di Carla Dondi
Equilibrata”: è questo l’aggettivo più usato dai sostenitori (ormai provenienti da tutte le sponde) per descrivere la riforma cantonale e fiscale, che il Gran Consiglio approverà definitivamente nel mese di dicembre. La “simmetria dei vantaggi” (altra definizione inflazionata) consisterebbe nel fatto che nello stesso progetto il Consiglio di Stato ha inserito sgravi fiscali per le aziende e per i contribuenti facoltosi e misure a favore della famiglie. La soluzione proposta appare decisamente meno “win-win” appena si esaminano più da vicino le cifre: le imprese che realizzano ingenti utili e posseggono grossi capitali e i contribuenti più ricchi pagheranno oltre 50 milioni di imposte in meno mentre per le misure a favore della famiglie né le aziende, né il cantone verseranno un franco in più. Le cosiddette “misure sociali” verranno finanziate “dirottando” una parte dei prelievi per gli assegni per i figli in un altro fondo creato a questo scopo (e straboccante), senza costi supplementari.
Il governo ha legato in un unico pacchetto sgravi fiscali e misure sociali per un unico motivo: insinuare nella testa della gente che grazie ai regali fiscali a pochi privilegiati si potrà finanziare la socialità. In realtà è successo l’esatto contrario: è il sacrificio di una parte della socialità operato negli ultimi anni, con tagli per circa 50 milioni di franchi, che ha permesso al governo di raggiungere il pareggio di bilancio e concedere nuovi vantaggi ai più ricchi sia fra le persone giuridiche che fra quelle fisiche.
La prima di tre tappe di sgravi ai privilegiati
Questa “Riforma cantonale fiscale e sociale”, con sgravi delle imposte sul capitale e sulla sostanza, è solo la prima di tre tappe di regali fiscali destinati alle grandi imprese e ai ricchi; ci sarà anche il Progetto 17 (la nuova Riforma della fiscalità delle imprese elaborata dopo la bocciatura della Riforma III, il 12 febbraio 2017) che ridurrà le imposte sull’utile delle imprese; seguirà una terza tranche di non meglio precisate “altre misure fiscali” a livello cantonale. L’unica cosa certa è che il Consiglio di Stato ha già preannunciato di voler sgravare anche gli alti redditi.
Non è dato sapere quale sarà la fattura finale che peserà sulle casse pubbliche: 100 milioni? Di più? Quel che appare evidente è che governo e parlamento cantonali adottano l’ormai diffusissima “tattica del salame”: introdurranno sgravi su sgravi poco alla volta nella speranza che i cittadini e le cittadine non si accorgano dell’impatto globale. D’altronde lo stesso Consiglio di Stato definisce la riforma una “prima tappa di un percorso di rinnovamento del sistema fiscale cantonale che tiene conto dell’evoluzione della realtà fiscale internazionale e federale”. Facile quindi immaginare che questo “rinnovamento” porterà ad una ripartizione della ricchezza ancora più iniqua.
Il Ticino negli ultimi anni è stato il cantone che ha visto crescere maggiormente le disparità sia per quanto riguarda la sostanza che per quanto riguarda il reddito (1) . Queste disparità vengono misurate, dalla statistica ufficiale internazionale, con indice di Gini: più è alto più sono marcate le disparità. Questi indici sono calcolati solo per i contribuenti che pagano le imposte ordinarie, sono quindi esclusi sia i frontalieri che i ricchi stranieri che beneficiano della tassazione forfettaria. Tenendo conto di queste due categoria, gli indici sarebbero ben peggiori. (cfr grafici in questa pagina
Gli sgravi alle aziende
Gli sgravi per le persone giuridiche comprendono in particolare una riduzione dell’imposta sul capitale che non prevista nella Riforma III della fiscalità delle imprese, bocciata il 12 febbraio 2017, e neppure dal Progetto 17. Si tratta quindi di nuove riduzioni di imposta che andranno a sommarsi a quelle previste a livello federale.
