Nel corso dello scorso anno, con due atti parlamentari, avevo posto delle domande al Consiglio di Stato in merito alla Magistratura. Più precisamente:
· con un’interrogazione con la quale chiedevo al CdS spiegazioni su delle affermazione pubbliche fatte da un procuratore pubblico in merito alle procedure ed all’organizzazione del Ministero Pubblico;
· con un’interpellanza sulla messa sotto accusa della redazione del Caffè per i suoi articoli riguardanti la Clinica Sant.Anna.
In ambedue i casi la risposta dell’Esecutivo era stata lapidaria: la separazione dei poteri non permette all’esecutivo di esprimersi sulla Magistratura, sulle sue decisioni, sulle sue azioni, sulle su dichiarazioni.
Risposta di Bertoli a nome del Consiglio di Stato del 23 gennaio 2017 (Interpellanza 11 gennaio 2017):
“Nell’interpellanza sono sottolineati i principi alla base della libertà di espressione riconosciuti dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che al momento sono molto importanti sia per l’interpellante Pronzini sia per il Governo (il quale non può che sottoscriverli). Tuttavia oltre a tali principi ve ne sono altri e uno di essi, molto importante, è la separazione dei poteri, ragion per cui alla prima domanda (che chiede se il Governo non vuole intervenire in tale questione), la risposta è negativa proprio in ossequio al principio della separazione dei poteri. Alla seconda e alla terza domanda (che richiedono una valutazione) rispondiamo che non diamo nessuna valutazione in quanto è compito della Magistratura fornire una risposta. Credo che siamo tutti curiosi di conoscere la risposta alla questione aperta dalla Magistratura inquirente e confidiamo nel fatto che essa sarà equilibrata“.
Risposta del Consiglio di Stato del 1° febbraio 2017 (Interrogazione 27 gennaio 2017):
“…con riferimento alla summenzionata interrogazione, va in primo luogo precisato che il Consiglio di Stato, in virtù del principio fondamentale della separazione dei poteri, non può commentare, né sindacare, sull’operato delle autorità giudiziarie. Una competenza – quella legata alla sorveglianza sul Potere giudiziario – che nel Canton Ticino spetta al Consiglio della Magistratura.
Lo scrivente Consiglio trasmetterà pertanto a tale organo, per dovuta trattazione, la sua interrogazione che pone dei quesiti afferenti l’operato di un magistrato, come pure la relativa risposta 27 gennaio 2017 del Procuratore Generale indirizzata al Governo e allo stesso Consiglio della Magistratura, peraltro anticipata dal settimanale “Il Caffè” nell’edizione del 29 gennaio 2017.
Pochi giorni fa, secondo notizie apparse sulla stampa, abbiamo scoperto che questo principio della separazione dei poteri è a geometria variabile e che il Consiglio di Stato, contrariamente a quanto detto e scritto poco più di un anno fa, intende commentare e sindacare sull’operato di una delle massime autorità giudiziarie, ossia il Presidente del Tribunale d’appello Mauro Mini.
Dalla notizie riprese dalla stampa parrebbe di capire che il Consiglio di Stato si è risentito ed offeso da quanto affermato dal Presidente del Tribunale d’Appello in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario 2017-2018 in riferimento alla cosiddetta vicenda “Rimborsopoli”, in particolare.
Mini ha, come si ricorderà, rilevato che:
· qualche membro del Consiglio di Stato ha voluto indicare alla magistratura come fare le inchieste;
· il Gran Consiglio non ha brillato per controlli e verifiche;
· la Magistratura, nella vicenda “Rimborsopoli” avrebbe potuto essere forse più coraggiosa;
· la stampa non ha brillato per spirito critico.
Il governo avrebbe quindi inviato una lettera al Presidente del Tribunale d’Appello, almeno a quanto indicato dalle indiscrezioni di stampa, che avrebbe toni che potrebbero essere intesi come minatori. Con la stessa si chiederebbe al Magistrato cosa intendesse espressamente dire con l’invito alla magistratura a fare di più di quanto fatto, se a livello d’inchiesta o nelle conclusioni. Una richiesta singolare tanto più che il Consiglio di Stato sembrerebbe chiedere a Mini di esprimersi sulle “critiche” che egli avrebbe rivolto non al Consiglio di Stato ma alla Procura.
Alla luce di queste considerazioni chiedo al CdS:
1. Corrisponde al vero che il Consiglio di Stato ha scritto al Presidente del Tribunale d’Appello alfine di chiedere spiegazioni su alcune sue affermazioni fatte durante l’apertura dell’anno giudiziario 2018-2019?
2. Se sì, chiedo al CdS di leggere o pubblicare il contenuto integrale della lettera.
3. Se sì, come giustifica questo cambiamento di posizione in relazione alla sua posizione di non voler né commentare ne sindacare l’operato della Magistratura espressa ad inizio 2017?
4. Che senso ha chiedere al Presidente del Tribunale d’Appello spiegazioni su alcune sue affermazioni fatte non verso il Consiglio di Stato ma verso terzi?
5. Non ritiene che tale scritto possa essere interpretato come minatorio verso il Presidente del Tribunale d’Appello?
6. Accanto a questo mio atto parlamentare altri partiti hanno segnalato il loro disappunto per questo passo falso?
*Interpellanza al Consiglio di Stato del Deputato MPS Matteo Pronzini del 8 giugno 2018