro destinatari di tutti i diritti previsti dalla procedura amministrativa, in particolare il diritto di essere sentiti. Per ragioni di segreto d’ufficio e di protezione dei dati non è possibile comunicare l’esito di accertamenti esperiti nell’ambito delle procedure amministrative. Sul fatto se il Consigliere di Stato Beltraminelli o il direttore della DASF fossero informati di queste attività posso dire che chi vi parla ha informato solo post facto il collega Beltraminelli sugli avvenuti controlli da parte della Polizia cantonale e dell’Ufficio migrazione.
Il regolamento della legge di applicazione alla legislazione federale in materia di persone straniere dell’8 giugno 1998 [RL 1.2.2.1.1] citato da Gobbi è questo e all’art. 3 dice:
Compiti della Polizia
Art. 3 1La Polizia cantonale è competente per:
a)svolgere le perquisizioni personali e degli alloggi ai sensi della legislazione federale in materia di persone straniere;
Legge federale sugli stranieri (LStr) del 16 dicembre 2005 (Stato 1° gennaio 2017) dice questo:
Art. 70 Perquisizione
1 Durante la procedura di allontanamento o di espulsione, la competente autorità cantonale può far perquisire lo straniero e le cose che ha con sé al fine di mettere al sicuro i documenti di viaggio o d’identità. La perquisizione è effettuata da una persona dello stesso sesso.
2 Se è stata emanata una decisione di prima istanza di allontanamento o di espulsione, l’autorità giudiziaria può ordinare la perquisizione di un’abitazione o di altri locali se vi è il sospetto che lo straniero vi si nasconda o che i documenti di viaggio e d’identità necessari per la procedura e l’esecuzione vi siano nascosti.
Inoltre la Costituzione cantonale all’art 9 precisa:
Inviolabilità della libertà personale
Art. 9
1La libertà personale, il domicilio e la segretezza di ogni comunicazione sono inviolabili.
2Nessuno può essere fermato, arrestato, perquisito, internato per motivi di sicurezza o limitato in qualsiasi modo nella libertà personale, se non nei casi e nelle forme previsti dalla legge.
L’ex dipendente della Argo non era oggetto di una decisione di allontanamento o espulsione. Non si capisce quindi cosa abbia fatto scattare la perquisizione al suo domicilio, di cosa fosse sospettato e perché sia stata ordinata questa perquisizione con tanta urgenza. Gobbi stesso precisa che le notizie di stampa “sono recepite unicamente quale indicatore di rischio”.
Non era sospettato di alcun reato, aveva inoltre un’attività lucrativa poiché – secondo quanto afferma il CdT – ha ritrovato subito un lavoro dopo lo scandalo Argo; non poteva quindi neppure essere sospettato di aver percepito illegalmente indennità di disoccupazione (attribuite solo ai residenti) o prestazioni assistenziali.
Il Corriere del Ticino nell’articolo sopra citato affermava inoltre che i due ex dipendenti della Argo “sono entrambi molto vicini al sindacato UNIA. Sindacato interessato a piazzare dei propri insider in questo mondo per sviscerarne alcuni aspetti utili all’azione sindacale” e che l’agente che hasubito la perquisizione era “la mente nel procacciare documentazione nella ditta diretta da Marco Sansonetti”.
Al di là del linguaggio un po’ troppo colorito da “spy story”,queste affermazioni non possono costituire un’accusa visto che l’art. 28 delle Costituzione federale garantisce la libertà sindacale e che il sindacato Unia ha denunciato gli abusi sul lavoro, come suo diritto e dovere. Eppure, da notizie giunte, la perquisizione è scattata immediatamente.
Domande:
1.a Chi ha ordinato la perquisizione e firmato il mandato?
1.b Come mai, secondo quanto ha dichiarato Gobbi, è stata ordinata dall’Ufficio migrazione e non dall’autorità giudiziaria?
1.c Quando è stata ordinata e quando è stata eseguita?