La Riforma cantonale prevede:
– il computo parziale dell’imposta sull’utile nell’imposta sul capitale. In altri termini, le società che realizzeranno degli utili potranno beneficiare di un’esenzione totale o parziale dall’imposta sul capitale. Una soluzione speciale è prevista per le società di partecipazione,.
– Una serie di sgravi per le start-up che prevedono sia la riduzione dell’aliquota dell’imposta sul capitale sia quella dell’imposta sui redditi provenienti da investimenti nelle start-up
Lo scopo di queste misure, secondo quando afferma il governo, è mantenere il substrato fiscale evitando la partenza di società a statuto speciale e rendere il cantone più attrattivo per le imprese.
Per quanto riguarda le società a statuto speciale, dalle cifre fornite dal governo e dalle statistiche sembra che negli ultimi anni siano già diminuite, segno che un’imposizione privilegiata non basta a trattenere queste aziende molto mobili. Inoltre il progetto BEPS dell’OCSE (Base erosion and profit shifting), al quale la Svizzera ha aderito, prevede che a termine le imprese paghino le imposte nei paesi dove creano valore aggiunto. Pensiamo ad esempio al settore della Moda, che in Ticino ha essenzialmente centri di logistica e di fatturazione, quanto continuerà a pagare nel nostro cantone una volta che saranno in vigore le nuove regole?
La seconda motivazione, quella di rendere più attrattivo il Ticino, regge ancora meno.
Il numero di aziende nel nostro cantone fra il 2008 e il 2015 è quasi raddoppiato passando da circa 20’000 a oltre 38’000 (2). Siamo già estremamente attrattivi e lo confermano anche gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica (3) : nel 2015 il Cantone di Zurigo ha fatto registrare il numero maggiore di nuove imprese (7235 unità, ovvero il 18,3% del totale), seguito dai Cantoni di Vaud (3825; 9,7%), di Berna (3790; 9,6%) e del Ticino (3121; 7,9%).
Il vero problema è che questa crescita non ha portato alcun benessere, anzi: i tassi di disoccupazione e sottoccupazione sono aumentati mentre i salari mediani sono calati in molti settori. Eppure il governo continua imperterrito con il mantra del “Ticino più attrattivo” come soluzione a tutti i problemi.
Gli sgravi ai ricchi
Allo scopo di “trattenere i residenti con ingenti patrimoni e – allo stesso tempo – incoraggiare i non residenti che dispongono di residenze secondarie a prendere il domicilio effettivo nel nostro Cantone”, il Consiglio di Stato propone:
– La riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sulla sostanza in due tappe fissandola al 3.0‰ per i periodi fiscali 2018 e 2019 (prima tappa) e al 2.5‰ a partire dal 2020 (seconda tappa)
– l’introduzione del freno all’imposta sulla sostanza per evitare che il patrimonio di un ricco contribuente venga eroso dall’imposta sulla sostanza. Il cumulo dell’imposta cantonale e comunale sul reddito e sulla sostanza sia limitato al massimo al 60% del reddito imponibile complessivo del contribuente.
Questo è quanto afferma il governo nel Messaggio al Parlamento:”Sebbene in passato non si sia assistito ad una fuga di massa di contribuenti particolarmente facoltosi, in tempi recenti la Divisione delle contribuzioni ha registrato segnali di insofferenza da parte di questa categoria di contribuenti nonché alcuni casi di partenze. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, rileviamo che sul periodo 2011-2015 il saldo tra arrivi e partenze dei 100 principali contribuenti per sostanza imponibile è negativo (11 arrivi a fronte di 24 partenze) e ha comportato una perdita di substrato fiscale – a livello di sostanza imponibile – di circa 1.1 miliardi di franchi con conseguenti perdite in termini di gettito fiscale complessivo (imposte cantonali sul reddito e sulla sostanza) per circa 5.8 milioni di franchi.”
Malgrado i toni allarmistici, si parla di 5,8 milioni di franchi su un totale di imposte cantonali sul reddito e sulla sostanza di oltre 720 milioni nel 2014 (4), quindi meno dell’1%. Il mancato introito provocato dallo sgravio proposto sarebbe invece di 15,2 milioni per il cantone e 11,5 milioni per i comuni, in totale quindi 26,7 milioni…e solo di imposte sulla sostanza!
