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A cura della redazione

Il Movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto della conferenza stampa con la quale oggi Cantone, FFS e Città di Bellinzona hanno presentato la sottoscrizione di una dichiarazione di intenti sul futuro dell’Officina.
Le novità rese pubbliche non sono molte e, sostanzialmente, confermano quanto già ventilato in uno degli scenari dei quali si era venuti pubblicamente a conoscenza negli scorsi mesi. La presenza a questa presentazione di personalità politiche appartenenti ai diversi partiti (in particolare Lega, PLRT e PST) che sono al governo del cantone e della città di Bellinzona, confermano l’accordo di questi partiti sulle ipotesi contenute nella dichiarazione di intenti.

Lo scenario presentato oggi, come già abbiamo indicato a più riprese, rappresenta una rottura produttiva, industriale, sociale (e anche culturale) con la storia delle Officine così come si è sviluppata nell’ultimo secolo; la struttura che si prevede dovrà sostituirla non è una “nuova Officina”, ma qualcosa di radicalmente diverso. Basti ricordare che si perderanno definitivamente i tre pilastri dell’attuale assetto produttivo: la manutenzione delle locomotive, la manutenzione dei carri merci e la revisione degli assili. In termini di occupazione ciò significherà, in base ai dati delle stesse FFS, per lo meno un dimezzamento del numero di occupati (nella conferenza stampa di oggi, con la solita tendenziosa imprecisione, le FFS riescono nella “magia” delle cifre, calcolando l’attuale personale e quello futuro con criteri diversi: ma i dati non riescono ad abbellire la situazione e almeno metà dei posti di lavoro verranno persi.).
A conferma di questo orientamento basti ricordare che nel “nuovo” deposito (“tecnologico” e “moderno”, ma nulla più di un capannone-deposito e non un sito industriale come sono invece oggi le Officine) si affronterà, come indicano le stesse FFS, la manutenzione dei TILO, dei futuri Giruno (treno in costruzione, la cui manutenzione necessiterà poche decine di persone) e gli ETR 610. Si dovranno vedere i dettagli di queste attività; ma, così di primo acchito, chiunque non voglia farsi prendere per il naso e ha studiato un minimo gli assetti produttivi dell’Officina, capisce benissimo che queste attività garantiranno al massimo, a regime, 150 posti di lavoro.

Le FFS, e coloro che gli reggono la coda, mentono e sanno di mentire: non è la prima volta come hanno potuto constatare i lavoratori delle stesse Officine che hanno visto le FFS disattendere accordi scritti e sottoscritti, presentati come il futuro produttivo e industriale delle Officine stesse. Basti pensare centro di competenza in materia di traffico sostenibile che viene di fatto sotterrato definitivamente con la convenzione presentata oggi.

Tutta aperta la questione del contributo di 130 milioni da parte del Cantone e della città che, in cambio, acquisiscono una parte dell’attuale sedime, con l’obiettivo, almeno così si proclama, di farne un centro tecnologico.
Una prospettiva perlomeno incoerente, visto che è tuttora pendente un’iniziativa popolare, voluta dai lavoratori dell’Officina (e sulla quale si dovrà votare) che chiedeva e chiede, la creazione di un polo-tecnologico industriale in stretto legame con l’Officina. Prospettiva, questa, ripresa dal progetto centro di competenza ora, come detto, di fatto rimesso in discussione poiché intimamente legato alla presenza dell’Officina. Si distrugge una struttura attorno alla quale si potrebbe costruire un polo tecnologico e poi si pretende di costruirne uno dal nulla. Da non credere!

Poche indicazioni poi sulla parte restante del sedime (la maggior parte) sulla quale, presumiamo, valgano ancora i progetti di speculazione immobiliare già schizzati in passato dallo studio Area, commissionati ai vari Tarchini, Pesenti, Cattaneo (Rocco), etc. Già i nomi bastano ad indicare in quale direzione si intende andare. Che tutto questo possa contribuire allo sviluppo qualitativo di Bellinzona è assai discutibile.

La conferenza stampa di oggi ha confermato poi quanto i lavoratori dell’Officina hanno a più riprese ripetuto; e cioè delle intenzioni delle FFS di “far morire” a poco a poco l’attuale struttura, in particolare per quel che riguarda le garanzie occupazionali e i volumi di attività.
Dal 2008 i lavoratori dell’Officina hanno difeso i posti di lavoro contestando, punto su punto, le affermazioni delle FFS, le loro indicazioni di prospettiva industriale, i conti e i bilanci a partire dai quali veniva “teorizzata” una mancanza di produttività e di redditività dell’Officina stessa (atteggiamento che ritroviamo, tale e quale ancora oggi: e c’è gente che continua a credergli!). Le FFS hanno dovuto arrendersi di fronte alla mobilitazione popolare, ma anche di fronte all’intelligenza operaia che si è manifestata in tutta la sua potenza.
Una parte importante di questa intelligenza si è poi concentrata nello sforzo per tentare di dare continuità produttiva all’Officina (ma sul serio!), nel quadro di una visione rinnovata e aperta al futuro del settore. Una prospettiva emersa anche dallo studio realizzato dalla SUPSI su mandato, oltre che dei lavoratori dell’Officina, anche del governo cantonale e delle stesse FFS, nei quali si conferma che i settori tradizionali di attività dell’Officina così come la tecnica ferroviaria più generale, rappresentano un mercato in grande espansione, che aprirebbe grandi opportunità per una struttura con la posizione, le conoscenze e l’esperienza dell’Officina.
Questa scelta sarebbe ancora oggi possibile: nessuno l’ha smentita e le dichiarazioni delle FFS non sono altro che pietose e rivoltanti bugie (il presunto “declino” delle attività di revisione dei carri altro non è che il frutto della loro precisa politica di “far mancare l’aria”, cioè i volumi di lavoro all’Officina e nulla ha a che vedere con l’evoluzione del settore).

L’MPS contrasterà a livello politico quanto contenuto nella dichiarazione d’intenti man mano che dovesse concretizzarsi in scelte e decisioni politiche istituzionali.
Sosterrà i lavoratori dell’Officina in tutto quanto vorranno e potranno intraprendere per opporsi alla prospettiva indicata dalle FFS e da coloro che oggi si sono ancora una volta, e definitivamente, genuflessi di fronte ad un’azienda che di pubblico non ha, e da molto tempo, più nulla.