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di Angelica Lepori Sergi e Monica Soldini*

Il presidente del Consiglio comunale di Bellinzona ha deciso di non dar seguito alla richiesta delle deputate MPS-POP-Indipendenti in Consiglio comunale di inserire nell’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale (4 dicembre) una discussione sul futuro dell’Officina FFS di Bellinzona. Su questa richiesta si erano favorevolmente pronunciati, nei giorni scorsi, i responsabili dei gruppi PPD e Lega-UDC in Consiglio Comunale.

A questo proposito le consigliere comunali della lista MPS-POP-Indipendenti formulano le seguenti osservazioni:

1. Lo sforzo di riflessione fatto dal presidente del CC di fronte alla nostra richiesta e per giungere ad una decisione non è stato certo molto originale: ha pensato bene di chiedere l’opinione del Municipio. Cosa assolutamente inutile, a meno che il presidente ignori l’attività del consesso che presiede. Infatti il Municipio non ha fatto altro che ribadire, nelle indicazioni fornite al presidente del CC, lo stesso ragionamento che aveva espresso poche settimane fa nella risposta alla nostra interrogazione che chiedeva proprio una discussione in CC sul futuro dell’Officina.
Logico che se il presidente del Legislativo della seconda città del Cantone non riesce a capire la differenza tra legislativo ed esecutivo diventa un gioco da ragazzi per Siccardi e soci mostrare come l’ignoranza delle più elementari regole della civica e del funzionamento delle istituzioni abbia ormai raggiunto i livelli più alti. Marietta si è limitato, forse per deformazione professionale, ad ubbidire, rinunciando ad utilizzare la materia grigia della quale, almeno a prima vista, sembra dotato…

2. Attendere che le FFS si pronuncino con la loro “offerta” è del tutto assurdo. A quel momento la discussione sarà di fatto conclusa e gli spazi per modificare quella decisione saranno assolutamente minimi, perlomeno per un organismo come il CC.
Infatti oggi sul tappeto vi sono i 4 possibili scenari proposti dalle FFS per il futuro delle Officine; scenari ampiamente conosciuti (perlomeno nelle loro linee essenziali), riportati con grandi dettagli da tutti gli organi di informazione. È su questi scenari, su queste varianti, che discute da mesi il gruppo di lavoro del quale fanno parte anche i due Municipali di Bellinzona. (Branda e Genini).
Questa discussione in realtà non ha nulla a che vedere direttamente con la questione dell’eventuale trasferimento dell’Officina in altro luogo (anche se è un tema simbolicamente ed economicamente importante: il nuovo Municipio di Bellinzona passerà forse alla storia per essere stato protagonista, dopo oltre un secolo, del trasloco dell’Officina fuori dal suo territorio…).
Infatti tutti questi scenari propongono, con gradi più o meno intensi, un forte ridimensionamento dell’Officina di Bellinzona (in un caso addirittura la chiusura). Essi presuppongono una rottura produttiva, industriale, sociale (e anche culturale) con l’Officina, così come si è sviluppata nell’ultimo secolo; non sarà, in nessun caso, una nuova Officina, ma qualcosa di altro. Basti ricordare che negli scenari di “nuova Officina” si perderanno definitivamente le attività legate alla manutenzione delle locomotive così come dei carri merci (i due pilastri dell’attuale assetto produttivo dell’Officina).
Gli scenari presentati sono poi silenti sul futuro dell’attuale Officina in attesa di quella “nuova”, in particolare per quel che riguarda le garanzie occupazionali e di volumi di attività, frutto di accordi sottoscritti dalle FFS con i lavoratori, il Cantone e il Comune di Bellinzona
Gli scenari presentati presuppongono inoltre la fine di altri progetti, in parte già avviati, quali la creazione di un centro di competenze nel settore dei trasporti: progetto oggetto di una convenzione sottoscritta dalla città e ratificata anche dal CC.