Inoltre negli ultimi anni non solo non vi è stata “una fuga di massa di contribuenti particolarmente facoltosi”, si è addirittura registrato un netto aumento. Per quanto riguarda i ricchi stranieri, il Consiglio di Stato, rispondendo a un’interrogazione, fornisce queste cifre: “Nell’ultimo decennio, il numero delle persone che hanno beneficiato della tassazione globale in Ticino è infatti quasi raddoppiato, passando da 550 unità nel 2005 a 995 nel 2014, una cifra che colloca il Canton Ticino al terzo in posto in Svizzera per numero di globalisti (dietro a Vaud e al Vallese).“ (5)
In base alle statistiche ufficiali inoltre i contribuenti con una sostanza imponibile superiore a 1 milione di franchi nel 2003 erano 4’951, nel 2013 sono passati a 7’438 (6) , sono quindi aumentati del 50%. Anche più marcata l’evoluzione per le persone fisiche con patrimoni superiori ai 5 milioni: erano 538 nel 2003, 934 dieci anni dopo, in crescita del 73%.
Regali fiscali per 52,5 milioni di franchi
Gli sgravi alle aziende e ai ricchi provocheranno globalmente una perdita per le casse cantonali e comunali sarà di 52,5 milioni, come risulta dalla tabella pubblicata dallo stesso Consiglio di Stato (vedi qui a lato).
Dopo anni di preventivi “lacrime e sangue”, una manovra di rientro da 200 milioni e tagli degli aiuti sociali per circa 50 milioni, è stato raggiunto il pareggio di bilancio, ma ora pare che questo obiettivo tanto agognato da governo e parlamento non sia più così importante visto che si è disposti a scavare un nuovo “buco” nelle casse pubbliche per ingraziarsi grandi aziende e ricchi.
Per compensare parzialmente i mancati introiti, il governo propone due misure:
– la proroga del supplemento per l’imposta immobiliare cantonale per le persone giuridiche.
– l’imposizione al 70% dei dividendi
(su questo ultimo aspetto, già approvato in anticipo dal Parlamento, rinviamo all’articolo pubblicato su questo stesso numero di Solidarietà NdR).
Salvo che questi provvedimenti non sono messi a punto per compensare gli sgravi di questa Riforma cantonale. Il primo infatti è stato introdotto già dal 2005 e costantemente prorogato. L’ultima proroga scadrà alla fine del 2019, quindi il governo propone unicamente di prolungare il provvedimento per ulteriori quattro anni a partire dal 2020.
L’imposizione dei dividendi al 70% invece è contenuta nel Progetto 17, il nuovo pacchetto di sgravi proposto dal Consiglio federale, e servirà ad attenuare le perdite dell’imposta sull’utile e delle altre proposte a livello federale. Nemmeno questa misura quindi è stata pensata per compensare le perdite della riduzione delle imposte sul capitale e la sostanza introdotti a livello cantonale. Occorre precisare che l’imposizione dei dividendi è stata ridotta dal 100% al 60% per i privati e al 50% per le imprese nel 2009 nell’ambito delle Riforma II e che manca ancora una valutazione attualizzata delle perdite causate nella casse cantonali da quel progetto federale.
Le cosiddette “misure sociali”
Accanto alle misure fiscali, la riforma propone alcune misure dette “sociali”. In realtà si tratta di misure a sostegno della famiglie con figli piccoli, in particolare un potenziamento dei posti disponibili negli asili nido e un sostegno per le spese di collocamento.
L’unica novità è “l’assegno parentale”; un contributo una tantum di 3’500 franchi pensato per aiutare i genitori nel primo anno di vita. Al mese rappresentano meno 300 franchi, quindi troppo poco per permettere ai genitori di ridurre la loro attività lavorativa e occuparsi del figlio. La misura, destinata a chi ha un reddito familiare fino a 140’000 franchi e una sostanza netta di 400’000 franchi al massimo, non convince nessuno quanto a possibilità di rilanciare la natalità e ci si chiede se lo scopo non sia quello di ridurre a termine gli assegni di prima infanzia pagati dal cantone.
