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di Andreu Coll

Anche se i giornali non dedicano più molta attenzione allo Stato Spagnolo e alla Catalogna tutti i nodi politici e sociali della crisi restano aperti e determineranno il prossimo futuro. Andreu Coll, di Anticapitalistes, torna sull’evoluzione della situazione catalana dopo le elezioni del 21 dicembre.

Gli avvenimenti della fine del 2017, hanno posto fine a numerose illusioni all’interno della base sociale del “processo indipendentista”: la natura “democratica” di una UE pronta a sostenere le aspirazioni catalane, la pretesa debolezza dello Stato spagnolo, l’esistenza di una maggioranza sociale chiara per l’indipendenza, la possibilità di una “deconnessione” senza rottura e violenza.

Per certi versi, lo stesso referendum è stato reso possibile solo attraverso l’autoorganizzazione extraparlamentare. Una dinamica di scavalcamento che spiega anche le evoluzioni di Puidgemont, fino alla proclamazione della repubblica immaginaria del 27 ottobre, la cui realizzazione e difesa non era stata organizzata.

Indipendentisti senza indipendenza

Le elezioni del 21 dicembre sono state una sconfitta per i sostenitori dell’articolo 155: Ciudadanos è arrivato in testa, ma senza una maggioranza per poter governare. Il PS si è rialzato, ma assai meno del previsto, allineandosi con il blocco monarchico. Il PP è affondato, subendo una disfatta che mette in pericolo la sua egemonia sulla destra rispetto a Ciudadanos (C’s), un partito demagogico, che s’ispira a Macron, che può diventare la prima forza sia nei quartieri borghesi che in quelli proletari, facendo appello al nazionalismo spagnolo e all’odio anticatalano che ricorda la xenofobia del FN in Francia.

La posta in gioco delle elezioni era di impedire la formazione di un governo revanscista pronto a distruggere numerose acquisizioni, come i media pubblici, la scuola catalana e a indebolire ancor più una autonomia, già soffocata. Da questo punto di vista, le elezioni hanno messo in luce un blocco nazionalista/indipendentista solido. La maggioranza parlamentare non rappresenta tuttavia una maggioranza di voti: il sistema elettorale favorisce i voti della campagna, più nazionalisti e sovente più conservatori.

La battaglia di Puidgemont per personalizzare la legittimità della Generalitat ha reso possibile al suo partito, Junts per Catalunya (JxC) di vincere il braccio di ferro con la Sinistra repubblicana catalana (ERC): un’ennesima fuga in avanti del nazionalismo borghese nel quadro di una grande crisi economica, sociale e politica.

Indebolimento delle sinistre

La debolezza della direzione dell’ERC, la sua mancanza di audacia e la sua subordinazione a Puigdemont, hanno impedito che diventasse il partito egemonico in Catalogna, finendo dietro a C’s e a JxC. La perdita di voti della CUP deriva dalla polarizzazione tra JxC e ERC per dirigere l’indipendentismo e dal fatto paradossale che l’organizzazione più radicale, almeno fino ad ora, ha meno dirigenti sotto giudizio e nessuno imprigionato. Da ultimo, la polarizzazione identitaria, la passività politica di fronte al referendum e i discorsi equidistanti tra i due “blocchi”, e in più un appello (deplorevole) per una maggioranza plurale con il PS e ERC, spiegano la sconfitta di Catalunya en Comù Podem, il movimento di Ada Colau, sostenuto da Podemos.

Il nuovo presidente del Parlamento ha proposto il 22 gennaio l’investitura di Puigdemont, esiliato a Bruxelles, senza precisare né la data né il metodo di elezione: i partiti di opposizione sono contro, sia con l’argomento dell’illegalità (PS, C’s e PP) sia opponendosi all’idea di un governo “telediretto” da Bruxelles (Cat. en Comù). A Madrid Rajoy ha già annunciato che andrà davanti alla Corte Costituzionale, malgrado la volontà di compromesso da parte catalana.

Lo scontro continuerà, in un contesto instabile dove si annuncia una nuova recessione e quando il debito pubblico arriva al 100% del PIL e il numero dei poveri superai i 10 milioni nello Stato Spagnolo. Speriamo che il ritorno della questione sociale renda più comprensibile la posta in gioco della situazione politica.

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