INNSE. La lotta simbolo della difesa della Milano operaia e antifascista

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Venerdì 23 febbraio assemblea pubblica davanti ai cancelli per sostenere i lavoratori della INNSE in presidio!

Il presidio permanente dei lavoratori e dei delegati RSU della Fiom della INNSE è sempre lì. Tutti i giorni da più di un anno sono davanti ai cancelli.
Da anni i lavoratori sono in vertenza con l’azienda per difendere il futuro della Fabbrica e dei posti di lavoro. In mezzo c’è stato un accordo firmato dalla Fiom nazionale ma bocciato in assemblea dai lavoratori (era un piano di dismissione e non di ripresa), anni di mobilitazione per difendere produzione e macchinari, decine di cause in tribunale, denunce, articoli e dichiarazioni stampa diffamatori da parte dell’azienda e persino lettere di intimidazione a casa degli operai. Infine tre licenziamenti per rappresaglia.
Un vertenza difficile, iniziata anni fa, di cui tutti ricordiamo l’estate del 2009, quando, dopo 15 mesi di lotta, quattro operai e un funzionario FIOM salirono sul carroponte, a oltre 12 metri di altezza, rimanendo lì per oltre una settimana, fino a quando non ebbero garanzia che la Fabbrica non avrebbe chiuso. Da lì il passaggio di proprietà nelle mani del gruppo Camozzi e la riassunzione di tutti gli operai. Quella della INNSE divenne il simbolo di tutte le lotte contro le crisi e le ristrutturazioni in corso. Fu seguita da tutto il paese e diede coraggio a tutti, dimostrando che la lotta paga, anche quando la situazione sembra disperata.
Negli anni gli impegni presi dal nuovo proprietario non sono stati rispettati. Oggi quel terreno su cui sorge la Fabbrica sembra un museo di archeologia industriale. La forza lavoro è dimezzata: sono rimasti in sedici a lavorare. Gli altri sono in cassa e l’unica “rotazione” che fanno è quella al presidio ai cancelli con i tre licenziati. L’unico macchinario installato non è mai stato avviato per svariati e non ben definiti problemi tecnici. Le assunzioni tanto sbandierate non si sono viste.
L’unico segno di vita oltre il cancello sembra essere la ristrutturazione della palazzina degli impiegati, quasi a costo zero con gli incentivi dello Stato: una bella palazzina di vetro in mezzo alle sterpaglie e i capannoni abbandonati, che sembra minacciare una destinazione dell’area tutt’altro che industriale.
Eppure quel terreno e quel capannone di 30000 mq erano stati acquistati nel 2009 al prezzo simbolico di un euro (1€!!!) , di fatto regalato, alla chiara condizione che l’area, altrimenti trasformabile in verde e giardini pubblici, dovesse essere destinata allo sviluppo industriale, all’aumento di mano d’opera e di posti di lavoro, all’incremento degli organici e degli addetti alla produzione dell’INNSE. Il Comune di Milano, allora garante, sembra non accorgersi che negli anni quell’accordo, di cui all’epoca si fece promotore, è via via stato svuotato dalla mancanza di un piano industriale credibile.
La INNSE è uno dei luoghi più rappresentativi del movimento operaio e antifascista milanese, che tutti gli anni, il 25 aprile, si riunisce proprio lì per ricordare gli operai deportati nei campi di concentramento dopo gli scioperi del 1943. Questa Fabbrica non deve morire, abbandonata come è ora o soffocata dall’ennesima speculazione edilizia, a cui probabilmente Camozzi aspira da sempre. Questa Fabbrica rappresenta in qualche modo, anche simbolicamente, la difesa del lavoro e dello sviluppo industriale.
Per questo, continuiamo a essere con quegli operai tesserati della Fiom che ancora sono lì, tutte le mattine, a difenderlo stoicamente. Anche da soli, visto che la Fiom di Milano e quella della Lombardia sembrano non ricordarsi nemmeno più di loro. Da sei mesi, la segretaria della Fiom di Milano e il segretario della Fiom Lombardia non si fanno vedere a quei cancelli.
Anche per questo continuiamo a essere lì con loro. La Fiom sono loro, la migliore Fiom che abbiamo conosciuto, quella che lotta anche quando ha tutti contro. Tanto più staremo con loro adesso, perché a marzo scadrà la cassa integrazione e sarà ancora più importante essere lì per dare un futuro e una garanzia alla INNSE e a quei posti di lavoro.
Ci auguriamo di non essere da soli, gli operai della INNSE, noi e i compagni e le compagne di quella Milano solidale che è sempre più distratta, ma in qualche modo continua a seguire la vicenda.
Riaccendiamo allora i riflettori sulla INNSE, prima che scada la cassa integrazione. Ci vediamo davanti ai cancelli venerdì 23 febbraio, con tutte e tutti quelli che vogliono sostenere questa lotta.
Le strutture di Cgil e Fiom non si aspettino inviti. Fuori dai cancelli ci sono le loro bandiere.
E c’è la Fiom, quella che appartiene ai suoi iscritti e ai suoi delegati.
Gli operai li aspettano, sempre. L’indirizzo non è cambiato: via Rubattino 81, Milano.

Area FIOM – Il sindacato è un’altra cosa – opposizione CGIL

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