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Prima di proporre soluzioni a un problema, il buon senso imporrebbe di conoscerne a fondo tutte le sfaccettature. In Ticino sembra avvenire l’inverso: si propongono soluzioni prima di aver analizzato a fondo il problema. È il caso anche per i disoccupati ultracinquantenni, che stanno aumentando da anni senza che vi sia mai stato uno studio approfondito sulla questione. Gli over 50 avrebbero poca dimestichezza con le risorse digitali o una scarsa propensione ad acquisire nuove competenze, per questo non ritroverebbero un lavoro dopo essere stati licenziati, ci dicono politici e rappresentanti degli ambienti economici. Se così fosse non si spiegherebbe come mai da anni ormai la crescita del numero di lavoratori frontalieri è sostenuta essenzialmente alla fascia di età 50-59 anni.

Analizzando i dati dell’Ufficio federale di statistica infatti si nota che:

– I lavoratori frontalieri fra i 20 e i 29 anni sono diminuiti

– Le fascia 30-39 è sostanzialmente stabile

– I 40-49 anni hanno registrato un leggerissimo aumento

– I lavoratori frontalieri fra i 50 e i 59 anni sono quelli che aumentano di più.

Visto il tasso di crescita fra questa categoria di età è impensabile che sia dovuto solo a un “invecchiamento” dei lavoratori frontalieri attivi da anni in Ticino. Da un lato quindi autorità e ambienti economici sostengono che si assumono lavoratori frontalieri perché “manca la manodopera formata” residente, dall’altro si sostiene che gli ultracinquantenni non hanno più una formazione adeguata e non si adattano alle nuove tecnologie, eppure si assumono lavoratori frontalieri over50.

Nel Rapporto di sintesi dell’attività analitica condotta dal Gruppo di lavoro interdipartimentale per il Monitoraggio della disoccupazione in Ticino già si metteva in guardia che il numero di over45 disoccupati era raddoppiato e si spiegava che “il graduale invecchiamento della popolazione potrebbe comportare un progressivo innalzamento strutturale dei livelli di disoccupazione”. Purtroppo il Consiglio di Stato ha sciolto la Piattaforma interdipartimentale prima che finesse il suo lavoro e non abbiamo a disposizione uno studio d’insieme del problema. Ad esempio non sappiamo quali sono i settori che maggiormente licenziano ultracinquantenni e quali assumono invece coetanei frontalieri. Abbiamo solo notizie di singoli settori.

Ad esempio nel settore bancario l’Associazione svizzera impiegati di banca (ASIB) denuncia il continuo ripetersi di licenziamenti striscianti che colpiscono soprattutto over50. Persone con 20 o 30 anni di anzianità vengono sostituite con giovani alle prime armi e frontalieri, “più disponibili ad accettare buste paga dal peso-piuma”[1]. “Alcuni istituti propongono paghe da 3’000 franchi al mese, per non parlare degli escamotage… mai visti così tanti contratti di stage in Ticino”, Natalia Ferrara, responsabile dell’AIB, alla TSI. In questo settore quindi sembra che sia piuttosto una questione di dumping che non di nuove tecnologie.

Sarebbe importante anche sapere quali sono i settori che assumono over50 per poter poi indirizzare un’eventuale riqualifica professionale e capire come mai i lavoratori frontalieri ultracinquantenni vengono assunti e i residenti no. Nel 2017, ad esempio, solo 20 disoccupati over55 anni sono stati assunti grazie ai sussidi della LRilocc, mentre fra il I trimestre v2017 e il I trimestre 2018 il numero di lavoratori frontalieri fra i 50 e i 59 anni è aumentato di 540 unità, quello degli ultrasessantenni di 83.

Chiedo pertanto al Lodevole Consiglio di Stato:

– Come giudica l’Ustat l’aumento dei lavoratori frontalieri over50. È possibile che sia dovuto solo “all’invecchiamento naturale” dei lavoratori frontalieri attivi da lungo tempo in Ticino?

– In base alle cifre dell’Ustat quali sono le divisioni o i rami economici o le professioni in cui si registra il maggiore aumento di disoccupati over50?

– In base alle cifre dell’Ustat quali sono le divisioni o i rami economici o le professioni in cui si registra il maggiore aumento di lavoratori frontalieri over50?

– In base alle cifre dell’Ustat quali sono le divisioni o i rami economici o le professioni che hanno maggiormente assunto lavoratori frontalieri over50 e over40?

– Quale è il tasso di disoccupazione SECO e ILO delle persone fra i 50 e i 65 anni in Ticino e come è evoluto negli ultimi anni, anche rispetto alle altri classi di età?

– Che fine hanno fatto le misure a favore dei disoccupati ultracinquantenni votate poco prima delle ultime elezioni cantonali dal Gran Consiglio, il 24 marzo 2015? Mi riferisco in particolare all’art. 10 L-rilocc che prevede il versamento di 120 indennità giornaliere cantonali straordinarie ai disoccupati che esauriscono il diritto alle indennità riconosciute dall’Assicurazione disoccupazione e che si trovano in ristrettezze economiche secondo i criteri stabiliti dalla Legge sull’armonizzazione delle prestazioni sociali (LAPS)?

– Quanti ultracinquantenni hanno finito il diritto alle indennità negli ultimi anni (cifra annuale)?

– Quanti di questi sono finiti in assistenza? La sorte di chi invece non figura nella statistica dell’assistenza è stata monitorata?

– Come giudica la proposta della Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS) di mantenere l’assicurazione disoccupazione fino alla pensione per over 55 anni che perdono il lavoro?

– Ha intenzione di commissionare uno studio approfondito sul problema della disoccupazione degli over50?

*Interrogazione al Consiglio di Stato del Deputato MPS Matteo Pronzini del 21 maggio 2018.

[1] TSI, Licenziamenti… invisibili, 3.5.2018, https://www.rsi.ch/news/oltre-la-news/Licenziamenti…-invisibili-10416818.html

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