I provvedimenti riguardanti gli asili nido sono un potenziamento di misure già in atto e che saranno sostenute anche dalla Confederazione visto che il Parlamento federale ha recentemente votato un credito di 100 milioni di franchi destinati ai cantoni proprio per questi scopi (7). Non si può quindi parlare di “misure di compensazione” legate agli sgravi.
Anche per quanto riguarda il “sostegno ai famigliari curanti” – espresso con proposte vaghe nel messaggio del Consiglio di Stato – sono allo studio misure a livello federale nell’ambito “Piano d’azione per il sostegno e lo sgravio delle persone che assistono i propri congiunti”, parte integrante del programma “Sanità2020”. Il resto dei provvedimenti proposti sembrano decisamente poco incisivi: si tratta di progetti di sensibilizzazione delle aziende, di sviluppo e valorizzazione della competenze o di una certificazione Family Friendly.
Fra le proposte del governo quelle riguardanti gli asili nido sono sicuramente da sostenere poiché risultano da un bisogno delle giovani famiglie emerso da uno studio SUPSI del 2013 (“La politica familiare nel più vasto contesto della politica sociale, bilanci e prospettive per il Cantone Ticino”). Oggi sempre più famiglie necessitano di un doppio reddito per sbarcare il lunario e di un’offerta adeguata di strutture, ma per migliorare la loro situazione è necessario anche agire a livello di mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione ILO in Ticino è attualmente del 6,8%, contro il 4,4% in media nazionale, quello di sottoccupazione è del 10% e il divario salariale rispetto al resto della Svizzera è andato aumentando negli ultimi anni invece di diminuire. Per le donne la situazione è ancora peggiore: guadagnano mediamente il 16% in meno degli uomini, rappresentano il 65% dei dipendenti con un salario orario inferiori ai 21 franchi, il tasso di disoccupazione ILO è dell’8,6% (5,2% per gli uomini) e quello di sottoccupazione addirittura del 14,9% (5,7% per gli uomini). Favorire le famiglie significa in primo luogo favorire il loro potere d’acquisto combattendo dumping, precariato e disoccupazione, ma il Consiglio di Stato su questo fronte è latitante.
Finanziamento delle “misure sociali“ a costo zero
“Conseguentemente all’alleggerimento fiscale che interessa pure le aziende, proposto dalla riforma fiscale cantonale, si propone una contropartita finanziaria, di natura contributiva, destinata allo sviluppo delle misure di politica familiare e sociale.”
Questo è quello che scrive il Consiglio di Stato sottolineando che le “misure sociali” saranno “interamente finanziate dalle imprese”. In realtà però né le imprese né il cantone sborseranno un franco in più.
Per quanto riguarda il cantone il governo precisa che “Coerentemente con le linee direttive di legislatura, per gli oneri finanziari supplementari generati è quindi stato individuato un corrispondente finanziamento. In questo modo è garantita la neutralità finanziaria per i conti dello Stato.”
Le misure verranno infatti finanziate creando un nuovo fondo in cui verrà versato un prelievo dello 0.12% (poi aumentato gradualmente allo 0.15% e 0.20%) dalla massa salariale, che verrà compensato da una riduzione di pari entità (0.12%,0.15% e 0.20%) dell’aliquota contributiva per gli assegni familiari. In pratica una parte del prelievo per gli assegni verrà “dirottato” verso il nuovo fondo e anche per le aziende la manovra risulterà neutrale dal punto di vista finanziario. Le misure “sociali” quindi non sono legate in alcun modo agli sgravi visto che le aziende in cambio non pagheranno nulla di più e potrebbero essere realizzate autonomamente. Perché quindi introdurre una “clausola ghigliottina” che lega i due temi, se non per dare l’impressione che i regali fiscali permetteranno di finanziare la socialità?
