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Eric Toussaint, che cosa pensa dell’accordo firmato dai ministri della zona euro? La Grecia è uscita dalla crisi?

Non c’è proprio nessuna uscita dalla crisi. E peraltro, per l’insieme della zona euro, non si può dire che la situazione sia particolarmente brillante neanche dal punto di vista dei dirigenti europei. È un annuncio ingannevole di riduzione del debito poiché non c’è riduzione del totale del debito, e si tratta soltanto di rinviare di dieci anni l’inizio di alcuni rimborsi, in particolare quelli dovuti ai partner europei della Grecia. Le somme da rimborsare al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea e ai creditori privati, sono molto importanti, e non sono rinviate nel tempo. Queste restano in permanenza. Il FMI ha fatto 5 miliardi di euro di utili sulle spalle dei Greci dal 2010, e la BCE ha fatto un guadagno di almeno 8 miliardi di euro sui titoli greci. In effetti, il fondo dell’accordo è che prolungando il calendario dei rimborsi si offre una ricompensa consolatoria al governo di Alexis Tsipras, che da tre anni applica le decine di riforme pretese dai creditori. Dopo tre anni di una politica di austerità tanto dura bisognava permettere a Tsipras di dire alla popolazione greca che l’austerità perseguita finiva per dare un risultato. Ma le politiche antisociali imposte dai creditori (FMI, BCE, Meccanismo europeo di stabilità) saranno rafforzate. I dirigenti europei, con questo accordo del 22 giugno, hanno voluto indicare ai fondi di investimento privati che potevano nuovamente acquistare titoli greci dopo il mese di agosto perché venivano offerte garanzie pubbliche.

In quale stato economico è la Grecia?

In uno stato pietoso. La caduta del PIL rispetto al 2009-2010 è del 30%. Dal punto di vista degli indicatori macroeconomici, la Grecia è in cattivo stato. 350.000 giovani, altamente qualificati, sono partiti verso la Germania, la Francia, o altri paesi del nord dell’Europa. La Grecia sarà in un’evoluzione demografica negativa, a parte l’apporto dei rifugiati che il paese accoglie, che hanno permesso nel 2017 di mantenere l’equilibrio. Ormai si passerà a una decrescita della popolazione greca. Il tasso di disoccupazione giovanile tocca circa il 40%. In base alle cifre di Eurostat, il 47% delle famiglie greche è insolvente su uno dei propri crediti, e anche il tasso di insolvenza sui crediti delle banche è a più del 46,5%. Sia che si tratti del lavoro, o del sistema finanziario e della produzione, la situazione è estremamente brutta, ed è il risultato delle politiche imposte alla Grecia. Il paese è una vittima espiatrice delle politiche applicate nell’Unione Europea. Questa ha voluto mostrare agli altri popoli della zona euro che se volessero mandare al governo una forza portatrice di un cambiamento radicale a sinistra e in rottura con l’austerità gli costerebbe molto caro!

Che cosa si sarebbe dovuto fare?

Nel 2010 si sarebbe dovuta risolvere la crisi bancaria invece di tenere a galla delle banche private che si erano assunte rischi enormi. Invece di iniettare decine di miliardi di euro nella ricapitalizzazione di quelle banche, si sarebbe dovuto risanarle e trasferirle al settore pubblico. In Grecia, quattro banche controllano l’85% del mercato bancario greco. Bisognava imporre alle banche tedesche e francesi, che avevano prestato massicciamente al settore privato greco, di assumersi i propri crediti a rischio invece di creare una troika che ha prestato denaro pubblico alla Grecia affinché questa rimborsi quelle grandi banche. Politicamente, quando il popolo greco nel 2015 ha scelto di sostenere una coalizione che proponeva cambiamenti importanti in materia di giustizia sociale, bisognava permettere a questo popolo di praticare la democrazia. Invece, la volontà democratica è stata sistematicamente combattuta dalle autorità europee, che sono state soddisfatte dalla capitolazione di Tsipras nell’estate 2015,con la firma del terzo memorandum che ha approfondito la crisi greca.

Bisognava cancellare il debito greco?

Sì, certamente. È una cosa che si pratica normalmente. Quando la Polonia ha abbandonato il Patto di Varsavia, all’inizio degli anni ’90, i suoi creditori occidentali le hanno concesso una riduzione del 50% del debito. Quando, nella stessa epoca, l’Egitto partecipava alla prima guerra del Golfo, anche il 50% del suo debito è stato annullato. In Iraq, dopo l’invasione americana del marzo 2003, si è concessa la riduzione dell’80% del debito. Dunque, riduzioni importanti del debito, che si fanno ripetutamente da decenni. E sarebbe stato del tutto necessario nel caso della Grecia. Certo bisognava procedere, con la partecipazione dei cittadini e delle cittadine, a un audit dei debiti, per definire i responsabili dal lato greco e da quello dei prestatori. Bisogna ricordare che in percentuale del PIL, la Grecia è in 3a o 4a posizione nella lista dei paesi che spendono di più in armi su scala planetaria! E chi sono i principali fornitori di armi alla Grecia? La Germania, la Francia e gli Stati Uniti! Nel primo memorandum del 2010, una delle voci di bilancio che non è stata ridotta era il rimborso degli ordinativi militari. E la cosa continua. All’inizio del 2018, Alexis Tsipras ha incontrato Donald Trump e ha annunciato 1,6 miliardi di euro di acquisti di armi dagli Stati-Uniti.”

* Eric Touissaint, (Belgio, 19549 è autore di libri di approfondimento sui Paesi del Terzo Mondo, è studioso di storia e politica, Presidente del Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo, membro dell’International Council of the World Social Forum e membro del Scientific Advisory Board di ATTAC France, tra i fondatori del Forum sociale mondiale nel 2001, consulente per vari governi sulla questione dell’annullamento del debito illegittimo, presidente nel 2015 della commissione del parlamento greco sulla verità sul debito, membro della Lcr del Belgio