La Luxury Goods International, l’impresa di logistica con sede in Ticino presentata come “crocevia del lusso”, sembra essere in realtà il crocevia di una vasto sistema di evasione fiscale internazionale. Le pratiche di “ottimizzazione” delle LGI, che hanno permesso alla multinazionale francese Kering di far figurare che il 70% degli utili fosse realizzato in Ticino non sono una novità. La trasmissione Falò della RSI vi aveva dedicato una puntata in cui descriveva dettagliatamente il sistema che permette al settore del lusso di avere tassi di rendimento superiori a quelli delle attività della criminalità organizzata.
Per contrastare il trasferimento e la riduzione di utili a livello globale delle multinazionali è stato adottato il progetto BEPS (Base erosion and profit shifting) dell’OCSE, al quale la Svizzera ha aderito. Scopo delle nuove regole è fare in modo che le imprese paghino le imposte nei paesi dove creano valore aggiunto. Il 1°dicembre 2017 in Svizzera sono entrate in vigore le basi giuridiche per lo scambio di rendicontazioni Paese per Paese che obbligano i gruppi multinazionali a fornire informazioni sulla ripartizione a livello mondiale della cifra d’affari e delle imposte pagate, come pure sulle principali attività economiche di questi ultimi nei singoli Stati.[1]
Il sistema di evasione fiscale, in cui la Luxury Goods International (LGI) avrebbe un ruolo centrale, sembra però non limitarsi al trasferimento di utili. Negli ultimi mesi sono emersi nuovi dettagli, in particolare riguardo ai manager del gruppo, che imporrebbero una reazione decisa da parte delle autorità ticinesi per fugare i sospetti di condiscendenza e di trattamenti di favore.
I documenti ottenuti dal sito d’informazioni Mediapart ed esaminati dai media partner del consorzio Eic (European Investigative Collaborations) parlano di una sospetta evasione per un valore complessivo di oltre due miliardi di euro a partire dal 2009 e di “residenze fittizie in Svizzera per la squadra dei manager di punta, venti in tutto”.
Alcuni top manager – secondo i media internazionali – sarebbero stati assunti ufficialmente dalla Luxury Goods Services (LGS), una società ticinese registrata allo stesso indirizzo della LGI, ma dalle indagini degli inquirenti italiani risulta che hanno passato gran parte del loro tempo nelle due sedi italiane del gruppo, a Firenze e a Milano. “È il caso di Piero Braga, il direttore vendite di Gucci per l’Europa e il Medio Oriente che a febbraio scorso è entrato nel comitato esecutivo che dirige la griffe fiorentina”, afferma l’ultima edizione del settimanale l’Espresso.
Lo stesso giornale in gennaio scriveva:
La casa vista lago, con le grandi finestre che riflettono la luce intensa di una limpida giornata d’inverno, dista solo una decina di chilometri dal confine italiano. Niente che dia nell’occhio. Il palazzo è simile a molti altri su quella stessa collina. Ricchezza discreta, vietato esibire. Questione di stile. E a volte anche di tasse. Lo dimostra la storia di Marco Bizzarri, gran capo del gruppo Gucci, proprietario di due appartamenti in questo anonimo condominio di Vico Morcote, un minuscolo villaggio del Canton Ticino a meno di un quarto d’ora d’auto da Lugano. Bizzarri, che vive e lavora a Milano, ha dichiarato per anni di essere residente nella sua dimora svizzera…
E più sotto, a proposito dei documenti esaminati dall’EIC:
Si scopre per esempio che Bizzarri, quando non è impegnato in una delle sue frequenti trasferte di lavoro, vive a Milano in un elegante appartamento all’ultimo piano di un palazzo nei dintorni di piazza Diaz, cinque minuti a piedi dal Duomo. …..
Secondo le informazioni raccolte dal consorzio giornalistico EIC, Bizzarri ha negoziato un forfait patrimoniale di 500 mila franchi svizzeri (circa 425 mila euro) su cui versa poco meno di 150 mila euro di imposte.
A seguito di un articolo apparso sul Corriere del Ticino il 18 novembre 2017, è stata ordinata una perquisizione al domicilio di un ex dipendente della Argo 1. La molla che avrebbe fatto scattare la reazione dell’Ufficio migrazione e della polizia cantonale sarebbe una semplice frase degli autori:
“Stando a nostre informazioni xx (nome citato nell’articolo) è in possesso di un permesso B rilasciato dal Cantone, ma non vive su territorio svizzero, bensì in Italia.”
Interrogato sulla vicenda, l’on Normann Gobbi, il 6 novembre in aula aveva precisato:
“Nei vari articoli apparsi sulla vicenda i media hanno scritto di un potenziale caso di residenza fittizia sul nostro territorio, ovvero del venire meno di una delle condizioni per il rilascio e il mantenimento di un permesso di dimora che prevede che una persona titolare del permesso B debba risiedere stabilmente ed effettivamente in Svizzera.
