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Nelle ultime settimane, dopo qualche tempo di calma, è ripreso il dibattito sul futuro del Cardiocentro. Un dibattito, nella forma e nella sostanza, per nulla nuovo. È, infatti, da almeno tre anni (da quando vi è stata la discussione sulla pianificazione ospedaliera) che la fondazione presieduta da Giorgio Giudici ha ripetuto a più riprese di non volersi conformare a quanto previsto nella convenzione in scadenza alla fine del 2020 secondo la quale la fondazione dovrebbe sciogliersi e il Cardiocentro diventare parte integrante dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC).

Già in occasione del dibattito sulla pianificazione ospedaliera il sottoscritto, quale co-relatore di minoranza avevo paventato lo scenario al quale assistiamo in queste settimane. Nel mio rapporto avevo, ad esempio, segnalato che già in data 13 luglio 2015 Giorgio Giudici, in un’intervista a LiberaTV, aveva preannunciato l’intenzione di chiedere, al momento della scadenza della convenzione, una proroga di 15 anni:

Questo istituto deve rimanere indipendente. Chiederemo una proroga di quindici anni della convenzione, in modo che il passaggio all’Ente non avvenga prima del 2035. Credo che il Cardiocentro debba rimanere indipendente e non essere integrato in un’altra entità.

Avevo inoltre attirato l’attenzione su come i dirigenti del Cardiocentro, sentiti in audizione dalla Commissione Pianificazione Ospedaliera, avevano espresso in modo chiaro e preciso i loro intendimenti futuri:

L’intenzione del Cardiocentro è di costruire due nuovi piani verso l’alto. La scadenza del diritto di superficie cade nel 2020… il Cardiocentro chiederà di preservare il diritto di superficie a una nuova fondazione Cardiocentro Ticino, costituita insieme al Cantone e alla Città di Lugano.

Il problema era poi stato risollevato nella seduta di GC del 14 dicembre 2016 al momento della discussione sulla concessione di una fidejussione solidale per il progetto Mizar (del quale si è tornato a parlare pure in queste settimane). Una concessione accordata dal Gran Consiglio, su proposta unanime da parte della Commissione della Gestione e Finanze, con grande leggerezza. In quella occasione (nell’ambito di una procedura scritta in Gran Consiglio, alla quale si ricorre sempre più spesso: meglio non discutere sui problemi spinosi…) espressi le mie riserve nella dichiarazione di voto.

In particolare (e fui l’unico visto l’accordo generale degli altri gruppi) contestavo, tra le altre cose, l’ottimismo con il quale si concludeva il rapporto che, tra le ragioni del sostegno al progetto, indicava che “Non da ultimo, il fatto che il patrimonio della Fondazione Cardiocentro andrà a confluire nel 2021 all’interno dell’EOC, nei termini sopra descritti, costituisce un elemento significativo”.

Da parte mia affermavo che:

“il rapporto, furbescamente, tenta di tranquillizzare sul futuro (reintegro in seno all’EOC al momento della scadenza della convenzione). Basterebbe aver letto qualche intervista (a cominciare da quella di Giorgio Giudici di qualche mese fa) per rendersi conto che le cose potrebbero andare in modo diverso…”.

Mi pare di averci azzeccato…

Il dibattito attuale sul futuro del Cardiocentro non può essere considerato un problema di interpretazione di una convenzione, né tantomeno l’oggetto di una trattativa tra il governo e la fondazione Cardiocentro.

Le implicazioni di questa discussione hanno un carattere politico di fondo e investono la politica sanitaria del Cantone, nonché la pianificazione ospedaliera cantonale. Non si capisce bene a nome di chi e investito di quale autorità il governo stia negoziando con la fondazione Cardiocentro, facendo proposte e controproposte che nessuno lo ha autorizzato a fare.

Tutti temi sui quali la parola spetta non al governo, ma al Gran Consiglio ed eventualmente ai cittadini e alle cittadine di questo Cantone.

Alle luce di queste considerazioni chiedo al governo:

Non crede che la discussione sul futuro dei rapporti tra EOC e Cardiocentro (in particolare nei modi e tempi della integrazione del Cardiocentro all’EOC) debba essere oggetto di un’ urgente discussione in Gran Consiglio, nella misura in cui essa ha profonde implicazioni sulla pianificazione ospedaliera di competenza del Gran Consiglio?

Non pensa il governo che per poter negoziare eventuali deroghe allo scioglimento – o periodi di transizione che dir si voglia- della convenzione con la fondazione Cardiocentro (come quella di cui ha dato notizia la stampa negli scorsi giorni) sia necessario un mandato chiaro e vincolante da parte del Gran Consiglio?

Di recente il presidente dell’EOC ha affermato che il progetto Mizar “è un progetto della città di Lugano” e che per questa ragione all’EOC non interessa il destino di questo progetto. Condivide il governo, anche alla luce delle precedenti decisioni parlamentari sul tema, questo punto di vista?

*Interpellanza al Consiglio di Stato del 31 maggio 2018 del Deputato MPS Matteo Pronzini.