Con questo documento, in qualità di intellettuali, militanti sociali, universitari-e, vogliamo esprimere la nostra ferma condanna di fronte alla violenza politica esercitata dallo Stato e alla violazione dei diritti umani in corso in Nicaragua. Responsabile di queste violazioni che hanno provocato circa 300 morti negli ultimi mesi è l’attuale regime Ortega-Murillo [presidente e vice-presidente].
L’indignazione, il dolore, il sentimento di frustrazione storica sono ancora più forti perché una tale aberrazione politica è il risultato dell’azione di dirigenti e governi che si pretendono di sinistra. Cosa c’è di più doloroso che l’ironia di un dirigente che si pretende rivoluzionario allorché riproduce le pratiche criminali di un dittatore [Anastasio Somoza Debayle] contro il quale si battuto in passato?
Questa indignazione è ancora più forte per il silenzio complice dei dirigenti politici e degli intellettuali di primo piano (auto)proclamatisi di sinistra di fronte a questo scenario di violenza esercitata dallo Stato. La connivenza di un certo establishment intellettuale –una sinistra “oficialista” [di governo] abituata ad arrogarsi la rappresentazione esclusiva della “sinistra” – si è trasformata, al caldo del potere di governo, in un surrogato di estremo cinismo.
Denunciare questa situazione così dolorosa e inaccettabile, alzare la voce contro la violazione delle libertà e dei diritti più elementari da parte dell’attuale governo nicaraguense, non è solo un dovere di solidarietà umana. È anche un atto e un appello collettivo in difesa della memoria rivoluzionaria; un tentativo di evitare l’esito tragico della degenerazione in corso.
Non c’è peggior furto che quello della speranza politica dei popoli.
Non c’è peggior saccheggio che quello che mira a spogliare le energie ribelli di una lotta per un mondo più giusto.
Non c’è peggior imperialismo, che il colonialismo interno, che si trasforma in oppressione violenta dissimulata in retorica anti imperiale.
Tutto ciò avviene in Nicaragua. La terra che è stata il simbolo fertile della speranza emancipatrice alla fine degli anni 1970 si è trasformata in un nuovo terreno di autoritarismo.
La memoria insozzata di una delle rivoluzioni più nobili e più portatrici di speranza della Nuestra América [allusione al celebre testo di José Marti], come lo è stato – e lo resta – quella di Sandino [1895-1934]; la memoria delle lotte anticapitaliste di un popolo violentato ma coraggioso, oggi calpestato per (tentare) di nascondere la violenza ordinaria caratteristica di un ennesimo regime dittatoriale, tra i numerosi che continuano a ripetersi durante la nostra storia. Il dirigente rivoluzionario di un tempo, onorato dalla fiducia del suo popolo, si è purtroppo trasformato in un dittatore, accecato dal potere e dalle mani coperte del sangue dei giovani. Questo è lo scenario terribilmente amaro del nostro caro Nicaragua.
Noi alziamo la nostra voce per condannare pubblicamente la dittatura nella quale si è trasformato il governo Ortega-Murillo. Esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo e la gioventù che, oggi, ancora una volta, si solleva e resiste. Sosteniamo e accompagniamo le loro rivendicazioni di dialogo e di pace, per mettere fine a un governo illegittimo e criminale che oggi usurpa la memoria sandinista. Lo facciamo con la convinzione che non si tratti solamente di “salvare l’onore” del passato, ma, prima di tutto, di salvaguardare e prendersi cura dei germi emancipatori futuri, che sono oggi minacciati.
Le sottoscrizioni sono da inviare all’indirizzo seguente:
declaracionurgentepornicaragua@gmail.com
Tra le decine di firme già riunite:
Alberto Acosta (economista, Ecuador)
Raúl Zibechi (saggista e scrittore, Uruguay)
Hugo Blanco (attivista, direttore di «Lucha indígena», Peru)
Joan Martinez Alier (rivista Ecología política, Spagna)
Pierre Salama (economista, Francia)
Edgardo Lander (sociologo, Venezuela)
Boaventura de Sousa Santos (avvocato, sociologo, Portogallo)
Jaime Pastor (rivista Viento Sur, Spagna)
Ricardo Napurí (militante socialista, Argentina)
Nora Ciapponi (militante socialista, Argentina)
Aldo Casas (attivista, rivista Herramienta, Argentina)