Cassa malati: il problema non sono i costi, ma il sistema di finanziamento

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Le manovre politiche e le gesticolazioni politiche sono riprese alla grande sulla questione dei costi della salute e sull’onere finanziario rappresentato dall’assicurazione malattia. Quello a cui stiamo assistendo è da un lato la ripetizione di quanto abbiamo già vissuto negli ultimi anni e, dall’altro, una situazione diversa. Ripetizione degli anni precedenti: perché il ritornello non è quasi cambiato. Situazione diversa: perché la pressione finanziaria esercitata dall’aumento dei premi per l’assicurazione malattia tende a far sempre più male. Alcuni settori borghesi, delle assicurazioni e dell’industria medica vogliono far leva su questo aspetto per imporre le loro scelte. È partendo da questo contesto che prenderanno le mosse una serie di articoli che passeranno in rassegna alcuni dei temi al centro delle discussioni.(Red)

Il discorso dominante, dagli assicuratori al consigliere federale Alain Berset (PS), si basa su un argomento: i premi dell’assicurazione malattia non sono altro che un semplice riflesso dei costi della salute; “quindi”, per fermare l’esplosione di questi premi, è necessario rallentare (o fermare) la crescita delle spese sanitarie.
Apparentemente questo può sembrare un ragionamento fondato sul buon senso. Si tratta invece di un ragionamento ingannevole, teso a indirizzare in un vicolo cieco tutti i sostenitori di un’assicurazione malattia sociale e di un sistema di sanità pubblico.
In realtà il motivo fondamentale per cui i premi dell’assicurazione malattia hanno raggiunto un tale livello, insopportabile per buona parte della popolazione, è il sistema dei premi previsto dalla legge sull’assicurazione malattia (LAMal), cioè i premi individuali a persona, indipendenti dal reddito

Che cosa permetterebbe di fare un finanziamento come quello dell’AVS

Nel 2016, i premi LAMal ammontavano a 28,7 miliardi di Fr..Di questo importo, circa 4,3 miliardi sono stati coperti da sussidi pubblici stanziati per la riduzione dei premi. Ciò ha lasciato a carico delle famiglie a poco più di 24 miliardi di franchi.
Nello stesso anno, i contributi all’AVS (datori di lavoro e dipendenti) si sono elevati a 30,8 miliardi di franchi. In altre parole i ¾ dei contributi sociali, proporzionali al salario, pagati per l’AVS, sarebbero stati sufficienti a finanziare i premi dell’assicurazione malattia versati dalle famiglie. Ciò equivale ad un contributo pari a circa il 3,5%, prelevato sul salario e a una percentuale uguale versata dal datore di lavoro (il “contributo padronale”).
Il sistema dei contributi sociali in percentuale del salario è in vigore nella maggior parte dei paesi europei per il finanziamento dell’assicurazione malattia, tranne in quei paesi nei quali si finanziano le spese sanitarie direttamente attraverso la fiscalità generale. Concretamente, con una tale modalità di finanziamento, sarebbe sufficiente, a una coppia con 2 figli e con un reddito mensile complessivo di 10’000 franchi, pagare 350 franchi al mese per garantire a tutta la famiglia la copertura dell’assicurazione malattia. E questo in opposizione ai 900 – 1000 franchi mensili che deve sborsar con il sistema attuale (per un’analisi più dettagliata di questo problema, cfr. https://mps-ti.ch/index.php/2017/03/09/esplosione-dei-costi-della-salute-far-paura-per-fare-male/)

Rilanciare la battaglia per un finanziamento solidale dell’assicurazione malattia

I cosiddetti “esperti” e altri politicanti possono raccontare quello che vogliono. Questa mezza dozzina di cifre e la regola del tre dimostrano che il problema più urgente, quello dei premi dell’assicurazione malattia, non è la conseguenza dei costi della salute, ma dell’attuale meccanismo di finanziamento dell’assicurazione malattia.
Certo, la destra e il padronato sono sempre saliti sulle barricate per bloccare qualsiasi proposta in direzione di un finanziamento sociale dell’assicurazione malattia e hanno sempre conseguito, almeno finora, vittorie schiaccianti. È comprensibile: infatti un degli obiettivi strategici della borghesia svizzera è di mantenere ad un livello basso lo sviluppo delle assicurazioni sociali, poiché questo rappresenta un modo decisivo per comprimere i cosiddetti “oneri salariali”. La battaglia di principio contro il congedo di paternità (di una portata finanziaria assai infima) è stata l’ultima manifestazione di questa implacabile ossessione.
Ma, per la stessa ragione, non ci saranno risultati favorevoli per la maggioranza della popolazione nel campo del finanziamento dell’assicurazione malattia, e più in generale del finanziamento del sistema di cura, fintanto che si continuerà a rinunciare a questa battaglia, necessariamente di lunga durata, per un sistema di assicurazione malattia pubblico finanziato da premi pagati sul modello delle assicurazioni sociali. Rinunciare a questa battaglia equivale a perdere qualsiasi possibilità di intervento significativo in materia di assicurazione malattia.

* prossimamente apparirà un secondo articolo dedicato alla cosiddetta “esplosione dei costi”

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