Di Angelica Lepori Sergi*
Finalmente il Consiglio comunale di Bellinzona, dopo una resistenza più o meno attiva da parte del Municipio e dei gruppi dei due principali partiti, ha deciso (quasi all’unanimità) di utilizzare un po’ del suo “prezioso” tempo per discutere del futuro delle Officine.
Una discussione importante che avrebbe dovuto chiarire le intenzioni del Municipio nelle trattative in corso con le Ffs. Secondo il sindaco però questa discussione non era necessaria. Il mandato, infatti, sarebbe chiaro: difendere il futuro produttivo dello stabilimento. Una formulazione che però non soddisfa perché nel contesto attuale non significa nulla. Gli scenari presentati in questi mesi dalle Ffs propongono un forte ridimensionamento delle Officine (in un caso addirittura la chiusura). Si tratta di fatto di una rottura produttiva, industriale, sociale (e anche culturale) con la storia delle Officine così come si è sviluppata nell’ultimo secolo. Basti ricordare che negli scenari di “nuova Officina” si perderanno definitivamente i tre pilastri dell’attuale assetto produttivo: la manutenzione delle locomotive, la manutenzione dei carri merci e la revisione degli assali. In termini di occupazione ciò significherà, in base ai dati delle Ffs, un dimezzamento del numero di occupati. Nulla poi viene detto sull’attuale Officina, in particolare per quel che riguarda le garanzie occupazionali e i volumi di attività. Volumi frutto di accordi sottoscritti nel 2013 dalle Ffs con i lavoratori, il Cantone e il Comune di Bellinzona per il prossimo futuro e che non sono stati minimamente rispettati dalle Ferrovie. Dal 2008 i lavoratori dell’Officina hanno difeso i posti di lavoro contestando, punto su punto, le affermazioni delle Ffs, le loro indicazioni di prospettiva industriale, i conti e i bilanci a partire dai quali veniva “teorizzata” una mancanza di produttività e di redditività dell’Officina stessa. Atteggiamento che ritroviamo, tale e quale ancora oggi: e c’è gente che continua a credere alle Ferrovie! Le Ferrovie hanno dovuto arrendersi di fronte alla mobilitazione popolare, ma anche di fronte all’intelligenza operaia che si è manifestata in tutta la sua potenza. Una parte importante di questa intelligenza si è poi concentrata nello sforzo per tentare di dare continuità produttiva all’Officina (ma sul serio!), nel quadro di una visione rinnovata e aperta al futuro del settore. Una prospettiva emersa anche dallo studio realizzato dalla Supsi su mandato, oltre che dei lavoratori dell’Officina, anche del governo cantonale e delle stesse Ffs. Studio nel quale si conferma che i settori tradizionali di attività dell’Officina, così come la tecnica ferroviaria più generale, rappresentano un mercato in grande espansione, che aprirebbe grandi opportunità per una struttura con la posizione, le conoscenze e l’esperienza dell’Officina. È questa la direzione nella quale guardano i lavoratori dell’Officina e per la quale le loro richieste non collimano praticamente con nessuno degli scenari ventilati dalle Ffs; e ci pare questa l’unica direzione sensata nella quale guardare.
* Intervento della consigliera comunale Mps-POP-Indipendenti Angelica Lepori Sergi apparso su La Regione del 6 dicembre 2017.