1. Un pacchetto “sociale” dopo aver tagliato massicciamente nel sociale
Non solo il cantone non verserà un franco per le misure sociali, ma continuerà a risparmiare sulle spalle della famiglie.
Dalla fine del 2015 la spesa effettiva per gli assegni integrativi e assegni di prima infanzia (AFI/API) si è ridotta di ben 16,8 milioni (da 48,9 milioni a 32,1 milioni), con un taglio del 34,3%.
Anche il numero di famiglie destinatarie di assegni integrativi è calato: in due anni a 811 famiglie sono stati levati gli aiuti. Sono infatti stati tagliati gli assegni a diverse categorie di genitori, fra cui anche quelli disoccupati o sottoccupati. Dopo questi tagli nel 2016 il numero di persone in assistenza ha subito un aumento record del 12,7%, mentre le famiglie con figli sono cresciute del 43%.
Con il tagli decisi nel 2015 e 2016 il numero di famiglie beneficiarie degli assegni AFI/API è continuato a calare, e l’impegno del cantone pure. Il contributo cantonale globale per gli AFI/API infatti si è ridotto di oltre due terzi dal 2015 passando da 29,1 milioni a 10,1 milioni. Quello per gli assegni integrativi dal addirittura è stato quasi diviso per dieci.
Le famiglie a cui sono stati tolti questi aiuti non beneficeranno delle nuove “misure sociali” e il cantone continuerà a risparmiare. (per i dati cfr. pto 5 opuscolo MPS pp.9-10)
2. Le aziende non pagheranno nessun franco in più per le cosiddette misure sociali
Le misure vengono finanziate con soldi che già oggi sono a disposizione. Si tratta di un trasferimento di fondi dalla cassa assegni famigliari ad un nuovo fondo. Va ricordato che si tratta di un passaggio improprio: tecnicamente l’assegna famigliare ê salario (prova ne sia che lo ricevono tutti i salariati con figli – indipendentemente dal loro statuto –svizzeri, immigrati, frontalieri, etc.). L’assegno per figli ha un valore universale ed è un carattere salariale e non assistenziale o sociale, contrariamente alla destinazione che viene fatta con il trasferimento, che appare quindi dal punto di vista concettuale, politico e sociale del tutto improprio. (cfr. per ulteriori spiegazioni opuscolo MPS pt. 6 pag. 14)
3. Non è vero che con questo pacchetto aumenteranno i salari di chi lavora negli asili nido
È vero che l’articolo 14 della Legge per le famiglie, relativo ai sussidi agli asili nido (per le spese di formazione, aggiornamento, materiale didattico e salari del personale educativo , è stato modificato dal parlamento :un aumento dall’attuale massimo del 50 % al massimo dei 2/3 delle spese. Questo non significa in nessun caso che i salari delle lavoratrici degli asili nido aumenteranno.
Già oggi vigono due varianti del regolamento di sussidio. Il primo prevede, come indicato, il 40% limitandosi a indicare il massimo dei salari sussidiabili per le categorie. Il secondo prevede che questo sussidio possa salire al 43% se vengono rispettati dei salari minimi che nel caso concreto sono la classe 16 (vecchia pianta organica dipendenti del cantone in vigore fino a fine 2017 – regolamento approvato nel luglio 2017) per il responsabile dell’asilo nido (49’122 all’anno 3’778 al mese), la classe 13 per il personale educativo con formazione specifica (43’243 all’anno 3’326 al mese), la classe 10 per il personale educativo senza formazione specifica (37’777 annui pari a 2’905 fra mensili). Questo significa che chi si contenta del 40% del sussidio (in luogo del 43%) può tranquillamente versare salari più bassi di quelli, già bassi, ai quali si fa qui riferimento per un sussidio “maggiorato”.
