di Giuseppe Sergi
Il dibattito sul salario minimo legale sta raggiungendo, dopo la sentenza del Tribunale federale, livelli surreali. (È di oggi la notizia che il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio relativo alla nuova Legge sul salario minimo per applicare l’iniziativa dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino”, con la proposta di un salario variabile che va da un minimo di 18.75 franchi a un massimo di 19.25 franchi, per capirci, con un salario su 13 mesi per 40 ore settimanali, dai 3000 ai 3080 franchi mensili, n.d.r.).
In particolare laddove tutte le parti in causa (invitati su questo punto da seriori giornalisti) cominciano a discettare prendere per oro colato quanto affermato dal Tribunale che ha operato questa ormai famosa distinzione tra un salario minimo calcolato partendo da considerazioni di ordine sociale (che sarebbe consentito perché non intralcerebbe la libertà economica) e un salario calcolato partendo da considerazioni di ordine economico (che invece sarebbe un freno, non si capisce in base a quale strana concezione dell’economia, allo sviluppo di una libera economia).
Ora tale distinzione è, da tutti i punti di vista, una stupidaggine un ragionamento, come avrebbe detto Plinio Martini, da minchioni. E questo per una ragione che tutti possono facilmente comprendere: qualsiasi salario fissato con qualsivoglia criterio di tipo sociale rappresenta anche, e indissolubilmente, un valore economico, cioè qualcosa che va ad inserirsi nel contesto economico influenzando tutti gli altri fattori economici, in particolare quelli cosiddetti produttivi.Una distinzione del genere non ha quindi alcun senso e non può che sorprendere il fatto che sindacalisti e persone che si collocano, o dicono di collocarsi, “a sinistra” possano piegarsi a ragionare a simili livelli di assurdità. Il fatto che questa affermazione sia del Tribunale federale e che la mancata osservanza di questo criteri potrebbe invalidare la fissazione del salario minimo non cambia minimamente le cose. Qualsiasi salario verrà fissato ha una rilevanza ed una dinamica di fatto economica, è un fatto economico, ha un valore economico: con buona pace delle sciocchezze che può affermare il Tribunale federale che sappiamo per chi corre.Non meno assurdo l’altro ragionamento, anche questo diventato la norma: cioè quello di accettare la fissazione di un salario “socialmente equo” prendendo in considerazione i parametri di diverse assicurazioni sociali. Parametri che rappresentano nient’altro che livelli di sopravvivenza. Se chiedessimo a chiunque: pensate che il vostro salario dovrebbe essere tale da permettervi al massimo di sopravvivere? Sicuramente tutti risponderebbero negativamente. Eppure sindacalisti, politici di vario bordo, economisti eminenti continuano a dirci che sì, un salario di 42-43’000 franchi l’anno (13 volte 3’300 franchi circa) è un salario socialmente valido.Quali devono e possono essere i criteri che un Cantone fissa, tenuto conto del livello di vita e di ricchezza, dei bisogni socialmente necessari, per stabilire un salario socialmente valido? Questo sarebbe un interessante dibattito che varrebbe la pena di avviare. Al posto di quello pseudo-dibattito su 19, 20 e 21 franchi che non appare altro che un penoso tentativo di fissare il livello della miseria ad un livello che permetta alla coscienza del ceto politico (e dei suoi alleati) di pensare di avere la coscienza a posto.