1.d Quali altre notizie dei media hanno fatto scattare altre perquisizioni e per quale ragione? Pensiamo ad esempio ai recenti casi di annunci per appartamenti “ideali per permessi b”,di cui ha riferito anche il portale Ticinonews, oppure al caso riportato, già due anni fa, dal portale tio.ch di un annuncio che recitava “Affittasi camera a Lugano solo per avere la residenza, non presenza fisica”, anche in quei casi è stata ordinata una perquisizione da parte dell’Ufficio Migrazione? In questi casi esiste il sospetto di un reato penale?
2 – le ricerche sulla pensione italiana
Beltraminelli in aula ha detto che “Alla Direzione del DSS è arrivata un’informazione su una presunta invalidità del signor M.M. in Italia” e ha precisato che la segnalazione non è giunta del funzionario ausiliario assunto “il 27 febbraio 2017, pochi giorni dopo la revoca del andato ad Argo 1, per occuparsi di compiti operativi, segnatamente la gestione organizzativa del centro oltre al supporto nella gestione delle attività di utilità pubblica svolte dai richiedenti l’asilo per enti della regione”.
L’8 ottobre l’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS) viene incaricato di effettuare verifiche. Lo IAS si rivolge all’Inps, ovvero l’Istituto italiano di previdenza sociale, e non si limita a una segnalazione, ma pone precise domande riguardanti violazioni delle norme italiane, non svizzere.
La risposta viene allegata in un documento inviato il 16 ottobre al Consiglio di Stato. Nell’articolo del 17 ottobre, Il Corriere del Ticino riporta la vicenda e cita un “documento riservato al vaglio del Governo e trasmesso nella giornata di ieri anche alla Magistratura” il cui “argomento di base sono le prestazioni assistenziali percepite dall’uomo, domiciliato a Como, in Italia”. Non si fa menzione di un possibile abuso in Svizzera legato alla pensione e non si capisce la necessità di far svolgere verifiche allo IAS.
Domande:
2.a Come mai questo “esterno” si è rivolto direttamente alla direzione del DSS?
2.b Come mai la segnalazione di un possibile abuso in Italia è stata giudicata così importante da richiedere la redazione di un “documento riservato del governo” anche in assenza di una presunzione di abuso in Svizzera legata alla pensione?
2.c Come mai lo IAS effettua una verifica dettagliata in assenza di una presunzione di abuso in Svizzera?
2.d 3.h Il quindicinale Area del 28 settembre 2017 parla di una strana assunzione:
“Un signore di mezza età, dopo aver purtroppo perso il lavoro nella vendita, viene assunto da Argo 1 in qualità di responsabile della logistica e dell’impiego dei rifugiati. Non possiede nessuna formazione nel campo, ma il Dss sostiene la sua assunzione, finanziandola inizialmente come programma occupazionale. Argo 1 poi lo assumerà, ma del suo stipendio non deve preoccuparsi. Almeno è quanto affermano sia Sansonettiche l’amministratore di Argo interrogati dalla magistratura. «Come detto, come Argo 1 gli verso lo stipendio che poi ricevo dal Cantone, su indicazione del Cantone stesso». Non si conosce il motivo per cui il Dssabbia avuto una particolare premura nel trovare un lavoro proprio a questo cinquantenne disoccupato, tra i tanti in quella triste situazione. L’unica cosa certa è che la funzionaria responsabile del servizio richiedenti l’asilo è una sua cara conoscente. Va specificato che la Procura non ha trovato indizi di reato su questo punto.”
I compiti svolti quindi da questo “signore di mezza età” e quelli del funzionario ausiliario sono sostanzialmente gli stessi, secondo quanto dichiarato in aula da Beltraminelli. Il signore in questione è il funzionario ausiliario assunto dall’USSI il 27 febbraio 2017?