3. Alla luce di quanto indicato al punto 2 appare evidente che, fin da subito, questi scenari coinvolgono il legislativo di Bellinzona quale rappresentante della popolazione di Bellinzona.
Essi pongono una serie di interrogativi ai quali sarebbe necessario rispondere ora; in particolare la discussione deve vertere sulla necessità di soluzioni che veramente garantiscano la continuità produttiva dell’Officina, il suo futuro industriale, i posti di lavoro.
Si tratta di una discussione politica di fondo, che possa soppesare gli interessi della città e del Cantone, e non di una trattativa rinunciataria come quella alla quale si è prestato e si sta prestando il Municipio di Bellinzona con i suoi rappresentanti in seno al gruppo di lavoro. Questi (così come il governo) stanno discutendo non del futuro dell’Officina, ma di quale sia la via migliore per far morire l’Officina, posizione verso la quale appaiono orientate ormai in modo chiaro le FFS.
D’altronde, altra questione che dovrebbe (e avrebbe dovuto) essere discussa prima di qualsiasi trattativa: qual è il mandato negoziale dei rappresentanti del Municipio? Chi lo ha affidato loro? Sono entrati in materia su scenari che rappresentano, di fatto, il declino programmato dell’Officina?

4. Il nostro punto di vista è radicalmente diverso. Noi pensiamo che sia la situazione oggettiva (grande sviluppo del mercato europeo legato alle attività della tecnica ferroviaria e alla manutenzione del materiale rotabile) sia quella soggettiva (situazione attuale delle competenze e delle attività all’Officina) rappresentino un forte punto di partenza per uno sviluppo importante dal punto di vista produttivo, industriale, tecnologico e occupazionale dell’attuale Officina sull’attuale sedime.
Naturalmente questa è la nostra opinione, suffragata tuttavia da numerosi studi (basti pensare a quelli della SUPSI o a quello della BDO all’epoca diretta da Christian Vitta) che nessuno ha finora messo in discussione e che tutti, almeno a parole, hanno condiviso.
Un minimo di sensibilità democratica (che sembra ormai far difetto in modo permanente alle forze politiche maggiori di Bellinzona) vorrebbe che il CC ne discutesse, liberamente e sovranamente.

Approfittiamo di questa presa di posizione per segnalare ulteriori comportamenti delle forze politiche maggiori di Bellinzona, che mostrano come il rispetto delle regole democratiche più elementari faccia ormai difetto.
Pensiamo, ad esempio, ad ignobili trucchetti come quello di organizzare un conferenza stampa a favore del sostegno al nuovo regolamento il giorno successivo a quello nel quale il Municipio ha proclamato la riuscita ufficiale del referendum e comunicato la data della votazione. È evidente che questo modo di procedere dei partiti politici che formano il comitato di sostegno è stato concordato con il Municipio (con informazioni interne) per sfruttare un “timing mediatico”.
Le stesse osservazioni potrebbero essere fatte sulla fissazione della data della votazione al 21 gennaio. Cosa che, di fatto, riduce la possibile campagna di dibattito a pochi giorni, quelli seguenti la pausa natalizia.
E che le cose stiano così lo conferma un altro aneddoto, proprio di questi giorni. L’emittente Teleticino non è riuscita, negli ultimi tre giorni, ad organizzare un dibattito sul tema del nuovo regolamento e degli onorari dei municipali perché non è riuscita ad avere la disponibilità di nessun rappresentante dei partiti che sostengono il regolamento (e si oppongono al referendum): PLRT, PS, Verdi, PPD…
Ci pare di sentirle ancora le frasi roboanti sul mancato rispetto delle regole della democrazia, sulla mancanza di “mettersi al servizio” del bene comune, sulla prevaricazione rispetto alle regole fissate: tutte cose sentite quando i due consiglieri comunali eletti della nostra lista hanno rinunciato a favore delle due subentrati per favorire un ricambio di persone e di genere.
Questi avvenimenti hanno confermato quello che sapevamo già: erano chiacchiere inutili, prive di qualsiasi significato politico e morale.

Bellinzona, 24 novembre 2017

* Presa di posizione delle Consigliere comunali MPS/POP/Indipendenti Angelica Lepori Sergi e Monica Soldini.