Conseguenze
Il risultato di questa riforma sarà una fiscalità ancora perversa dove “chi più ha, meno paga” sia per quanto riguarda le persone fisiche che quelle giuridiche, un progressivo smantellamento della socialità dovuto agli ammanchi nella casse pubbliche e nuovi tagli in numerosi settori. Basta guardare quanto avviene in altri cantoni per rendersene conto. Zugo, noto paradiso fiscale, a furia di regali fiscali a ricchi e aziende è ora costretto – per la prima volta in 40 anni – ad alzare il moltiplicatore cantonale a partire dal 2020 e ad adottare un pacchetto di risparmi con circa 300 misure che dovrebbero anche ridurre le spese per 65 milioni di franchi l’anno (8). Tutti quindi finiranno per pagare più tasse per i privilegi di pochi.
Svitto nel 2014 ha annunciato un ammanco record nella casse cantonali di 237 milioni di franchi. Per ovviare ai deficit nel 2016 è stata proposta l’introduzione di una flate rate tax, vale a dire un tasso unico di imposizione, che avrebbe soppiantato il sistema ad aliquote progressive in funzione del reddito se non fosse stata bocciata in votazione popolare.
A Lucerna la situazione è ancora più drammatica. Il cantone, che nel 2007 aveva ridotto le imposte per le aziende e i ricchi, malgrado programmi di risparmi si è ritrovato quest’anno nell’impossibilità di approvare un budget, anche a causa del freno al disavanzo. Ora deve tagliare tutto ciò che non è ritenuto indispensabile, al punto di chiedere la restituzione dei sussidi per i premi di cassa malattia a chi ne aveva diritto. Gli sgravi hanno avuto ripercussioni negative anche sull’economia cantonale: “ Nonostante l’esplosione del numero di nuove ditte (…) non si è riusciti a compensare gli ammanchi fiscali dovuti agli sgravi. Tra il 2008 e metà del 2011 sono state fondate nel Canton Lucerna circa 5000 nuove aziende. Stando a Moneyhouse però, ben il 45% di queste nuove ditte sarebbero soltanto delle cosiddette “briefkastenfirmen”, ossia ditte buca delle lettere fittizie, che non occupano neppure un dipendente. E il problema che ora nelle zone industriali del Cantone, Root ed Ebikon, non vi è più spazio a disposizione per nuovi insediamenti.” (9)
Se questi sono gli effetti su un cantone della Svizzera centrale, è facile immaginare che in un cantone di frontiera come il Ticino, con un mercato del lavoro allo sbando e solo il 14% di terreni ancora disponibili nelle zone industriali, l’evoluzione sarà ancora peggiore. A pagare gli sgravi alle imprese e ai ricchi, saranno ancora una volta le famiglie, i lavoratori, chi fatica ad arrivare a fine mese e la media, con tagli alle prestazioni e aumenti di imposte generalizzati.
1. Répartition de la richesse en Suisse, Rapport du Conseil fédéral en réponse au postulat du 7 décembre 2010 déposé par Jacqueline Fehr (10.4046), 2014
2. Aziende, addetti e addetti equivalenti al tempo pieno (ETP), secondo il settore economico, per cantone, in Svizzera, dal 2011 al 2015p
3. https://www.bfs.admin.ch/bfs/ it/home/attualita/novita-sul-portale.assetdetail.3402108.html
4. Imposta cantonale delle persone giuridiche: contribuenti tassati, secondo la forma giuridica, e imposte (in mille franchi), secondo il tipo, per distretto, in Ticino, dal 2003 al 2014
5. Risposta all’Interrogazione 5 luglio 2013 n. 158.13
6. Imposta cantonale sulla sostanza delle persone fisiche domiciliate in Ticino: contribuenti tassati e imposta (in mille franchi), secondo la classe di sostanza imponibile in franchi, in Ticino, dal 2003 al 2013
7. http://www.tio.ch/News/Svizzera/Attualita/1135610/100-milioni-a-favore-degli-asili-nido/
8.https://www.swissinfo.ch/ita/ zugo–cantone-vuole-aumentare-le-imposte–non-succedeva-da-40-anni/43091010
9.http://www.tio.ch/News/Svizzera/Attualita/711478/Gli-effetti-collaterali-degli-sgravi-fiscali/