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La necessità di organizzare (finalmente anche qui in Ticino) un 8 marzo femminista, ridando così la sua dimensione di lotta a una giornata che è sempre più spesso declassata a semplice festa della donna, con tanto di mimose e sconti wellness per le donne, è sorta in modo spontaneo all’interno di un gruppo di donne che si erano ritrovate insieme nel 2017 per lottare contro l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne (Riforma PV2020).

Dopo questa prima vittoria, abbiamo sentito il bisogno di continuare ad incontrarci, di discutere insieme ad altre donne, di scendere in strada per far sentire la nostra voce e continuare ad ascoltare le voci di altre donne, svizzere, straniere, casalinghe, lavoratrici, madri, lesbiche.

Abbiamo così lanciato un appello per un 8 marzo femminista e unitario, a cui hanno risposto tante donne.

La questione centrale per noi, fin dall’inizio, è stata quella delle varie forme di violenza nei confronti delle donne. Crediamo sia importante mettere al centro della discussione e della nostra lotta questo tema perché – anche in seguito al movimento MeToo – sta avvenendo un vero fenomeno di liberazione della parola delle donne. Nessuna di noi ignorava, prima di questi ultimi mesi, quale fosse la triste e cruda realtà delle molteplici molestie (verbali, fisiche e sessuali) contro cui noi donne dobbiamo lottare in vari ambiti della vita, dal mondo del lavoro, alla famiglia, la strada, la scuola, ma ora la nostra voce, la nostra testimonianza non può più essere messa così facilmente a tacere.

Vogliamo dunque scendere in piazza per denunciare questa violenza in tutte le sue forme: la violenza verbale, fisica, sessuale ed anche la violenza economica. Le numerose discriminazioni economiche nei confronti delle donne – disparità salariale, svalorizzazione dei lavori tipicamente femminili, gratuità del lavoro domestico e di cura svolto principalmente dalle donne, precariato e part-time, rendite pensionistiche inferiori, etc – sono in stretto rapporto con la violenza che subiamo e con le nostre reali possibilità di difenderci da queste violenze.

La maggior parte delle violenze contro le donne non avvengono in strada, avvengono all’interno della famiglia o nel mondo del lavoro. Ed è evidente il legame tra queste violenze e la condizione femminile nel mondo del lavoro (produttivo e riproduttivo). Ancora oggi è oggettivamente difficile per molte donne denunciare un collega o un datore di lavoro che ha comportamenti inappropriati, o lasciare un marito o un compagno violento. La difficoltà di raggiungere una vera autonomia economica ostacola la possibilità di autodeterminazione delle donne, la possibilità di sottrarsi a violenze e soprusi.

Questo è ancor più vero nel caso delle donne migranti, doppiamente discriminate – in quanto donne e in quanto straniere. Sono proprio le nostre leggi sempre più disumane nei confronti degli stranieri e delle straniere a fragilizzare e indebolire le possibilità di resistenza di queste donne, le loro possibilità di autodeterminarsi e di dire no alla violenza.

Per lottare contro la violenza maschile sulle donne è dunque importante combattere tutto ciò che si frappone fra noi donne e la nostra autodeterminazione:

– lottare contro le discriminazioni e lo sfruttamento all’interno del mondo del lavoro

– lottare per abolire la divisione sessuale del lavoro, per riorganizzare, rivalorizzare e redistribuire equamente il lavoro domestico e di cura

– lottare contro gli stereotipi di genere che ci ingabbiano in ruoli che non abbiamo scelto e naturalizzano le discriminazioni che subiamo

– lottare per un femminismo che sia un femminismo di tutte le donne, un femminismo intersezionale, capace di denunciare i diversi tipi di discriminazione (sessista, razzista, classista, omofoba,…) che colpiscono le donne e lottare per una reale emancipazione per tutte.

In questo giorno simbolico, l’8 marzo, vogliamo ricordare e ribadire come noi donne non siamo delle vittime da proteggere e difendere, ma lottiamo – ogni giorno – contro le diverse forme di violenza e di discriminazione che ci colpiscono. Da qui il nostro nome Io l’8 ogni giorno.

E dopo l’8 marzo non ci fermeremo. Abbiamo previsto un nuovo incontro il 12 aprile (Casa del Popolo di Bellinzona, alle ore 20.30) per discutere insieme di come proseguire e di come organizzarci.

Maggiori informazioni su www.iolotto.ch (mail: info@iolotto.ch)