Ogni volta che l’Ufficio della migrazione viene a conoscenza di un sospetto caso di abuso procede con gli accertamenti necessari, tra i quali figura anche il coinvolgimento delle autorità di polizia per il controllo sul territorio come previsto dalle basi legali applicabili, vale a dire il regolamento della legge di applicazione alla legislazione federale in materia di persone straniere dell’8 giugno 1998 [RL 1.2.2.1.1].
Le verifiche usuali poste in essere dall’Ufficio in presenza di sospette residenze fittizie possono scaturire anche da notizie di stampa, le quali sono recepite unicamente quale indicatore di rischio: questo non è il primo caso che, a seguito di articoli di stampa, conduce a verifiche di questo tipo. [2] ”
Chiediamo pertanto al lodevole Consiglio di Stato:
1 – Quanti manager legati al gruppo Kering, alle sue affiliate o alla LGI o alla LGS risultano essere residenti in Ticino?
2 – sono state effettuate perquisizioni al domicilio del Sig. Bizzarri o di altri manager legati al gruppo Kering?
3 – È stata perquisita la sede della Luxury Goods Services (LGS) o la LGI o la LGL?
4 – in caso di risposta negativa alle domande 1 e 2, ora che l’Ufficio della migrazione è venuto a conoscenza di questi sospetti casi di abusi procederà con gli accertamenti necessari, tra i quali figura anche il coinvolgimento delle autorità di polizia per il controllo sul territorio come previsto dalle basi legali applicabili, vale a dire il regolamento della legge di applicazione alla legislazione federale in materia di persone straniere dell’8 giugno 1998 [RL 1.2.2.1.1]?
4 – se le informazioni diffuse dai media internazionali dovessero essere confermate, di quale reato potrebbe essere accusata la Luxury Goods Services (LGS) per aver contribuito a far ottenere le residenze fittizie ai manager del gruppo?
5 – Attilio Cometta, della Sezione della Popolazione, aveva dichiarato il 17 novembre 2015 al portale tio.ch che «chiunque inganna le autorità e ottiene per sé o per altri il rilascio di un permesso è punito con una pena detentiva fino a 5 anni o una pena pecuniaria». È esatto? Queste pene si applicherebbero alla Luxury Goods Services?
6 – come è possibile che il CEO di Gucci abbia ottenuto di pagare le imposte a forfait se svolge un’attività lucrativa in Ticino? Sarebbe questo un ulteriore caso in cui lo statuto di globalista viene concesso a un manager che svolge una regolare attività lucrativa dopo quello di Marco Consonni, titolare della Consonni Contract SA, assurta agli onori della cronaca come il «più grave caso di malaedilizia» mai avvenuto in Ticino.
7 – è una pratica corrente concedere lo statuto di globalista a manager che vivono in Ticino e lavorano nel cantone o nella vicina Italia?
8 – Rispondendo ad una nostra interrogazione sul metodo per calcolare il gettito fiscale dei dipendenti delle principali 50 società a statuto speciale del Cantone, il Consiglio di Stato ha precisato che è stato calcolato sulla base della massa salariale dei residenti impiegati da queste imprese ipotizzando che l’imposta pagata dagli impiegati corrisponda mediamente a 1.5 mensilità di salario. Se però i manager, che percepiscono il salari più elevati, pagano le imposte a forfait la somma si riduce di molto. Lo stesso vale per le ipotesi formulate sull’indotto che generano questi manager, se in realtà vivono e lavorano in altro paese pur figurando ufficialmente assunti in Ticino. Il Consiglio di Stato intende rivedere le stime basandosi su cifre più realistiche?
9 – La Luxury Goods International (o Luxury Goods Services o Luxury Goods Logistic o altre società legate al gruppo) sono anch’esse obbligate a fornire rendicontazioni paese per paese, come previsto dalla regole del progetto BEPS adottate dalla Svizzera?
10 – in un comunicato del 4 febbraio 2014 il gruppo Kering afferma che Luxury Goods International (LGI) “gestisce la piattaforma distributiva e logistica della maggior parte dei marchi del lusso di Kering (Gucci, Bottega Veneta, Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, McQ, Stella McCartney e Brioni)”. Non si parla di eventuali comparti produttivi. In base alle stime del Consiglio di Stato quanto valore aggiunto dell’intero gruppo viene effettivamente creato in Ticino?
11 – Il Consiglio di Stato è al corrente di una eventuale rogatoria dei magistrati italiani riguardante la Luxury Goods International o manager del gruppo Kering?
*Interrogazione al Consiglio di Stato del Deputato MPS MPS Matteo Pronzini.
[1] Rendicontazioni Paese per Paese, comunicato stampa Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali SFI, 30.11.2017, https://www.sif.admin.ch/sif/it/home/themen/informationsaustausch/automatischer-informationsaustausch/cbcr.html
[2] Si noti che la domanda faceva espressamente riferimento a una “perquisizione” e che nella risposta non è stato negato che si trattasse di una perquisizione. La domanda era la seguente: Il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli, il direttore del DASF erano al corrente che sia stata disposta una perquisizione al domicilio di un ex agente di Argo1? Per quali ragioni è stata disposta? Quali sono le conclusioni della suddetta perquisizione e di eventuali altri accertamenti?