C’è voluta, come spesso sta avvenendo spesso di questi tempi, l’allarme lanciato da Il Caffè per attirare l’attenzione sul ruolo del progetto Mizar nella strategia del Cardiocentro, in particolare nei confronti dell’EOC e della sanità pubblica in Ticino.
Ora, tutti sembrano essersene accorti e fioccano le domande e le interrogazioni (“se avessimo saputo”, tuona il capogruppo PS, “non avremmo votato le garanzie finanziarie al progetto…”.
Eppure era lì da vedere e non era difficile capire cosa stava succedendo. Tutti, invece, fecero finta di niente quando se ne discusse, circa due anni fa, in Gran Consiglio. Tanto è vero che tutti i partiti firmarono il rapporto di (senti, senti..) Matteo Quadranti; arrivando fino al punto di proporre la procedura scritta al plenum del Gran Consiglio (cioè senza dibattito parlamentare).
A rompere le uova nel paniere fu, come sempre, il nostro deputato Matteo Pronzini che, dovendosi limitare ad una dichiarazione di voto, così presentò i “Cinque motivi per dire NO al finanziamento del progetto Mizar”. Ricordiamoli:
“Il primo è il futuro del Cardiocentro. E il rapporto, furbescamente, tenta di tranquillizzare sul futuro (reintegro in seno all’EOC al momento della scadenza della convenzione). Basterebbe aver letto qualche intervista (a cominciare da quella di Giorgio Giudici di qualche mese fa) per rendersi conto che le cose potrebbero andare in modo diverso…
Il secondo è il futuro della facoltà di Scienza biomediche presso l’USI (con il master di medicina). È evidente che il progetto Mizar avrà ripercussioni anche sulla dislocazione della futura facoltà, una scelta con implicazioni di politica regionale non indifferenti
Il terzo è il progetto stesso. Dal punto di vista contabile è un vero e proprio azzardo. Lo stesso rapporto, in modo indiretto, è costretto ad ammetterlo. Ma tanto, c’è Bancastato, buona per finanziare questo tipo di progetti…
Il quarto è il fatto che si finanzia con denaro pubblico una struttura che potrebbe diventare privata. Cito il messaggio “La Città di Lugano, che deterrà quindi inizialmente i 2/3 delle azioni della società proprietaria dello stabile Mizar, intende cedere una parte del suo pacchetto azionario (il 25% delle sue azioni entro il 30 novembre 2021 al prezzo di almeno il valore nominale dei titoli, ovvero complessivi fr. 2.5 mio e un altro 25% delle sue azioni entro il 30 novembre 2026, alle medesime condizioni, ovvero altri fr. 2.5 mio) alla Fondazione Cardiocentro Ticino che si impegna ad acquistare, rispettivamente a trovare e presentare al Comune di Lugano un partner interessato all’acquisto”
Il quinto riguarda la natura dei partecipanti, a cominciare da quell’oggetto misterioso che si chiama SIRM, sul quale non ci viene detto nulla se non il fatto che dovrà (citiamo il messaggio del CdS) “assumere in futuro i contorni di un’istituzione di ricerca più tradizionale, concentrando le proprie attività sulla ricerca che sia in grado di gareggiare per l’ottenimento di fondi competitivi a livello internazionale”. Questo sì che è parlar chiaro, informare il Parlamento e i cittadini di questo cantone.
Tante ragioni per il mio voto negativo. Ne vedremo delle belle, ne sono sicuro!”
Mai profezia si rivelò più indovinata!