3 – la sospensione dell’ex dipendente della Argo
In aula Beltraminelli ha detto che Securitas ha deciso autonomamente di sospendere l’ex dipendente della Argo. Ha poi aggiunto: “In tale contesto, dopo l’apparizione di un articolo di stampa che definiva un collaboratore attivo presso il centro di Camorino “la mente nel procacciare documentazione”, si è ritenuto opportuno compiere alcune verifiche sull’irreprensibilità del collaboratore di Securitas, ritenuto che è circolata anche documentazione riferita, ad esempio, a possibili pagamenti di vacanze a funzionari facilmente verificabili e risultati infondati.”
Come già sottolineato nella nostra interpellanza “Argo 1: risorse dello stato impiegate per altri scopi? “, il 18 ottobre nel tardo pomeriggio Renato Bernasconi invia una mail,scritta AL PLURALE, al capo della Securitas – con copia alla Sig.ra Fiorini – chiedendogli di sospendere l’ex dipendente della Argo nella quale si specifica “come anticipatoti verbalmente, a seguito delle informazioni apprese dai media, a titolo cautelativo ti chiediamo di non impiegare…”
Il capo della Securitas, Stefano Moro, ha dichiarato – in un articolo della Regione pubblicato il 25 ottobre – di non impiegare l’agente al centro di Camorino “a titolo cautelativo”, una decisione presa “di comune accordo con il Dipartimento della sanità e della socialità”.
Aggiunge inoltre: “Restiamo in attesa di chiarimenti, e speriamo possano giungere il prima possibile”. Nello stesso articolo il capo di Securitas precisa di avere avuto un colloquio con il dipendente subito dopo la pubblicazione dell’articolo del CdT durante il quale l’agente ha spiegato di aver denunciato gli abusi contrattuali. “L’agente ha negato ogni addebito, compreso il fatto di risiedere in Italia”, ha aggiunto Moro.
Il 25 ottobre in sera si è appreso che l’agente era stato reintegrato. I chiarimenti quindi sono giunti proprio lo stesso giorno della pubblicazione dell’articolo della Regione, anche se non si capisce quali sarebbero questi chiarimenti e chi li abbia forniti.
Beltraminelli il 6 novembre ha spiegato che: “Non era intenzione del direttore della Dasf licenziare o allontanare il collaboratore, ma fare delle verifiche. Poi non sono più seguite comunicazione fra la Dasf e Securitas”
Domande:
3.a Se Bernasconi e Moro si erano già parlati (vedi mail”come anticipato verbalmente”) e la Securitas ha preso autonomamente la decisione di sospendere l’agente, che bisogno c’era di inviare un email?
3.b Come ma, se le voci che riguardavano “possibili pagamenti di vacanze a funzionari” erano “facilmente verificabili e risultate infondate” e sono state chiarite negli incontri di giugno fra Bernasconi, Fiorini, Dadò e il funzionario ausiliario, si è ritenuto comunque necessario verificare l’irreprensibilità del funzionario? Tanto più che il funzionario ausiliario – sempre secondo quanto dichiarato da Beltraminelli – era in contatto con due ex agenti della Argo 1 assunti per lavorare alla PC di Camorino e uno di questi era proprio l’ex agente sospeso e il cui domicilio è stato perquisito. Cosa ha riportato il funzionario ausiliario in merito a questa persona che ha reso necessario effettuare verifiche?
3.c La sospensione è avvenuta immediatamente dopo l’articolo del CdT del 18 ottobre, la perquisizione pure, quali altri accertamenti sono stati fatti nei giorni successivi?
3.d Che tipo di verifiche sono state effettuate sull’agente e da parte di chi?
3.e La perquisizione faceva parte di queste verifiche?
3.f Chi ha fornito a Securitas i “chiarimenti” necessari al reintegro dell’agente se con la Dasf non ci sono più state comunicazioni e di che chiarimenti si trattava?
3.g Come mai reintegro è avvenuto solo una settimana dopo la sospensione?
* Interpellanza del deputato MPS Matteo Pronzini del 21 novembre 2017.