Ora il fatto che il sussidio possa arrivare al massimo ai 2/3 delle spese riconosciute (nelle quali come si vede non vi sono solo i salari) non implica evidentemente un miglioramento automatico dei salari; anche perché il nuovo regolamento non potrà, se verrà adeguato, che riproporre l’attuale schema e i salari di riferimento (per una percentuale di sussidio maggiorata) non potranno verosimilmente essere aumentati in un quadro regolamentare come quello che oggi segue il Cantone. Va aggiunto che le scale di riferimento attuali sono quelle della vecchia regolamentazione sui salari. Quella nuova, entrata in vigore con il 1° gennaio 2018, prevede dei salari di partenza ancora più bassi per il settore sociale. Facciamo infine notare che questi salari di riferimento sono assai simili a quelli consigliati ai propri associati dalla ATAN (l’associazione di categoria) che prevede un salario di 54’450 franchi annui (cioè 3’880 mensili ) per il direttore educativo, 44’444 franchi annui (3418 mensili) per il personale educativo formato SUPSI (39’639 annui o 3’030 mensili per il personale formato OSA), 36’036 (o 2’772 mensili) per il personale educativo non formato, così come per il personale amministrativo.
Da notare ancora che nel suo messaggio il governo, in relazione all’aumento della percentuale di sussidio, parla di questa possibilità “in funzione del vincolo della disponibilità finanziaria” (pag. 41): tutto un programma!
Infine questa questione salariale non è l’unico e più pressante questione che si pone ai lavoratori e alla lavoratrici degli asili nido. Lo testimonia una fonte insospettabile, quella di due educatrici che hanno scritto un contributo sull’ultimo numero del giornale della VPOD; contributo favorevole alla riforma “fiscale e sociale”. Scrivono comunque queste due educatrici che “i problemi non sono però solamente salariali: in alcuni nidi ci sono condizioni generali di lavoro davvero difficili…Per fare un semplice esempio, in alcuni nidi viene richiesto alle operatrici di pulire i locali, mentre essi devono continuare a occuparsi dei bambini, perché mancano i fondi per assumere del personale che svolga mansioni di pulizia”. Ora questo esempio mostra bene il problema: i salari del personale non educativo non vengono presi in considerazione per i sussidi; perciò un problema di questo tipo rischia non solo di non essere risolto, ma forse di aggravarsi: ti aumento un po’ il salario, prendo un po’ più sussidio ma tu pulisci i locali e fai magari anche altri lavori…
4. Non è vero che l’accoglimento del “pacchetto sociale” comporterà una diminuzione delle rette
Il rapporto della commissione sul messaggio ha introdotto questa novità di 2,4 milioni quale “Sostegno ai servizi e alle strutture per contenimento onere a carico delle famiglie (rette)” a partire dal 2019.
Di questo l’unica traccia è l’inserimento nella tabella a pag. 25 del rapporto della commissione e il fatto che abbia un riscontro sulle rette è solo dato dalla indicazione tra parentesi “(rette)”.
Né articoli di legge, né indicazioni precise segnalano come e quando andranno (e se effettivamente andranno) ad una diminuzione delle rette. Né chi voterà potrà trovare una qualche indicazione. Oggi l’unica indicazione relativa ad un sussidio alle rette si trova nel regolamento della legge sulle famiglie (art. 48°) che prevede che il Cantone possa fissare un sussidio pari al massimo al 20% della retta. Ma tale sussidio è destinato solo alle famiglie che ricevono un sussidio per i premi di Cassa malati.
Per concludere
Le “misure sociali” sono state raffazzonate alla bell e meglio per giustificare 52,5 milioni di sgravi alle grandi aziende e ai milionari. Il governo e i sostenitori della Riforma fiscale non sono in grado nemmeno di fornire una stima dei nuovi posti di accoglienza nelle strutture per bambini, non hanno legato queste misure all’adozione di un CCL per il personale e non hanno imposto nessun criterio per garantire la qualità dei servizi offerti.
Il “pacchetto sociale” altro non è che uno strumento al servizio di un “grande imbroglio”, quello di convincere la popolazione che vi sia una “simmetria di vantaggi”: cioè che, certo, si fanno sgravi ai milionari e alle aziende, ma che in cambio vi sono importanti progressi sociali a favore dei salariati di questo paese.
A tal punto che la campagna dei sostenitori del “sì” , come abbiamo visto in questo inizio di campagna e come sarà sempre di più, non si cura nemmeno di “giustificare” gli sgravi fiscali, ma quasi unicamente di presentare il cosiddetto “pacchetto sociale”.
* Testo riassuntivo dell’intervento di G. Sergi alla conferenza stampa del comitato contro la riforma fiscale in votazione il prossimo 29 aprile.