A cura della redazione
1.Regolamento comunale
L’MPS ha preso atto dell’esito del referendum comunale, un chiaro risultato che il Municipio (e i partiti che criticamente lo sostengono) non possono impunemente ignorare al volontà e la sensibilità dei cittadini e delle cittadine. Una sensibilità che gli assurdi onorari e i vergognosi rimborsi spesa previsti hanno messo a dura prova. Vi è stato, non vi sono dubbi, uno scatto di orgoglio dei cittadini e delle cittadine di Bellinzona che si sono ribellati ad una logica di partito ed hanno voluto testimoniare la necessità che, chi li governa, tenga conto delle difficoltà economiche e sociale con le quali essi sono confrontati quotidianamente.
Il regolamento comunale dovrà ora essere ripresentato in Consiglio Comunale. Poiché la discussione potrà investire tutto il regolamento (quanto approvato dal Consiglio Comunale è formalmente azzerato) le consigliere comunali MPS-POP-Indipendenti ripresenteranno molte delle proposte e degli emendamenti al progetto di regolamento che avevano presentato in occasione della discussione in consiglio comunale, a riprova che il nostro interesse e il nostro punto di vista alternativo non verteva solo sull’art. 91, ma su numerosi altri articoli del regolamento (pensiamo, per non prendere che un solo punto, alla nostra proposta di introdurre lo strumento del referendum consultivo comunale su temi di grandi importanza per la città).
L’MPS non può che sorridere di fronte alla proclamata disponibilità del Municipio (e dei partiti che lo compongono) a volersi “sedere attorno a un tavolo” per discutere soluzioni alternative. È sufficiente ricordare come in sede di discussione in Consiglio Comunale le nostre proposte di emendamento non solo non sono state approvate (il che è pacifico); ma non hanno meritato nemmeno un intervento (da parte di nessun gruppo politico) per spiegare le ragioni di questo dissenso. Un atteggiamento che la dice lunga sulla volontà di “dialogo”.
Nel merito degli onorari e dei rimborsi spesa le nostre proposte rimangono molto chiare. Gli onorari vanno versati nella misura in cui la carica di Municipale comporta una perdita di guadagno a causa del tempo di lavoro investito nell’attività lavorativa esercitata dal municipale, e quindi sottratta alla sua attività professionale.
Nello specifico l’articolo 91 andrebbe così rielaborato:
“ Ai membri del Municipio viene versato un onorario. Esso corrisponde alla differenza tra il reddito lordo proveniente dalle attività lavorative o dalle rendite pensionistiche fiscalmente dichiarate nell’anno precedente ed i seguenti importi:
a) al Sindaco : Fr. 130’000 fr.
b) al vice-sindaco 104’000 fr.
c) ai Municipali 78’000 fr.”
In questo modello le cifre qui sopra esposte rappresentano anche dei tetti massimi per un lavoro effettivamente corrispondente alle percentuali indicate per le diverse attività municipali (70% per il sindaco, 60% per il vice-sindaco, 50% per gli altri municipali).
Esso prevede evidentemente che i Municipali dichiarino pubblicamente i loro redditi da lavoro o pensionistici e la loro evoluzione a seguito dell’impegno municipale. Cosa che gli attuali municipali non hanno voluto fare nemmeno in risposta ad una nostra interrogazione in tal senso.
Per i rimborsi spese abbiamo invece proposto un dimezzamento della proposta municipale, cioè un rimborso spese forfettario annuo di:
– fr. 6’000 al sindaco (500 franchi al mese)
– fr. 3’000 al vice-sindaco e ai municipali (250 franchi al mese)
Infine abbiamo proposto che i membri del Municipio riversino nelle Casse Municipali eventuali rimborsi (indennità e gettoni di presenza – al netto di eventuali oneri sociali) accordati da altri enti in cui sono delegati dal Municipio
Sull’onda dello stesso principio abbiamo infine proposto di annullare i gettoni di presenza per i Consiglieri comunali, fatto salvo il versamento di un’indennità per quei consiglieri comunali che a seguito dell’esercizio della loro funzione dovessero subire una perdita di salario (approvazione del principio con modalità pratiche da fissare in un regolamento)
E’ su queste basi (che ci riserviamo eventualmente di affinare ulteriormente) che affronteremo la discussione in sede di Consiglio comunale; ci sembra che sia anche questa la proposta che meglio traduce il risultato delle urne.
2. Futuro dell’Officina
La votazione sugli onorari dei Municipali ha mostrato in modo chiaro che su questioni importanti il punto di vista del Municipio e quello della stragrande maggioranza dei “rappresentanti” dei cittadini e delle cittadine in Consiglio comunale non necessariamente corrisponde alla volontà dei cittadini e delle cittadine (ricordiamo che solo 6 consiglieri comunali su 60 si erano espressi contro il regolamento comunale).
Tra le proposte che abbiamo formulato nella discussione sul regolamento (e che, come detto, ripresenteremo) vi è l’introduzione del referendum consultivo a livello comunale. Si tratta di una votazione generale, su un tema di interesse fondamentale per il comune, che il Municipio o la maggioranza del Consiglio Comunale possono indire per sentire, sul tema, quale sia l’orientamento della maggioranza della popolazione. Questo, in particolare, ancora prima di sviluppare tutto l’iter della proposta, evitando, ad esempio, le conseguenze di un referendum abrogativo.
Ci pare che il futuro dell’Officina sia un tema che si presta molto bene ad un eventuale esercizio di questo tipo. E questo, vista la facilità con la quale una simile consultazione potrebbe essere organizzata, sarebbe possibile già oggi, anche al di fuori della sua futura codificazione nel regolamento.
Proponiamo quindi che il Municipio organizzi una consultazione popolare sul progetto di massima contenuto nella dichiarazione d’intenti firmata con le FFS e con il Cantone.
Se il Municipio è convinto, come lo era sugli onorari dei Municipali, di avere il consenso della popolazione (e ne è la prova che persino proposte più ragionevoli presentate in Consiglio Comunale – ad esempio sui rimborsi spese – sono state sdegnosamente e arrogantemente respinte), non avrà sicuramente alcuna remora ad accettare una proposta che, se non nella forma sicuramente nella sostanza, corrisponde ad una pratica democratica diffusa in Svizzera da 170 anni.