Soumalia Sacko, 29 anni. Veniva dal Mali e lavorava come bracciante agricolo nei campi di Gioia Tauro.
Soumalia è stato barbaramente assassinato con un colpo di fucile alla testa, mentre con due suoi compagni cercava lamiere per il suo alloggio in una fabbrica abbandonata in località San Calogero, poco distante dalla baraccopoli di San Ferdinando in cui viveva con gli altri braccianti, fino a 4000 persone nei periodi di picco, tutti provenienti da diversi paesi africani. Tutti sfruttati brutalmente nei campi per italianissimi padroni che si arricchiscono sulla loro fatica, sul loro sudore, e ora anche sul loro sangue, in un’economia meridionale in cui condizioni di sfruttamento selvaggio sono funzionali all’operatività in filiere agricole internazionali fortemente competitive.
Hanno detto subito che è stato un “regolamento di conti” per il furto delle lamiere, che è “da escludere la matrice xenofoba”… in realtà fonti degli stessi carabinieri hanno poi precisato che non esiste alcun proprietario che avrebbe potuto rivendicare il materiale abbandonato, e quindi la vergognosa bugia del è del tutto flagrante.
La verità è che Soumalia aveva la pelle nera. Soumalia è il primo morto dell’era Salvini, il neo-ministro dell’”è finita la pacchia”, il neo-ministro che oggi ha accusato le ONG di essere “vice-scafisti”, il neo-ministro che vuole potenziare gli accordi con i paesi di transito, cioè di fatto condannare uomini, donne e bambini a tortura, stenti e morte, nei lager dei paesi africani o in mare, non fa differenza.
La verità è che Soumalia era attivo con l’USB nelle lotte per l’organizzazione dei braccianti nella piana di Gioia Tauro, e non ci stupiremmo se la sua attività potesse dar fastidio a qualcuno.
La verità è che il governo “gialloverde” a trazione leghista nutrirà ancora di più sentimenti razzisti e xenofobi, rompendo ogni argine, foss’anche quello dell’ipocrisia. Non ci potremo stupire se qualcun’altro si sentirà legittimato al tiro al bersaglio contro i “neri”, che sia per coprire la violenza contro chi prova a ribellarsi o no, poco importa.
La verità è che questo governo proverà ancora di più a rompere l’unità degli sfruttati, di cui oggi i migranti sono l’avanguardia sociale, aggravando una già terribile situazione fatta di totale mancanza di diritti. Oltre le sparate di propaganda razzista dei respingimenti, c’è la realtà prosaica di un governo che vuole stringere ancora di più i vincoli della ricattabilità permamente dei e delle migranti, in questo in buona compagnia del padronato italiano, che ha sì bisogno di forza-lavoro, ma meglio se docile e addomesticata dalla paura.
Questi signori hanno fatto male i conti.
I e le migranti non si faranno intimidire, e continueranno a lottare per i loro diritti e, così facendo, per i diritti di tutte e tutti. Già il 4 giugno è previsto uno sciopero dei braccianti indetto dall’USB, seguito poi dalla manifestazione contro il governo del 16 giugno, a cui sarà importante partecipare massicciamente.
Sinistra Anticapitalista esprime totale e incondizionata solidarietà ai compagni di Soumalia, all’USB e a tutte e tutti coloro che lottano contro padroni infami e senza scrupoli, nelle campagne meridionali, così come negli stabilimenti della logistica, al Sud e al Nord del paese.
Costruire un ampio fronte sociale unitario per l’opposizione politica e sociale contro questo governo è un obiettivo impellente e che dovrà essere perseguito e praticato con tutta la determinazione possibile nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.